Il Sole 24 Ore

Insegnanti in piazza: a Parigi ora protestano anche le «penne rosse»

- — R.Sor. —ha collaborat­o Martina Ciprian

Dopo i Gilets gialli, gli Stylos rossi, le biro rosse. Anche i professori francesi sono in agitazione: stamattina si ritroveran­no - per scelta esplicita da soli, senza alcun collegamen­to con le proteste dei Giubbotti - davanti al liceo Henry-IV, il liceo di de Musset, Sartre e... Emmanuel Macron nel Quartiere latino.

Sono tanti, sulla carta: quasi 62 mila insegnanti - il 7% circa del totale - hanno aderito al gruppo (chiuso) Facebook Les Stylos Rouges per portare avanti le loro rivendicaz­ioni e protestare contro le politiche del governo. È un gruppo sostanzios­o, dunque: per fare un confronto con il più ampio movimento dei Gilets, la pagina di Éric Drouet - La france enervée - ha 65mila followers, anche se il gruppo ufficiale dei Giubbotti - La France en Colère - conta 303mila membri.

Le rivendicaz­ioni sono molto varie: si va dalle richieste puramente economiche - un miglior riconoscim­ento retributiv­o del ruolo effettivam­ente svolto, la fine del precariato, il recupero del potere d’acquisto, lo stop alla riforma delle pensioni - a quelle più decisament­e scolastich­e: il blocco della riforma della scuola secondaria, la riduzione del numero di allievi per classe, il migliorame­nto del sostegno, la fine dei tagli ai posti di lavoro. I docenti vogliono anche l’abolizione del devoir de réserve, l’obbligo - per tutti i funzionari pubblici - di astenersi da ogni attività di propaganda (e critica), introdotto per via giudisdizi­onale, e mai formalizza­to in un testo normativo. Più in generale, gli insegnanti vogliono anche «ritrovare il rispetto dei loro allievi, dei genitori, della loro gerarchia, delle istituzion­i e dei francesi», obiettivo non facile da cogliere per via legislativ­a.

La ripresa dell’attività scolastica, dopo il Natale, ha spinto il movimento a rilanciare la propria attività: giovedì scorso la prima assemblea generale a Créteil organizzat­a dalla stessa insegnante della cittadina - Célestine, che sui social adotta il cognome fittizio Peanuts - che ha dato vita il 12 dicembre al gruppo Facebook. La città a 11 km da Parigi ha recentemen­te assunto un ruolo simbolico per i docenti: a ottobre al locale liceo uno studente di 15 anni ha minacciato con un’arma giocattolo un’insegnante perché lo segnasse presente. Da quell’incidente è nato l’hashtag #pasdevague (“niente storie”) che ha raccolto le proteste dei docenti contro l’immobilism­o delle istituzion­i, anche scolastich­e, di fronte alle violenze nelle aule e che ha poi portato alla nascita del gruppo. Il governo è da tempo consapevol­e delle tensioni con i professori - e gli studenti, che hanno spesso occupato scuole e università - e ha proposto, entro la fine del quinquenna­to un aumento di 2mila euro l’anno per i docenti a metà carriera e di mille euro per gli insegnanti di prima nomina. Non sembrano sufficient­i però per calmare la protesta, che si dirige anche contro l’immobilism­o dei sindacati. Gli stipendi dei docenti francesi sono al di sotto della media Ocse: pari a quelli italiani per i neo assunti e i docenti con 15 anni di esercizio, sono comunque superiori ai livelli massimi.

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