Assicurazioni
Del Vecchio e Caltagirone salgono in Generali
Ancora un piccolo passo avanti di Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone nel capitale di Generali. Da diverso tempo i due imprenditori, già soci forti della compagnia, hanno avviato un’intesa attività sul titolo del gruppo assicurativo con l’obiettivo di arrotondare sensibilmente la partecipazione.
Così, a valle degli ultimi acquisti, Del Vecchio e Caltagirone si sono portati rispettivamente al 4,34% e al 4,83% del capitale del gruppo assicurativo. Attraverso Delfin il patron di Luxottica ha comprato tra il 15 e 16 gennaio 1,04 milioni di titoli (490 mila a un prezzo unitario medio di 14,98 euro e 550 mila a 15,15 euro). Il costruttore ed editore romano ha invece acquistato 750 mila azioni a un prezzo medio di 15 euro l’una il 15 gennaio tramite Vm 2006. Lo stesso giorno attraverso Fgc e Fgc Finanziaria ha ceduto 750 mila opzioni. Entrambi, come è noto, puntano al 5% ciascuno del Leone di Trieste. Una quota rotonda che potrebbe essere ulteriormente accresciuta in presenza di condizioni particolari.
Va segnalato, peraltro, che, se si considera anche la partecipazione in mano a Edizione (3%), il fronte dei soci privati arriva ad eguagliare Mediobanca. Quest’ultima resta evidentemente l’azionista singolo più forte della compagnia, forte di un 13%, e come tale, vista anche la tradizione, sarà chiamata a comporre l’elenco dei candidati al cda del gruppo assicurativo.
Con l’approvazione del bilancio 2018 scade infatti il mandato dell’attuale board, compresi presidente e amministratore delegato. Il consiglio dovrà essere rinnovato all’assemblea di maggio e questo significa che la composizione della lista dovrà essere definita al più tardi per inizio aprile. È dunque immaginabile che già dalle prossime settimane gli azionisti chiave del Leone, quindi il ceo di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel, Caltagirone e Del Vecchio, comincino a dialogare per definire il nuovo assetto. Questa volta, però, rispetto al passato bisognerà tenere conto dei diversi equilibri che si sono venuti a formare nella compagine azionaria. Allo stesso modo, stante il ruolo di Generali sul panorama mondiale, va anche immaginato un board dal profilo internazionale. Per questo si guarda al possibile ingresso di figure di caratura elevata, magari basate nei paesi chiave in cui opera Generali. A conti fatti, stante un cda di 13 membri e tolto l’amministratore delegato (Philippe Donnet resterà in carica come ceo anche grazie al favore raccolto sul mercato dal nuovo piano industriale), restano da definire 12 poltrone. Di queste due sono destinate agli indipendenti mentre le altre nove andranno suddivise tra i grandi azionisti. In che misura è ancora da verificare.