Morgan Stanley raddoppia gli utili ma delude il mercato
Sotto pressione nel quarto trimestre trading e gestione patrimoniale
Morgan Stanley ha chiuso la stagione delle trimestrali delle grandi banche americane accendendo nuovamente i riflettori sul clima oggi turbolento per la finanza. Morgan ha scontato passi falsi sia nei profitti che nelle entrate, provocati da scosse sui mercati che hanno messo sotto pressione trading e gestione patrimoniale: gli utili di 1,53 miliardi negli ultimi tre mesi dell'anno scorso, pur più che raddoppiati rispetto ai 643 milioni dell’anno precedente, si sono fermati a 80 centesimi per azione contro gli 89 centesimi attesi. Le revenue sono scivolate del 10% a 8,55 miliardi, sotto i pronostici di 9,3 miliardi. Il titolo ha ceduto in Borsa in 4,3 per cento.
I bilanci bancari erano parsi tornare in carreggiata con i risultati di Bank of America e della grande rivale di Morgan, Goldman Sachs, che nonostante le bufere a Wall Street avevano fatto nettamente meglio del previsto. Prima di loro, però, altri colossi della finanza avevano già riportato trimestrali meno brillanti, a cominciare da JP Morgan, la principale banca americana per asset. Declini nel trading, per gran parte degli istituti, erano stati tuttavia almeno in parte compensati da incrementi nell’investment banking e in divisioni al consumo sostenute da aumenti nei tassi di interesse. Per l’intero 2018, inoltre, le sei principali banche americane hanno nell’insieme dato conto di profitti record, superiori a 112 miliardi di dollari.
Morgan Stanley ha a sua volta messo a segno un anno ai massimi storici, come sottolineato dal chief executive James Gorman. I profitti dei dodici mesi sono lievitati a 8,7 miliardi, da 6,1 miliardi, e le revenue a 40,1 miliardi da 37,9 miliardi. «Abbiamo registrato crescita i tutti i business», ha detto Gorman. Il top executive ha tuttavia citato un «arduo quarto trimestre». Ha aggiunto che le incognite globali oggi davanti all’istituto e ai mercati non sono svanite, anche se ha scommesso su un minor nervosismo nei mercati e su significativi debutti in Borsa di startup.
La delusione nei profitti trimestrali brucia particolarmente per Morgan perché è stata la prima in tre anni. Le entrate, prima di ieri, avevano a loro volta battuto le attese per dieci trimestri consecutivi. Il segmento di Institutional Securities, che comprende il trading e le consulenze su fusioni acquisizioni, nel trimestre scorso ha rastrellato entrate per 3,84 miliardi rispetto ai 4,33 miliardi previsti. Il declino è stato pronunciato nel reddito fisso sceso del 30% a 564 milioni, il peggior risultato tra tutti i grandi gruppi statunitensi, con l’azionario, dove la società è leader, che non ha saputo ovviare a tanta debolezza. La divisione di gestione patrimoniale, colpita da fughe dal rischio da parte di una vasta rete di clienti spaventati dalla volatilità e dalle correzioni al ribasso sul finire del 2018, ha generato soltanto 4,14 miliardi in revenue, evidenziando una flessione del 6% e restando sotto i 4,45 miliardi attesi. La banca, negli anni post-crisi, ha puntato sempre più proprio su servizi di «wealth management» per dare una maggior stabilità alle proprie attività e ridure la dipendenza dal trading.