Lettera di Bruxelles per rassicurare Londra sul confine irlandese
È con evidente nervosismo che l’establishment comunitario sta aspettando l’esito del voto di oggi quando Westiminster dovrà decidere se approvare l’accordo di divorzio finalizzato alla fine dell’anno scorso tra Londra e Bruxelles sull’uscita del Regno Unito dall’Unione. Nel disperato tentativo di evitare una bocciatura, i presidenti del Consiglio europeo e della Commissione, Donald Tusk e Jean-Claude Juncker, hanno inviato una lettera per rassicurare i deputati inglesi più combattuti.
La missiva di cinque pagine non contiene concessioni al governo britannico, come avrebbe voluto la premier Theresa May. Sul principale nodo del contendere, ossia il paracadute con il quale evitare il ritorno di un confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda in attesa di un accordo di partenariato tra Londra e Bruxelles, i due esponenti politici ribadiscono che la soluzione prevista dall’accordo sarebbe da applicarsi comunque in via temporanea.
Questo paracadute non piace ai brexiteers perché prevede tra le altre cose la partecipazione del paese all’unione doganale. Pur di rassicurarli sul fatto che la soluzione irlandese è temporanea ed eccezionale, Donald Tusk e Jean-Claude Juncker hanno spiegato nella lettera che le chiarificazioni del Consiglio europeo sull’intesa di divorzio e la dichiarazione politica, la quale tratteggia a grandi linee l’accordo di partenariato ancora da negoziare, hanno «valore legale» agli occhi dei Ventisette.
Nel frattempo, in Gran Bretagna, la signora May ha continuato ieri a fare campagna elettorale per convincere Westminster ad approvare l’intesa di divorzio, ed evitare una hard Brexit. In un discorso a Stoke-on-Trent, ha avvertito i brexiteers del partito conservatore che una bocciatura dell’accordo potrebbe ridare fiato ai remainers. La premier ha sottolineato come il compito di Westminster sia di «rispettare l’esito del referendum popolare» del giugno del 2016.
Qui a Bruxelles nessuno può fare a meno di immaginare le conseguenze di una bocciatura dell’accordo di divorzio. Una ipotesi, sempre smentita dal governo May, è di prolungare il periodo di due anni stabilito dall’articolo 50 dei Trattati tra la data di notifica dell’uscita e la data dell’uscita di un paese dall’Unione. La scadenza è attualmente prevista il 29 marzo. Se Londra chiedesse di spostare in avanti il termine per scongiurare un hard Brexit sarebbe necessario il benestare unanime dei Ventisette.
A prima vista, un prolungamento del termine è possibile, nessun paese obietterebbe, ma fino a quando? Ieri il ministro degli Esteri spagnolo Josep Borrell ha escluso di oltrepassare il fine settimana del 23-26 maggio quando si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo, altrimenti si porrebbe il problema della rappresentanza del Regno Unito nell’assemblea parlamentare. Il rompicapo sarebbe notevole, tanto più che è già stata decisa la redistribuzione tra i Ventisette dei seggi britannici.