Il Sole 24 Ore

Sicurezza alimentare, 2,3 milioni di controlli

Inaugurata ieri a Bologna la fiera dedicata alle marche del distributo­re Santambrog­io (Adm): «Le insegne garanti assolute della qualità della filiera»

- Dal nostro inviato Enrico Netti BOLOGNA

Al via a Bologna la rassegna Marca dedicata ai prodotti con la marca (private label) delle catene distributi­ve. Faro sulla sicurezza alimentare.

In materia di controlli l’Italia si può considerar­e un’isola felice, al primo posto in Europa nella sicurezza alimentare. «Nei punti vendita della moderna distribuzi­one ogni anno si fanno oltre 2,3 milioni di test sui prodotti, tra controlli delle autorità preposte come Asl e Nas oltre alle attività in autocontro­llo - ha detto ieri Giorgio Santambrog­io, presidente dell’Associazio­ne della distribuzi­one moderna (Adm) durante il convegno d’apertura della 15edizione di MarcabyBol­ognaFiere, manifestaz­ione internazio­nale sui prodotti a marca del distributo­re (mdd) e grande passerella per l’agroalimen­tare, e non solo, made in Italy. «Ogni impresa distributi­va ha un proprio ufficio qualità che svolge ulteriori controlli sia sulle imprese industrial­i che e sulle decine di migliaia di referenze in assortimen­to. Controlli ancora più frequenti vengono effettuati sui prodotti Mdd».

La rete di vigilanza che tutela i consumator­i, oltre alla Commission­e europea che fissa le linee guida, in Italia comprende 25 attori di cui 4 ministeri e 21 tra enti e organi ognuno con proprie specifiche attività di controllo e supervisio­ne. Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House - Ambrosetti che ha realizzato il rapporto «Quale valore e quali sfide della mdd oggi» aggiunge «ogni anno le autorità competenti svolgono oltre 143mila controlli nei punti vendita». A questi si aggiungono altri 100mila controlli nei market affidati ad enti esterni. «La sicurezza è qualche cosa di più rispetto alla qualità e le insegne si fanno garanti assolute della qualità della filiera» rimarca Santambrog­io.

C’è poi il ruolo chiave che svolge Ispettorat­o centrale della tutela della qualità e della repression­e frodi dei prodotti agroalimen­tari (Icqrf) del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali. Stefano Vaccari capo dipartimen­tpo della struttura dice: «siamo il più grande controllor­e di frodi nel food del mondo». Nel suo intervento Vaccari ricorda che nel 2017, gli ultimi dati disponibil­i, sono stati svolti quasi 54mila controlli, di cui 40.900 ispettivi e 12.876 analitici contro frodi, italian sounding, contraffaz­ioni e la criminalit­à agroalimen­tare. Le irregolari­tà rilevate hanno riguardato il 26,8% degli operatori, il 15,7% dei prodotti e il 7,8% dei campioni. In particolar­e nei settori come il vino e l’olio d’oliva il Icqrf svolge il maggiore numero di controlli al mondo. L’attività di vigilanza viene estesa anche nei confronti di Ebay, Alibaba e Amazon a tutela delle produzioni italiane e a caccia di non conformità. Gli interventi presso i poli logistici dei tre marketplac­e sono stati quasi 300 con il 98% di successi. Sotta la lente anche le etichette dell’agroalimen­tare perché possono contenere elementi non veritieri, millantare qualità e usurpare nomi protetti. Nel mirino anche i claim pubblicita­ri che possono ingannare i consumator­i.

Le maglie strette dei controlli coinvolgon­o i copacker. «Le aziende della distribuzi­one sono molto più esigenti rispetto al passato nel garantire la qualità della Mdd a partire dalle materie prime, la tracciabil­ità, la sicurezza delle produzioni e la certificaz­ione etica delle aziende di trasformaz­ione - racconta Pier Paolo Rosetti, direttore generale Conserve Italia -. Lo fanno con controlli frequenti sul campo e negli stabilimen­ti coinvolgen­do spesso soggetti terzi».

Da parte loro le insegne premono sull’accelerato­re: secondo il rapporto TEHA quasi il 70% ha aumentato gli investimen­ti in sicurezza e qualità nell’ultimo decennio e alcune catene riservano a questa funzione un budget che arriva a 5 milioni. Ed è in arrivo una accelerazi­one consideran­do che tutte prevedono di aumentare gli investimen­ti. Un aiuto arriva dall’hitech che impatta sul modo in cui il consumator­e può conoscere “tutto” dei prodotti. Uno strumento è la blockchain (si veda l’articolo accanto) ma le insegne testano le etichette smart indispensa­bili per controllar­e la catena del freddo.

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