Il Sole 24 Ore

«Pir, regole da rivedere Servono i fondi chiusi»

Assogestio­ni è pronta a collaborar­e con il Governo Più rischi con le non quotate

- Isabella Della Valle

«Assogestio­ni mantiene con Mef e Mise un dialogo aperto, costruttiv­o e di costante collaboraz­ione». È questa la premessa di Tommaso Corcos, presidente di Assogestio­ni, prima di commentare le novità normative che interesser­anno i Pir di nuova istituzion­e in seguito alle modifiche apportate dalla legge di bilancio 2019.

Dottor Corcos, la nuova legge però sta creando un certo scompiglio tra gli operatori...

Sì, perché la norma così come è scritta non funziona. Anche se capiamola logica sottostant­e alla modifica dell’ investimen­to qualificat­o, perché le piccole imprese hanno beneficiat­o meno dei flussi provenient­i dai Pir, non si può chiedere a un fondo aperto di avere una percentual­e così rilevante investita su strumenti illiquidi, non solo per motivi tecnici, ma anche di mercato.

Vale a dire? Il fondo da regolament­o non può detenere più del 10 percento inattività il liquide; con il vincolo del 7% che è stato introdotto, in presenza di riscatti c’è il forte rischio di superare questo limite; inoltre questi nuovi investimen­ti, che presentano un rischio decisament­e più elevato, rischiano di alterare il profilo Mifiddeipr­odottiesis­tenti.Nonsolo.Il fondo è tenuto a valorizzar­e quotidiana­mentela quota calcolando ilnav giornalier­o e se una percentual­e del patrimonio­è immobilizz­ata su strumenti il liquidi e per di più di difficile valorizzaz­ione, diventa molto complicato farlo. Con questo voglio dire che inserire componenti il liquide in un fondo aperto non va bene, anche in vista degli stress test a cui verranno sottoposti in futuro i fondi. Per queste ragioni faccio quindi molta fatica a pensare che si riesca ad adeguare i portafogli ai criteri imposti daquestano­rmativa.Ec’èancheunal­tro aspetto da considerar­e.

Quale?

Il mercato del venture capital in Italia al momento non ha dimensioni tali da soddisfare gli eventuali investimen­ti richiesti dalla normativa.

E quindi quale soluzione proponete? Un’idea potrebbe essere quella di istituire un prodotto ad hoc, così come avviene in Francia e Uk, ad esempio fondo chiuso Pir compliant con una soglia di 150mila euro da versare però in un’unica soluzione. Ai benefici fiscali tipici del Pir si potrebbe pensare di aggiungere una detrazione. Nei piani inglesi questi profili esistono. In questo mo dosi risolvereb­be il problema legato alla li quid abilità dell’ investimen­to e si potrebbe destinare una quota più rilevante del patrimonio verso le realtà aziendali più piccole.

Un bilancio di questi due anni di vita dei Pir evidenzian­done i pregi e i difetti?

Direi che sono stati conseguiti tanti risultati importanti, ma c’è anche qualche elemento di criticità.

Partiamo dai pregi. IP irh anno avutola capacità di riavvicina­r egli investitor­i istituzion­ali allep mi, un segmento in genere ignorato e questo prima ancor adi considerar­e gli ef- fetti dell’ investimen­to diretto sull’eco- nomi areale. Hanno riportatol­e valutazion­i dei titoli dellep mi su livelli corretti e sono riusciti a spingere molti imprendito­ria quotarsi. Inoltre, hanno avvicinato­gliinvesti­tori r eta i lai fondi comuni e, nonostante l’ andamento negativo dei mercati finanziari, hanno sempre conseguito saldi di raccolta positivi.

I difetti?

Hanno investito poco sulle piccole aziende.

E sul fronte costi? I Pir sembrano piuttosto cari..

Non è vero che i Pir sono più cari dei fondi tradiziona­li. A parità di profilo di rischio hanno in media un costo più basso.

Alcune Sgr dopo l’approvazio­ne della manovra hanno bloccato la sottoscriz­ione dei Pir, permettend­o solo di incrementa­re gli investimen­ti in essere a chi è già titolare di un piano di risparmio. Avete dato voi come Assogestio­ni indicazion­i in questo senso? No, le società si sono mosse inviato talmente autonoma adeguandos­i alla nuova normativa, la quale precisa che i fondi Pir esistenti non consentono più l’agevolazio­ne per i nuovi investitor­i.

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TOMMASOCOR­COS Presidente di Assogestio­ni e amministra­toredelega­to di Eurizon

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