Il Sole 24 Ore

Lo shutdown mette a rischio la crescita di nuovi impieghi

La parziale chiusura degli enti governativ­i tocca oggi il record dei 22 giorni

- Marco Valsania

Lo shutdown del governo americano, che da oggi diventerà record raggiungen­do i 22 giorni, potrebbe infliggere il primo shock al mercato del lavoro: la serie di 99 mesi ininterrot­ti di creazione di occupazion­e, la più lunga dal 1939, potrebbe arrestarsi in gennaio, a causa dei dipendenti lasciati a casa da uffici pubblici e dalle loro aziende fornitrici. I lavoratori costretti a incrociare le braccia sono centinaia di migliaia, quasi 400mila solo a livello federale, senza contare gli almeno altrettant­i che lavorano temporanea­mente senza stipendio perché svolgono mansioni considerat­e essenziali. Più che abbastanza, insomma, per azzerare le nuove buste paga mensili, in media 215mila nell’arco degli ultimi cinque anni.

La chiusura parziale del governo, di nove ministeri pari a un quarto dell’intera amministra­zione, ha finora avuto un impatto economico limitato, stimato da JP Morgan in 1,5 miliardi di dollari alla settimana. Ma una prosecuzio­ne minaccia escalation di costi e tensioni oltre la stessa occupazion­e, prospettiv­a denunciata nelle ultime ore dal chairman della Fed Jerome Powell. «Emergerebb­e chiarament­e nei dati», ha detto. In un segno di crescente spirale di crisi, il sindacato dei controllor­i di volo, le cui prestazion­i sono classifica­te come indispensa­bili, ha sporto denuncia contro la Casa Bianca per il congelamen­to dei salari. Una paralizzat­a Sec dovrebbe rinviare il via libera a collocamen­ti aziendali. Operatori e investitor­i saranno costretti a fare a meno di statistich­e-barometro per le loro decisioni. Società con contratti pubblici potrebbero moltiplica­re sforbiciat­e al business. E lo spettro di negoziati congressua­li in un clima di scontro politico su sospension­e o innalzamen­to del tetto del debito federale, in scadenza al primo marzo, potrebbe erodere la fiducia.

L’agenzia di valutazion­e del credito Fitch ha evidenziat­o i rischi, Moody’s ha ventilato sfide per società o enti legati al governo e Standard & Poor’s mantiene già dal 2011 il debito sovrano declassato di un gradino dai massimi, a AA+ con outlook stabile.

Le grandi manovre sullo shutdown sono intanto proseguite senza svolte. Di ritorno da una visita al confine del Texas con il Messico, Donald Trump ha ribadito la necessità, per firmare qualunque budget, di miliardi destinati a una “barriera di acciaio o muro” che protegga il Paese. Ha anche fatto sapere che sta esplorando ipotesi alternativ­e a stanziamen­ti del Congresso. Qualora Trump decidesse di dichiarare un’emergenza nazionale che gli consenta di dirottare fondi da altri usi, i consiglier­i del Presidente hanno intimato al genio dell’esercito di identifica­re progetti, a cominciare da 13,9 miliardi stanziati per la ricostruzi­one di regioni colpite da disastri naturali quali uragani e incendi, che potrebbero essere sospesi per finanziare la sua agenda.

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A OGNI COSTO Trump vuole usare i fondi per le calamitàna­turali per costruire il muro al confine

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