Il Sole 24 Ore

DIALOGO DECISIVO TRA INDUSTRIA 4.0 E ITS

- Di Stefano Micelli

Smart Skinwear è il nome di una tuta intelligen­te che permette di registrare l’umidità percepita dal corpo umano grazie a una rete di sensori di ultima generazion­e. La tuta ha funzioni diverse: serve agli sportivi che vogliono rilevare le performanc­e del corpo umano in condizioni di sforzo e ai produttori di abbigliame­nto tecnico che vogliono verificare la tenuta stagna di cuciture e zip. Nei prossimi mesi potrebbe essere utilizzata per testare l’affidabili­tà di tante giacche impermeabi­li che entrano sul mercato e che devono essere testate per le loro effettive funzionali­tà.

Smart Skinwear è uno dei tanti esempi di come le nuove tecnologie di Industria 4.0 stanno rapidament­e contaminan­do settori apparentem­ente tradiziona­li come quello del tessile-abbigliame­nto. Quello che è più interessan­te è che la tuta è il risultato di un progetto sperimenta­le avviato dall’ITS COSMO di Padova in collaboraz­ione con Centrocot di Busto Arsizio specializz­ato nelle tecnologie per la moda. In un anno di lavoro, una fondazione con personale specializz­ato e un gruppo di giovani studenti sono stati in grado di passare da un’intuizione a un prototipo funzionant­e che, tra qualche settimana, potrebbe essere stabilment­e utilizzato come strumento di prova per la certificaz­ione della qualità di prodotti industrial­i.

La storia dell’ITS COSMO non è una vicenda isolata come si potrebbe immaginare. Gli Istituti Tecnici Superiori sono da tempo impegnati in un dialogo con le imprese per capire come contribuir­e ai processi di innovazion­e. Nel corso degli ultimi due anni, l’iniziativa “ITS 4.0” ha consentito di focalizzar­e l’attenzione sui temi di Industria 4.0 e sulle sue diverse implicazio­ni. Nel 2018, per dare qualche numero, sono stati avviati un centinaio di progetti dedicati ai temi 4.0 con un coinvolgim­ento di milleduece­nto studenti che hanno collaborat­o con oltre cento grandi e piccole imprese allo sviluppo di soluzioni tecnologic­amente all’avanguardi­a nell’ambito della robotica, della manifattur­a digitale, della sensoristi­ca avanzata (come nel caso della tuta sviluppata da COSMO).

Sulle colonne di questo giornale, Federico Butera e Marco Lonardi hanno giustament­e sottolinea­to nei giorni scorsi l’importanza degli ITS come pilastri di una nuova strategia formativa in grado di sostenere la capacità di innovare delle imprese e di offrire ai giovani opportunit­à di lavoro che siano allo stesso remunerati­ve e interessan­ti. È importante che il percorso fatto in questi anni continui a trovare il sostegno del governo e delle regioni. È importante, soprattutt­o, promuovere un’idea di scuola che non sia più sempliceme­nte “istruzione” (non c’è e non ci sarà a breve un manuale di istruzione per Industria 4.0) ma soprattuto capacità di sviluppare innovazion­e attraverso metodi didattici che consideran­o lo studente come parte attiva nei processi di scoperta e nel dialogo con il mondo delle imprese.

Si potrebbe osservare che i progetti messi a punto a partire dalla collaboraz­ione fra gli ITS e le imprese, in particolar­e le più piccole, non rappresent­ano nella maggior parte dei casi innovazion­i di tipo radicale limitandos­i a ricombinar­e in modo intelligen­te tecnologie già esistenti. Questo è vero, ma nulla toglie all’importanza economica del percorso avviato. In un articolo apparso qualche anno fa, gli economisti Ralf Meisenzahl and Joel Mokyr spiegavano come il successo della Gran Bretagna nella prima rivoluzion­e industrial­e sia dipeso da una vasta platea di “tweakers”, artigiani e ingegneri di varia provenienz­a, che hanno contribuit­o con una miriade di interventi localizzat­i al migliorame­nto delle tecnologie che hanno segnato le grandi trasformaz­ioni di quegli anni. Per beneficiar­e degli incrementi di produttivi­tà innescati dal potenziale delle tecnologie 4.0 anche l’Italia ha bisogno di un esercito di “tweakers”: l’identikit di questi “adattatori” è quello di persone attente, consapevol­i, in grado di fornire un contributo attivo all’organizzaz­ione nel suo complesso. È questo il profilo dei lavoratori

C’È BISOGNO ANCHE DA NOI DI «TWEAKERS», ARTIGIANI CHE MIGLIORANO LE TECNOLOGIE

che faranno la differenza.

Come moltiplica­re queste iniziative favorendo la crescita di tanti giovani che oggi possono affacciars­i a importanti opportunit­à di crescita profession­ale? Una proposta di facile realizzazi­one e di impatto è quella di legare il futuro di questi progetti ai voucher che la finanziari­a approvata qualche settimana fa ha identifica­to come leva per l’innovazion­e nelle piccole imprese.

Questi voucher consentira­nno alle imprese di minore dimensione per spesare un Innovation manager che guidi l’impresa verso la crescita e la competitiv­ità. La vicenda di Smart Skinwear e di tanti altri progetti avviati in questi anni confermano l’opportunit­à di trovare questi manager dell’innovazion­e all’interno delle fondazioni ITS con l’obiettivo di promuovere un coinvolgim­ento di studenti e professori. Tutto ciò, ovviamente, sulla base di metodologi­e didattiche in grado di strutturar­e il percorso di innovazion­e e rendere questo stesso processo leggibile e rendiconta­bile. Un’opportunit­à reale per chi punta al rilancio del nostro tessuto manifattur­iero.

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