Quattro in campo per le attività di Bt Italia
Interesse (non vincolante) da Retelit, Wind Tre, Telecom Italia e Vuetel
Quattro in corsa per le attività italiane di BT Group, l’ex-British Telecom, colosso britannico di telecomunicazioni diventato negli ultimi 20 anni un player globale nel settore dei servizi telefonici.
Secondo indiscrezioni in dicembre l’advisor di BT Group, cioè la banca d’affari Credit Suisse, avrebbe ricevuto le manifestazioni d’interesse non vincolanti da alcuni gruppi interessati a valutare un’acquisizione.
Nell’ambito di questo processo, a quanto risulta al Sole 24 Ore le manifestazioni sarebbero così arrivate da Retelit, Wind Tre, Telecom Italia e Vuetel. Dopo un approccio iniziale avrebbero invece abbandonato prima ancora di entrare in questo secondo stadio Vodafone e Irideos, polo di servizi tlc nato sotto l’ombrello di F2i e partecipato da Marguerite (fondo creato con il sostegno di sei istituzioni finanziarie pubbliche europee). La partenza di questo percorso è datata metà novembre. È allora, infatti, che è stata inviata la documentazione ai potenziali acquirenti, con la richiesta di manifestazioni d’interesse entro metà dicembre. Nessun commento da BT Group, contattata dal Sole 24 Ore.
Bt Italia, che porterà in dote anche i dipendenti (attualmente 900), ha tra le sue attività il network proprietario in fibra ottica che si snoda per oltre 17mila chilometri su tutto il territorio nazionale, connesso alla rete globale di BT. Inoltre ha una base clienti di circa 30mila aziende – fra cui grandi realtà come Fca e Mediaset, oltre alle Pmi – e cinque data center tra Milano e Roma. BT in Italia – Paese in cui il giro d’affari annuo si è attestato sui 390 milioni di euro nel fiscal year 2017-2018 – ha anche una presenza nel mercato della Pa visto che è fra gli aggiudicatari, a seguito delle gare Consip, del contratto quadro per i servizi di rete e connettività (Spc) alla Pubblica amministrazione. A tutto questo si aggiungono le attività di call center a Palermo dove a fine 2014 BT Italia ha acquisito il ramo d’azienda relativo al contact center Accenture.
Resta il prezzo – strettamente correlato al perimetro effettivamente in vendita – il nodo per la cessione di questa branch finita al centro dei riflettori nel 2016, quando la casa madre decise di allontanare i vertici di BT Italia di quel periodo, parlando – per dirla con le parole del ceo Gavin Patterson che dal 2 febbraio lascerà l’incarico a Philip Jansen di «gravi irregolarità contabili nelle attività italiane» con un «buco» di bilancio di 530 milioni di sterline che ha generato le indagini della Procura di Milano.
Parallelamente Bt Group starebbe anche valutando la vendita di altre attività in Europa, all’interno di un piano di razionalizzazione dei suoi asset. Circa un mese fa si era parlato di una vendita di alcune attività in Francia, alle quali sarebbe stata interessato il gruppo Altice.