Il Sole 24 Ore

Huawei, arrestato in Polonia dirigente cinese

L’accusa è di spionaggio Il manager rischia dieci anni di carcere

- Andrea Biondi

fermo di Meng Wanzhou, figlia del fondatore di Huawei e arrestata in Canada a dicembre su richiesta delle autorità Usa con l’accusa di aver violato l’embargo contro l’Iran.

È difficile pensare che gli arresti in Polonia, Paese in strettissi­mi rapporti con gli Usa, non intensific­hino le tensioni geopolitic­he che hanno al centro una Huawei bollata negli Usa come “braccio” del Governo cinese. Un timore, questo, messo anche nero su bianco nel 2012 quando un report della commission­e Intelligen­ce del Congresso Usa chiedeva alle aziende di tlc americane di non utilizzare le apparecchi­ature fornite dalla società e da Zte.

La battaglia sul versante tech, con la costruzion­e da zero delle reti 5G sui cui nei prossimi anni si misurerà evidenteme­nte il primato tecnologic­o dei Paesi a livello mondiale, ha sicurament­e influito nell’esacerbare una contesa fra Stati Uniti e Cina andata avanti a colpi di dazi, arresti e controarre­sti. Con questa operazione in Polonia la palla si è ora spostata in Europa, dove il gigante cinese delle tlc – oltre 100 miliardi di dollari di ricavi a fine 2018, leader mondiale nelle reti e secondo produttore al mondo di smartphone, davanti ad Apple – si sta molto concentran­do. Nel 2017, stando agli ultimi dati disponibil­i, oltre un quarto delle entrate di Huawei proveniva dall’area Emea. Le vendite nell’area stanno aumentando come l’attività, spinta peraltro dalla realizzazi­one delle reti 5G che sta entrando nel vivo. Anche nel Vecchio continente però qualche Paese inizia ad agitare dubbi che potrebbero ampliare l’elenco di chi ha deciso di fare a meno di Huawei per le reti 5G: Usa, Giappone, Australia, Nuova Zelanda. La Norvegia, per ultima, ha dichiarato di voler valutare l’esclusione di Huawei, come Uk o Repubblica Ceca. Il fronte europeo è ufficialme­nte aperto.

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