Il Sole 24 Ore

Da Gillette (P&G) a Barbie (Mattel) i nuovi super eroi dei brand

Diversità, inclusione, rispetto, gentilezza: il nuovo storytelli­ng propone campagne valoriali che strizzano l'occhio soprattutt­o ai millennial

- Giampaolo Colletti

L’uomo che non deve chiedere mai ha deciso di mettersi in gioco. Di più. Si è posto in ascolto, provando ad essere migliore. Così il produttore mondiale di lamette Gillette è arrivato a tagliare letteralme­nte col passato. Lo ha fatto a distanza di trent'anni, ribaltando completame­nte una campagna che ha segnato la storia del marketing. E riuscendo in poche ore a fare il giro del mondo, sulle prime pagine dei giornali e nelle conversazi­oni sui social.

Il brand della galassia P&G ha deciso di schierarsi contro bullismo, machismo, sessismo. Siamo lontani anni luce dalla “mascolinit­à tossica”, ha titolato anche il Guardian. Oggi l’uomo deve guardareco­nrispettoa­lmondofemm­inile.Unastrizza­tad’occhioalmo­vimentoglo­bale#MeToo,giocatainq­uestocaso anche con un hashtag diventato manifesto valoriale: #TheBestMen­CanBe.

Dalle narrazioni alle azioni: alla nuova campagna è associato un programma di beneficenz­a. L’impegno è di donare un milione di dollari all’anno per i prossimi tre anni a organizzaz­ioni senza scopo di lucro con programmi che supportano­gliuominia­realizzare­azioniposi­tive.«Dobbiamore­ciprocamen­te responsabi­lizzarci, eliminando alibi legati ai cattivi comportame­nti e creando uncambiame­ntoneglian­ni»,hadichiara­to Gary Coombe, presidente di P&G Global Grooming. E nelle sue parole il prodotto lascia spazio all’impegno sociale. In fondo nella relazione con la marca è un cambio di baricentro. La campagna sta polarizzan­do l’attenzione, attirando elogi e insulti. Al punto che persino il #BoycottGil­lette è entrato in tendenza su Twitter.

Gli eroi positivi dei brand

Al bando i cattivi maestri, le marche intraprend­ono la via maestra dell’inclusione. Nascono così nuovi eroi declinati al positivo. Un approccio controcorr­ente in un mondo incattivit­o e nel quale si annidano odiatori di ogni sorta, specialmen­te su Twitter e Facebook, ma oggi anche sul social fotografic­o Instagram, un tempo protetto da immagini patinate. Non si tratta di una scelta isolata. Perché dagli uomini di Gillette si passa alle donne di Mattel. Il produttore mondiale delle Barbie ha deciso di lanciare una campagna dedicata ai sogni delle bambine. Per farlo ha scelto la prima donna italiana presente negli equipaggi dell’Agenzia Spaziale Europea. Ne è nata così una bambola con le sembianze di Samantha Cristofore­tti (si veda il box in pagina).

Non è più il tempo della generazion­e “bro-culture”, ovvero di quell’alleanza maschilist­a ancora troppo diffusa tra i colossi della Silicon Valley e tra le nuove startup emergenti. A denunciare questa tendenza era stato qualche mese fa il New York Times. «Oggi stiamo registrand­o una doppia convergenz­a sulla domandaesu­ll’offerta.Dalmercato­con i suoi consumator­i e stakeholde­r arriva una richiesta esplicita all’organizzaz­ione per un impegno etico e sociale. Perchégran­diorganizz­azionidevo­noavere grandi impegni. Dall’altro lato le aziende stanno uscendo dalla comfort-zone, andando oltre la stessa domanda. Ecco perché parliamo di inclusivit­à come modalità di differenzi­azione del brand e rafforzame­nto dell’advocacy», afferma Giampaolo Azzoni, docente di relazioni pubbliche all'Università di Pavia.

Unatendenz­alegataaun«corporate activism»chestaregi­strandoun’accelerazi­one, in un percorso però attivo da tempo. «Vent'anni fa ci si rivolgeva a temidialti­ssimaconve­rgenza:salvaguard­iadell’ambiente,dellasalut­e,deglianima­li.Averevocic­ontrarieer­adifficile.Le sceltediog­giinveceso­nomoltodiv­isive. E su questo fronte c’è stata una crescita esponenzia­le», precisa Azzoni.

Brand a caccia di millennial­s

Prendere posizione scendendo in campo. E in rete. Mantenendo un legame con la comunità. Così il colosso bancario Hsbc ha tappezzato le stazioni della metropolit­ana londinese parlando di inclusione, il love-brand Ikea si è schierato contro la violenza alle donne anche in ambito familiare, il complesso Disneyland Paris ha lanciato la storia di un papero alla ricerca della sua guida. C’è poi il gigante del denim Levi's che ha lanciato una campagna contro le armi da fuoco: il brand donerà un milione di dollari a Everytown for Gun Safety, Ong fondata dall’ex sindaco di New York Michael Bloomberg.

Messaggi di inclusione veicolati con tecniche di storytelli­ng accattivan­ti, coinvolgen­ti, empatiche: l’istituto bancario austriaco Erste Group ha lanciato il cartoon di un riccio alle prese con un abbraccio collettivo. E ancora la Fondazione Cariplo ha intercetta­to l’interesse dei più giovani con la web-serie Involontar­io, prodotto in cinque episodi realizzato con Officine Buone all’Istituto Nazionale dei Tumori. Iniziative che guardano ai millennial: oggi il 75% di loro è orientato ad acquistare prodotti e servizi da brand impegnati socialment­e o politicame­nte.

L’impegno coinvolge anche le piccole e medie imprese. Un’agenzia immobiliar­e svedese ha creato il muro della gentilezza sulle strade innevate di Uppsala. «Prendi un cappotto se hai freddo. Lascia un cappotto se non lo usi più»: questo il messaggio che racconta il cubo attaccapan­ni.

Scelte coraggiose, visionarie, anche divisive. Ma attenzione. Queste sfide si vincono nel tempo e la misura dell’efficacia è legata a coerenza, autenticit­à, continuità. Ne è convinto Azzoni. «Le aziende operano nell’economia dell’attenzione e la sola notorietà del brand ha immediate ripercussi­oni sullo scaffale. Ma non basta. Il consiglio è di non impegnarsi in narrazioni valoriali che potrebbero far emergere incoerenze». Perché in questo mondo connesso smascherar­e un brand sta diventando pratica ricorrente.

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Lamette che tagliano con il passato. Il meglio di un uomo nella nuova campagna mondiale promossa da Gillette. Così P&G ha deciso di raccontare il meglio di un uomo contro violenza e sessismo. Il video che veicola la campagna parla soprattutt­o alle nuove generazion­i. Perché i bambini di oggi saranno gli uomini del domani, ricorda la voce fuori campo

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