Cinema in flessione ma gli spot resistono
Gli investimenti pubblicitari pianificati sul grande schermo crescono del 13%, ma valgono solo lo 0,3% del totale
Subito le cose in chiaro: i numeri in ballo non sono enormi e mai lo diventeranno. Però, per il mondo della pubblicità, il cinema resta un tassello importante. E anche per il futuro le previsioni sono quelle di un mezzo che, quanto ad attrazione di investimenti pubblicitari, ha tutte le carte in regola per crescere. Considerazione non scontata, visto l’ultimo anno per il cinema in sala il Italia.
La dolente nota del box office
Nel 2018 sono scesi i incassi (-4,98% a 555,4 milioni di euro) e presenze (-6,89% a 85,9 milioni). Per avere incassi inferiori occorre tornare al 2006. Certo, come hanno fatto notare le associazioni (Anica, Anem, Anec) un barlume arriva dal cinema italiano con incasso (incluse le coproduzioni) salito del 23,8% a 127,9 milioni per 19,9 milioni di presenze (+17,92%). Ai dati della caduta del cinema in sala fa comunque da contraltare un dato sugli investimenti pubblicitari in aumento. Stando ai dati Nielsen relativi a gennaio-novembre, fra un anno e l’altro gli investimenti pubblicitari sul mezzo cinema sono aumentati del 13,3 per cento. Un miglioramento non da poco, ma su un totale di raccolta poco sotto i 15,7 milioni: lo 0,3% degli investimenti totali. Su questo versante lavorano sostanzialmente 3 concessionarie a livello nazionale – Rai Pubblicità, Moviemedia e Dca – oltre alle concessionarie sulla locale.
Qualità e punti deboli
«Abbiamo di recente fatto un’indagine – spiega Giovanna Maggioni, direttore Upa – sui punti di forza e di debolezza del mezzo cinema. Ebbene, innanzitutto occorre considerare che c’è tutta un’attività che si svolge attorno ai cinema che porta le persone
Dati netti a frequentare quei luoghi non solo per i film». La possibilità di fare iniziative di accompagnamento, collaterali, si uniscono così «all’aspetto positivo dello schermo ampio, che rende in termini di maggiore attenzione e coinvolgimento emotivo. Poi è chiaro, non bisogna tacere gli aspetti negativi. Ad esempio: molti contatti, ma poca copertura. Detto questo, è un mezzo che riteniamo giusto considerare nel mix di investimenti». Ma in un’epoca in cui la profilazione degli utenti, grazie al digitale, si va sempre più affinando, il cinema può davvero ancora avere spazio? «Lo spettatore del cinema – replica Francesco Blini, general manager Omd Roma – è abbastanza definito, più di quanto si possa pensare. In aggiunta non va trascurata la possibilità di fare azioni per ingaggiare quei clienti contattandoli all’uscita dalla sala: aspetto non trascurabile per molte campagne».
GEN-NOV
GIOVANNA MAGGIONI Direttore Generale Upa - Utenti Pubblicità Associati
Buone aspettative
«Dico subito – spiega Valentino Cagnetta, amministratore delegato di Media Italia (Gruppo Armando Testa) – che non sono d’accordo se si parla di caduta degli incassi. Diminuzione sì, ma caduta è un’altra cosa». Una valutazione, questa, cui Cagnetta accompagna previsioni «positive per il cinema quest’anno. C’è da tener conto dell’assenza di grandi eventi sportivi; c’è un film di Checco Zalone in arrivo a fine anno che, come abbiamo visto, ha un impatto decisivo sulla stagione cinematografica; ma soprattutto c’è un progetto per arrivare alla tanto auspicata de-