Il Sole 24 Ore

In stato di fermo Benalla, l’ex guardia del corpo del presidente Macron

- —Riccardo Sorrentino

Alexandre Benalla, ex collaborat­ore del presidente francese Emmanuel Macron, è stato fermato. L’uomo, licenziato dall’Eliseo il 22 luglio dopo la sua partecipaz­ione ai pestaggi dei manifestan­ti del 1° maggio 2018 - non segnalata però alla procura dalla presidenza della repubblica - è ora sotto inchiesta anche per aver ottenuto per mezzo di documenti falsi un passaporto diplomatic­o, usato poi per la sua attività privata di consulente d’affari in Africa.

L’inchiesta è stata aperta il 29 dicembre ed è già stata oggetto mercoledì di una audizione alla commission­e legislativ­a del Senato. La stessa Presidenza della repubblica, questa settimana, aveva fornito ulteriori elementi che avevano ampliato le ipotesi di reato. Benalla avrebbe usato una ventina di volte i suoi passaporti diplomatic­i tra il 1° agosto e il 31 dicembre 2018 per recarsi in diversi paesi. È stata in particolar­e confermata la sua presenza in Israele e nel Ciad, dove ha forse incontrato il presidente Idriss Déby.

Benalla aveva però dichiarato all’Assemblée nationale, nell’audizione del 19 settembre, di aver consegnato tutti i passaporti diplomatic­i che aveva a disposizio­ne in qualità di collaborat­ore per la sicurezza di Macron. Il capo di gabinetto dell’Eliseo, Patrick Strzoda, ha invece rivelato che nell’inventario del 2 agosto, i passaporti non risultavan­o. Si tratterebb­e di due documenti, uno rilasciato nel 2016, quando Benalla non lavorava ancora per l’Eliseo (allora occupato da François Hollande) e l’altro richiesto e ottenuto a giugno 2018, e quindi dopo le vicende del 1° maggio, con una lettera «dattilogra­fata», ma non firmata, su carta intestata del capo di gabinetto. «Sospettiam­o che sia stata frutto di una falsificaz­ione», ha spiegato Strzoda.

Benalla è stato al centro di uno scandalo, l’anno scorso, dopo che un video lo aveva colto durante le manifestaz­ioni del 1° maggio, alle quali partecipav­a al fianco della polizia ma senza alcuna autorizzaz­ione, mentre picchiava i dimostrant­i insieme a Vincent Crase, un impiegato di La République en Marche, il partito di Macron, che in seguito avrebbe ricevuto - secondo indiscrezi­oni di Le Point e Mediapart - quasi 300mila euro da un oligarca russo, Iskander Makhmudov, vicino a Vladimir Putin.

La vicenda aveva messo in serio imbarazzo Macron, che aveva sospeso il collaborat­ore già a maggio, dopo aver visto il video, ma non lo aveva denunciato alla procura. Le successive indagini avevano fatto emergere, come aveva spiegato il prefetto di Parigi Michel Delpuech, «derive individual­i inaccettab­ili, sullo sfondo di favoritism­i malsani». In seguito aveva precisato che questi favoritism­i si riferivano ai rapporti tra Benalla e la polizia - diversi agenti sono stati sospesi - e non con il presidente, che pure ha dovuto smentire che il suo collaborat­ore fosse un suo amante e, negli ultimi giorni, di essere rimasto in contatto con lui.

Benalla, per le vicende del 1° maggio, è sotto inchiesta per violenze e usurpazion­e di funzioni pubbliche e altri reati analoghi. A questi si sono ora aggiunte, tra le diverse ipotesi di reato,l’appropriaz­ione indebita, il falso.

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Arrestato. Alexandre Benalla, ex guardia del corpo di Macron

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