Tim al profit warning In Italia Ebitda in calo
Il cda prevede per il 2018 un calo dell’Ebitda intorno al 5% sul mercato domestico La vecchia tabella di marcia puntava a una crescita media annua del 2-3%
Riunione fiume ieri per il consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Doveva discutere il budget 2019 ma si è trasformata in una nuova puntata del processo all’operato dell’ex ad, Amos Genish. Dopo sei ore di riunione è arrivata la conferma che il suo piano, che prevedeva una crescita del 2-3% annuo, è irrealizzabile. L’Ebitda “organico” 2018 sul mercato domestico risulta in calo di circa il 5%. La previsione dei risultati dello scorso esercizio, su cui è pesato l’ingresso di Iliad, conferma le stime degli analisti. Bene, invece, il Brasile.
Nuova tappa del calvario Telecom: dopo sei ore di confronto in cda, arriva la conferma che il piano Genish è archiviato. Non esattamente un profit warning perché gli analisti avevano già iniziato a rivedere le stime, ma la previsione aziendale, basata sui dati preliminari, è che l’Ebitda “organico” sul mercato domestico risulterà in diminuzione “mid single digit”, nell’intorno di un - 5%. Il piano che era stato presentato dall’ex ad Amos Genish prevedeva invece una crescita media annua “low single digit”, vale a dire del 2-3%. Target da rivedere visto che lo scostamento del primo anno di piano rende irrealizzabile il raggiungimento dell’obiettivo triennale.
Complessivamente anche l’Ebitda organico è sotto rispetto al piano e previsto a 8,1 miliardi, mix tra l’andamento riflessivo del mercato italiano - dove ha pesato in particolare l’ingresso aggressivo di Iliad - e i buoni risultati del Brasile. Indebitamento netto visto stabile a 25,2 miliardi. l budget 2019 ipotizza «un andamento che sconta le dinamiche competitive che hanno impattato l'esercizio 2018 e si prevede influiscano anche sul 2019, in particolare sul primo semestre». Il nuovo piano che sarà presentato dall’ad Luigi Gubitosi il 21 febbraio in cda metterà in campo azioni di contenimento dei costi, con attenzione in particolare agli acquisti.
Si può immaginare che siano volati gli stracci nel consiglio di ieri, che dall’ora di pranzo si è prolungato fino alle 20, visto che giocoforza si è discusso cifre alla mano - dell’operato dell’ex ad sfiduciato Amos Genish, che tuttora siede nel board. Solo nelle ultime due sedute il titolo Telecom era riuscito a staccarsi da quota 50 centesimi - dove era arenato da giorni - per chiudere ieri a 0,526 euro: oggi si vedrà come reagirà all’annuncio dei primi risultati.
Mentre i contendenti nell’azionariato Telecom - Vivendi, da una parte, Elliott, dall’altra - si preparano all’assemblea di fine marzo che dovrà esprimersi anche sulla revoca di cinque consiglieri chiesta dai francesi, sul fronte Mediaset si è in attesa di conoscere la risposta del Tribunale di Milano al ricorso di Simon fiduciaria - che ha in parcheggio i due terzi della quota rastrellata da Vivendi - che ha contestato il mancato riconoscimento dell’urgenza per essere stata esclusa dall’assemblea del Biscione di giugno. Ieri si è tenuta l’udienza e la decisione è attesa nei prossimi giorni. Nel merito - se cioè Simon fiduciaria possa votare per il pacchetto di azioni in custodia - l’udienza è slittata al 9 aprile. Prima però, il 12 marzo, si terrà l’udienza per la causa principale e cioè il mancato rispetto del contratto di compravendita di Premium da parte dei francesi. Che non tiri aria di accordi è comunque ormai evidente dall’arrocco di Fininvest che a dicembre ha speso 77,5 milioni per rinsaldare la presa su Mediaset, comprando un altro 2,55% per salire al 43,7% del capitale e al 45,4% dei diritti di voto (tenuto conto del 3,7% di azioni proprie). Se fosse completato il buy-back fino al 10% - e considerato che Fininvest può aggiungere a marzo un ulteriore 0,8% per restare entro il limite del 5% di incremento annuo concesso senza lanciare un’Opa - il controllo in capo alla holding della famiglia Berlusconi potrebbe sfiorare il 50% dei voti già tra un paio di mesi.