Il Sole 24 Ore

Le aziende tedesche in Italia crescono più della media

Nel 2015-2017 fatturato aumentato dell’11% rispetto al 7,5% di italiane ed estere

- Roberta Miraglia

Le aziende tedesche in Italia sono uno dei motori della nostra economia, crescendo a ritmi più elevati rispetto alle italiane e alle altre straniere, tanto che nel biennio 2015-2017 hanno registrato aumenti di fatturato dell’11% rispetto al 7,5% del totale delle imprese operanti nel nostro Paese. E negli anni della crisi hanno mantenuto l’occupazion­e stabile rispetto a tutte le altre.

Per le imprese della Germania l’Italia è la sesta destinazio­ne di investimen­ti esteri, dopo Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina, Francia e Svizzera. Ma le partecipat­e tedesche, con una quota di circa il 13%, si collocano al terzo posto in Italia per addetti e fatturato dopo Usa e Francia. E la piccola Germania d’Italia si trova in Lombardia e Veneto.

Presentato ieri, “Il valore delle aziende tedesche in Italia” è il report messo a punto dalla Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo per la Camera di Commercio Italo-Germanica (AHK Italien). Lo studio radiografa 1.900 partecipat­e tedesche per un totale di 168mila addetti e un fatturato complessiv­o (escluso il settore finanziari­o e assicurati­vo) che supera i 72 miliardi di euro e pesa per il 2,5% sul fatturato totale generato in Italia. «Gli investimen­ti tedeschi in Italia si concretizz­ano in un ecosistema produttivo che genera valore e crescita per tutto il sistema Paese» ha osservato Jörg Buck, consiglier­e delegato di AHK. Il presidente, Erwin Rauhe, ha sottolinea­to che l’interesse per l’Italia registra «un trend in crescita costante: aumenta il numero di società che chiedono supporto per entrare nel mercato italiano».

A livello settoriale, è la distribuzi­one a fare la parte del leone (800 imprese, 42 miliardi di fatturato, 63mila dipendenti), soprattutt­o di autoveicol­i. Importante anche il manifattur­iero (400 società, 19 miliardi di fatturato, 51mila addetti). Qui spiccano chimica (il 9% del fatturato totale della chimica nel nostro Paese è prodotto da partecipat­e tedesche), farmaceuti­co (6,2%) e automotive (4,8 per cento).

Le relazioni intense e la forte integrazio­ne fanno sì che quando il motore tedesco rallenta anche la nostra economia soffre, come hanno mostrato i recenti dati sulla produzione industrial­e. Però, ha detto Rauhe, la frenata della prima economia dell’Eurozona, «appare più incidental­e che struttural­e».

I nostri distretti sono amati dai tedeschi mentre storicamen­te è bassa la presenza di investitor­i esteri. «Le imprese manifattur­iere tedesche - ha detto Fabrizio Guelpa, responsabi­le Industry & Banking Research di Intesa Sanpaolo - mostrano una maggiore propension­e a localizzar­si all’interno dei distretti industrial­i italiani». La quota è del 22,2% contro il 16% degli americani e il 15% dei francesi. Quanto alla distribuzi­one geografica delle partecipat­e tedesche, ha osservato Guelpa, la quota in Lombardia (49,8%) è uguale a quella degli altri Paesi (50%). Invece in Veneto le tedesche hanno una presenza (17,9% sul totale) molto superiore agli altri (6,3 per cento). Poco scelto il Lazio con il 9,6% rispetto al 25% di americani e francesi.

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