I RISCHI (CALCOLATI) DELLA SFIDA DEL CAVALIERE
Il rischio c’è ed è evidente. Prendere un bagno di sangue soprattutto nel confronto con Salvini e uscirne con un’umiliazione personale e una batosta per il suo partito. Ma se Silvio Berlusconi ha scelto di giocarsi la candidatura alle europee – annunciata ieri – è forse perché stare fermo e lontano dalle urne rappresenta un pericolo maggiore, è l’accettazione del declino per lui e il via libera all’annessione di Forza Italia. E così tra un addio e un rilancio il Cavaliere sceglie ancora il ritorno in scena come fosse un’ultima carta per limitare i danni. Rischia, è vero, ma c’è un calcolo dietro questa sfida, fatto sulla base di alcuni dati.
Il primo che viene in mente è che le europee possono rappresentare una sorta di secondo tempo del 4 marzo per il centrodestra: riproporre, cioè, all’elettorato lo schema con cui tentarono di vincere lo scorso anno ma non ci riuscirono. Una specie di partita di ritorno che se dovesse portare ai numeri giusti per governare, potrebbe diventare un’opzione per Salvini e una ragione in più per divorziare dai 5 Stelle. Un’operazione che, insomma, terrebbe in campo - e in caldo - l’idea di un centro-destra unito per contrastare quello che il Cavaliere chiama il “populismo grillino”.
Certo, perché funzioni questo calcolo, a Berlusconi servirà l’aiuto di Salvini: i due potrebbero trovare una forma di non belligeranza ai seggi, di desistenza. E di questa ipotesi qualcuno nel partito del Cavaliere ne parla come quasi fatta mentre i più realisti la danno ancora come un’aspirazione ma senza nessun patto raggiunto.
Nei calcoli però c’è anche un altro elemento. Qualcosa di cui parla sempre più spesso - illustrando i suoi sondaggi - Alessandra Ghisleri (Euromedia Research) e che racconta di un clima di delusione che comincia a circolare al Nord nei confronti di Salvini. Quell’elettorato si aspettava una cosa sola dalla Lega: la flat tax e invece adesso deve digerire il reddito di cittadinanza o la NoTav. Ecco è anche in queste smagliature, ancora non importanti ma che comunque ci sono, che si vuole infilare Berlusconi riproponendosi come l’uomo del fare contro l’incompetenza e l’inclinazione assistenzialista dei 5 Stelle. Se ormai il nuovo slogan è il “partito del Pil”, il Cavaliere pure se non se lo può intestare, almeno vuole farne parte.
Già perché l'altra curiosità è che quest'annuncio di ridiscesa in campo arriva a pochi giorni dalla famosa cena in cui Salvini sedeva a pochi tavoli di distanza dal giglio magico renziano. I retroscena hanno parlato di primi contatti tra i due, c’è chi nel Pd è convinto che Renzi voglia lanciare un suo partito e poi fare – lui – l’accordo con Salvini: rumors, certo, ma intanto Berlusconi mette un piede dentro quel piatto.
In fondo la vera novità delle prossime europee – nella loro valenza interna - è che rispetto a un anno fa c’è un’area del Nord e del mondo produttivo che si sente sempre più “emarginato” dal Governo grillo-leghista ed è in cerca di rappresentanza politica. Su questo fianco lasciato scoperto da Salvini, prova ad accostarlo Berlusconi. Resta da capire se con un patto o senza rete.