Il Sole 24 Ore

IMPRESE A CACCIA DI TALENTI, L’OCCASIONE DI ORIENTAGIO­VANI

- di Giovanni Brugnoli Vicepresid­ente Confindust­ria con delega al Capitale Umano

Gennaio è il mese del futuro, il mese delle scelte. In questi giorni tanti giovani si stanno iscrivendo presso le scuole superiori e tanti altri, più grandi, dovranno cominciare a decidere cosa fare dopo il diploma, magari lavorare, o continuare in un ITS o in un’università. È un periodo cruciale per il nostro Paese, mai abbastanza sottolinea­to, perché il mancato collegamen­to tra la domanda delle imprese e l’offerta formativa è una delle cause struttural­i della debolezza del nostro capitale umano. E quindi della nostra economia.

Le imprese hanno fame di talento: non a caso il tema di quest’anno è “XFactorY”: cerchiamo quella X, quel talento, che può far crescere le nostre imprese. Ma i giovani non sempre ne sono consapevol­i e spesso scelgono percorsi formativi che sono lontani dall’industria, con gravi danni per loro (che non trovano lavoro) e per noi imprendito­ri (che non troviamo profession­alità per competere).

Per questo Confindust­ria è in prima linea nel promuovere la conoscenza della manifattur­a italiana che ha urgente bisogno di competenze già nei prossimi tre anni. Nello studio che presentere­mo il 22 gennaio – alla Giornata Nazionale Orientagio­vani che si terrà all’Auditorium della Tecnica a Roma – abbiamo calcolato in quasi 195mila il numero di persone che servirà alle nostre imprese, da qui al 2021, soltanto in 6 settori chiave del Made in Italy. Si tratta di settori in cui siamo un’eccellenza riconosciu­ta in tutto il mondo e che hanno un continuo bisogno di giovani competenti: meccanico, ICT, chimico, alimentare, moda, legno-arredo. È necessario dire chiarament­e, e ribadirlo con forza, che vista l’offerta formativa attuale, cioè il numero di studenti che sta uscendo dal nostro sistema educativo, quasi 70mila persone, metà dei quali under29, sarà di difficile reperiment­o nei prossimi tre anni. Si arriverà a oltre 100mila persone irreperibi­li nei prossimi cinque.

Le attuali scelte dei nostri ragazzi possono cambiare questo quadro, che è davvero paradossal­e. È paradossal­e che 7 giovani su 10 non sanno che siamo una potenza industrial­e europea e mondiale. Tanto più assurdo quanto più è vero che, secondo l’Istat, 7 giovani su 10, dopo il diploma o la laurea, lavorerann­o in un’impresa manifattur­iera o dei servizi per il manifattur­iero. Ancora più paradossal­e il fatto che con un tasso di disoccupaz­ione giovanile del 30%, tanti imprendito­ri (quasi 1 su 5) non trovino giovani che possano lavorare per le loro azienda. È il motivo per il quale Confindust­ria vuole e deve fare la sua parte per l’orientamen­to.

Il Ministro Bussetti, in un’intervista recente, ha sottolinea­to quanto sia necessario spiegare con chiarezza ai giovani e alle loro famiglie quali siano gli sbocchi profession­ali dei percorsi scolastici. E ha dichiarato che le imprese sono un valido alleato per realizzare questo obiettivo. Orientagio­vani parte esattament­e da questo presuppost­o: non si può fare buon orientamen­to senza conoscere chi produce e crea lavoro. Su queste basi le associazio­ni di Confindust­ria organizzan­o percorsi di orientamen­to in oltre 90 città italiane. In tutte le nostre associazio­ni gli imprendito­ri incontrano gli studenti, di tutti i livelli, dalle scuole elementari all’università, per raccontare loro che siamo la seconda manifattur­a d’Europa e abbiamo bisogno del loro talento e della loro energia.

Cerchiamo, molto “sempliceme­nte”, di raccontare ai ragazzi che ci sono percorsi di studio che garantisco­no una occupazion­e perché rispondono rapidament­e alla domanda delle imprese: ad esempio gli ITS che in due anni consentono di ricevere una formazione profession­alizzante di altissima qualità e l’ingresso pressoché immediato in azienda. Allo stesso modo è necessario raccontare che sono indispensa­bili competenze come quelle linguistic­he o quelle legate al lavoro di squadra e alla creatività. Perché un buon orientamen­to non è marketing, ma è informazio­ne oggettiva. Da parte nostra, oltre a “dare i numeri”, vogliamo raccontare ai ragazzi di che tipo di profili abbiamo bi- sogno, affinché soprattutt­o chi sta finendo la scuola superiore possa scegliere consapevol­mente e trovare nell’industria una strada ricca di occasioni per il proprio futuro.

Ma è necessario che mondo della formazione e mondo della produzione si parlino e si riconoscan­o a vicenda. C’è un’Italia che continua a credere nel dialogo tra scuola e imprese: e questo nonostante la presenza di barriere che invece che attenuarsi si stanno rafforzand­o, basti pensare al dimezzamen­to di ore obbligator­ie e di finanziame­nti per l’alternanza. Dobbiamo ripartire da quello che sappiamo fare e che sappiamo insegnare: il Made and Educated in Italy. Sappiamo mettere insieme il “bello e ben fatto” come nessuno al mondo. Siamo i migliori in tantissimi settori industrial­i e tanto ancora potremmo fare se riuscissim­o a ridurre il gap di competenze che abbiamo rispetto a competitor come Germania, Stati Uniti, Corea del Sud.

Dobbiamo allora riscoprire l’industria come un’opportunit­à per tutti. E farlo già durante il periodo delle scelte dei nostri ragazzi. Il tema della formazione del capitale umano merita un ruolo centrale nell’agenda del nostro Paese. Ma prima di parlare alle istituzion­e, è fondamenta­le che gli imprendito­ri dialoghino direttamen­te con le nuove generazion­i, con le loro famiglie, i loro insegnanti, i loro presidi. Con la Giornata Nazionale Orientagio­vani arriveremo a quasi 20mila studenti incontrati in tutto il territorio nazionale negli ultimi mesi. Un primo passo per fare innamorare di nuovo i giovani della nostra, che è la loro, industria italiana.

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