IMPRESE A CACCIA DI TALENTI, L’OCCASIONE DI ORIENTAGIOVANI
Gennaio è il mese del futuro, il mese delle scelte. In questi giorni tanti giovani si stanno iscrivendo presso le scuole superiori e tanti altri, più grandi, dovranno cominciare a decidere cosa fare dopo il diploma, magari lavorare, o continuare in un ITS o in un’università. È un periodo cruciale per il nostro Paese, mai abbastanza sottolineato, perché il mancato collegamento tra la domanda delle imprese e l’offerta formativa è una delle cause strutturali della debolezza del nostro capitale umano. E quindi della nostra economia.
Le imprese hanno fame di talento: non a caso il tema di quest’anno è “XFactorY”: cerchiamo quella X, quel talento, che può far crescere le nostre imprese. Ma i giovani non sempre ne sono consapevoli e spesso scelgono percorsi formativi che sono lontani dall’industria, con gravi danni per loro (che non trovano lavoro) e per noi imprenditori (che non troviamo professionalità per competere).
Per questo Confindustria è in prima linea nel promuovere la conoscenza della manifattura italiana che ha urgente bisogno di competenze già nei prossimi tre anni. Nello studio che presenteremo il 22 gennaio – alla Giornata Nazionale Orientagiovani che si terrà all’Auditorium della Tecnica a Roma – abbiamo calcolato in quasi 195mila il numero di persone che servirà alle nostre imprese, da qui al 2021, soltanto in 6 settori chiave del Made in Italy. Si tratta di settori in cui siamo un’eccellenza riconosciuta in tutto il mondo e che hanno un continuo bisogno di giovani competenti: meccanico, ICT, chimico, alimentare, moda, legno-arredo. È necessario dire chiaramente, e ribadirlo con forza, che vista l’offerta formativa attuale, cioè il numero di studenti che sta uscendo dal nostro sistema educativo, quasi 70mila persone, metà dei quali under29, sarà di difficile reperimento nei prossimi tre anni. Si arriverà a oltre 100mila persone irreperibili nei prossimi cinque.
Le attuali scelte dei nostri ragazzi possono cambiare questo quadro, che è davvero paradossale. È paradossale che 7 giovani su 10 non sanno che siamo una potenza industriale europea e mondiale. Tanto più assurdo quanto più è vero che, secondo l’Istat, 7 giovani su 10, dopo il diploma o la laurea, lavoreranno in un’impresa manifatturiera o dei servizi per il manifatturiero. Ancora più paradossale il fatto che con un tasso di disoccupazione giovanile del 30%, tanti imprenditori (quasi 1 su 5) non trovino giovani che possano lavorare per le loro azienda. È il motivo per il quale Confindustria vuole e deve fare la sua parte per l’orientamento.
Il Ministro Bussetti, in un’intervista recente, ha sottolineato quanto sia necessario spiegare con chiarezza ai giovani e alle loro famiglie quali siano gli sbocchi professionali dei percorsi scolastici. E ha dichiarato che le imprese sono un valido alleato per realizzare questo obiettivo. Orientagiovani parte esattamente da questo presupposto: non si può fare buon orientamento senza conoscere chi produce e crea lavoro. Su queste basi le associazioni di Confindustria organizzano percorsi di orientamento in oltre 90 città italiane. In tutte le nostre associazioni gli imprenditori incontrano gli studenti, di tutti i livelli, dalle scuole elementari all’università, per raccontare loro che siamo la seconda manifattura d’Europa e abbiamo bisogno del loro talento e della loro energia.
Cerchiamo, molto “semplicemente”, di raccontare ai ragazzi che ci sono percorsi di studio che garantiscono una occupazione perché rispondono rapidamente alla domanda delle imprese: ad esempio gli ITS che in due anni consentono di ricevere una formazione professionalizzante di altissima qualità e l’ingresso pressoché immediato in azienda. Allo stesso modo è necessario raccontare che sono indispensabili competenze come quelle linguistiche o quelle legate al lavoro di squadra e alla creatività. Perché un buon orientamento non è marketing, ma è informazione oggettiva. Da parte nostra, oltre a “dare i numeri”, vogliamo raccontare ai ragazzi di che tipo di profili abbiamo bi- sogno, affinché soprattutto chi sta finendo la scuola superiore possa scegliere consapevolmente e trovare nell’industria una strada ricca di occasioni per il proprio futuro.
Ma è necessario che mondo della formazione e mondo della produzione si parlino e si riconoscano a vicenda. C’è un’Italia che continua a credere nel dialogo tra scuola e imprese: e questo nonostante la presenza di barriere che invece che attenuarsi si stanno rafforzando, basti pensare al dimezzamento di ore obbligatorie e di finanziamenti per l’alternanza. Dobbiamo ripartire da quello che sappiamo fare e che sappiamo insegnare: il Made and Educated in Italy. Sappiamo mettere insieme il “bello e ben fatto” come nessuno al mondo. Siamo i migliori in tantissimi settori industriali e tanto ancora potremmo fare se riuscissimo a ridurre il gap di competenze che abbiamo rispetto a competitor come Germania, Stati Uniti, Corea del Sud.
Dobbiamo allora riscoprire l’industria come un’opportunità per tutti. E farlo già durante il periodo delle scelte dei nostri ragazzi. Il tema della formazione del capitale umano merita un ruolo centrale nell’agenda del nostro Paese. Ma prima di parlare alle istituzione, è fondamentale che gli imprenditori dialoghino direttamente con le nuove generazioni, con le loro famiglie, i loro insegnanti, i loro presidi. Con la Giornata Nazionale Orientagiovani arriveremo a quasi 20mila studenti incontrati in tutto il territorio nazionale negli ultimi mesi. Un primo passo per fare innamorare di nuovo i giovani della nostra, che è la loro, industria italiana.