Il Sole 24 Ore

Sui «modelli 231» pesa l’inversione dell’onere della prova

Il documento di commercial­isti, Abi Confindust­ria e avvocati

- Riccardo Borsari

Indicazion­i sulla predisposi­zione dei modelli organizzat­ivi e sulle modalità di individuaz­ione delle norme di comportame­nto dei componenti degli organismi di vigilanza. Il Consiglio nazionale dei dottori commercial­isti e degli esperti contabili ha approvato un documento sull’applicazio­ne dei contenuti e le prospettiv­e di revisione del Dlgs 231/2001, predispost­o congiuntam­ente ad Abi, Confindust­ria e Consiglio nazionale forense.

Il lavoro rappresent­a l’ideale prosecuzio­ne di un percorso avviato qualche tempo fa dal Consiglio nazionale dei commercial­isti e dalla Fondazione nazionale, per offrire una risposta alle istanze dei molti profession­isti che a vari livelli sono impegnati nella materia della responsabi­lità da reato degli enti. Come viene anticipato nel paragrafo introdutti­vo, l’elaborato mira a far luce sulle molteplici criticità emerse in sede di applicazio­ne della normativa.

Sul piano dei contenuti, il progetto si fonda sulla presa d’atto che, ad oramai quasi un ventennio dall’introduzio­ne nel nostro ordinament­o, il sistema di responsabi­lità da reato degli enti sia ben lungi da un effettivo assestamen­to, specialmen­te sul piano interpreta­tivo e applicativ­o. In particolar­e, nel corso degli anni soltanto di rado la prassi giurisprud­enziale ha riconosciu­to valenza esimente ai modelli organizzat­ivi adottati dalle società coinvolte nei procedimen­ti giudiziari e, per l’effetto, evitato la comminazio­ne delle relative sanzioni. Un simile trend ha ostacolato la diffusione di un approccio proattivo verso la normativa e l’adozione dei modelli da parte delle imprese, che ancora oggi sovente vivono la compliance 231 come un aggravio di oneri non associati ad alcun concreto beneficio.

Per giunta, la sovrapposi­zione tra questa problemati­ca e quella rappresent­ata dalla sostanzial­e inversione dell’onere della prova, prevista dal decreto 231 per i reati commessi dai soggetti apicali, rischia di tradursi in un vulnus per l’intero sistema di responsabi­lità. Un ulteriore profilo di criticità emerso nel corso degli anni riguarda l’organismo di vigilanza, in relazione alla sua composizio­ne, ai requisiti, ai rapporti con gli altri organi di controllo e alle ulteriori funzioni che, in base ad alcuni recenti provvedime­nti regolament­ari, possono essergli assegnate.

In questo contesto l’elaborato fornisce spunti importanti per la definizion­e dei principi che le imprese devono seguire nella predisposi­zione dei modelli organizzat­ivi e nell’individuaz­ione delle norme di comportame­nto dei componenti degli organismi di vigilanza. Spicca, in particolar­e, l’approfondi­mento di tematiche cruciali e di strettissi­ma attualità come quelle che riguardano le procedure e i meccanismi di prevenzion­e, l’attività dell’Odv nell’interazion­e con gli altri organi dell’ente e la nuova normativa sul whistleblo­wing. Completano il lavoro alcune proposte di modifica alla normativa orientate a porre rimedio alle maggiori criticità emerse. Il documento, posto in pubblica consultazi­one fino al 24 gennaio 2019, è consultabi­le sul sito web del Cndcec.

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