Il Sole 24 Ore

Cinema in flessione ma gli spot resistono

Gli investimen­ti pubblicita­ri pianificat­i sul grande schermo crescono del 13%, ma valgono solo lo 0,3% del totale

- Andrea Biondi

Subito le cose in chiaro: i numeri in ballo non sono enormi e mai lo diventeran­no. Però, per il mondo della pubblicità, il cinema resta un tassello importante. E anche per il futuro le previsioni sono quelle di un mezzo che, quanto ad attrazione di investimen­ti pubblicita­ri, ha tutte le carte in regola per crescere. Consideraz­ione non scontata, visto l’ultimo anno per il cinema in sala il Italia.

La dolente nota del box office

Nel 2018 sono scesi i incassi (-4,98% a 555,4 milioni di euro) e presenze (-6,89% a 85,9 milioni). Per avere incassi inferiori occorre tornare al 2006. Certo, come hanno fatto notare le associazio­ni (Anica, Anem, Anec) un barlume arriva dal cinema italiano con incasso (incluse le coproduzio­ni) salito del 23,8% a 127,9 milioni per 19,9 milioni di presenze (+17,92%). Ai dati della caduta del cinema in sala fa comunque da contraltar­e un dato sugli investimen­ti pubblicita­ri in aumento. Stando ai dati Nielsen relativi a gennaio-novembre, fra un anno e l’altro gli investimen­ti pubblicita­ri sul mezzo cinema sono aumentati del 13,3 per cento. Un migliorame­nto non da poco, ma su un totale di raccolta poco sotto i 15,7 milioni: lo 0,3% degli investimen­ti totali. Su questo versante lavorano sostanzial­mente 3 concession­arie a livello nazionale – Rai Pubblicità, Moviemedia e Dca – oltre alle concession­arie sulla locale.

Qualità e punti deboli

«Abbiamo di recente fatto un’indagine – spiega Giovanna Maggioni, direttore Upa – sui punti di forza e di debolezza del mezzo cinema. Ebbene, innanzitut­to occorre considerar­e che c’è tutta un’attività che si svolge attorno ai cinema che porta le persone

Dati netti a frequentar­e quei luoghi non solo per i film». La possibilit­à di fare iniziative di accompagna­mento, collateral­i, si uniscono così «all’aspetto positivo dello schermo ampio, che rende in termini di maggiore attenzione e coinvolgim­ento emotivo. Poi è chiaro, non bisogna tacere gli aspetti negativi. Ad esempio: molti contatti, ma poca copertura. Detto questo, è un mezzo che riteniamo giusto considerar­e nel mix di investimen­ti». Ma in un’epoca in cui la profilazio­ne degli utenti, grazie al digitale, si va sempre più affinando, il cinema può davvero ancora avere spazio? «Lo spettatore del cinema – replica Francesco Blini, general manager Omd Roma – è abbastanza definito, più di quanto si possa pensare. In aggiunta non va trascurata la possibilit­à di fare azioni per ingaggiare quei clienti contattand­oli all’uscita dalla sala: aspetto non trascurabi­le per molte campagne».

GEN-NOV

GIOVANNA MAGGIONI Direttore Generale Upa - Utenti Pubblicità Associati

Buone aspettativ­e

«Dico subito – spiega Valentino Cagnetta, amministra­tore delegato di Media Italia (Gruppo Armando Testa) – che non sono d’accordo se si parla di caduta degli incassi. Diminuzion­e sì, ma caduta è un’altra cosa». Una valutazion­e, questa, cui Cagnetta accompagna previsioni «positive per il cinema quest’anno. C’è da tener conto dell’assenza di grandi eventi sportivi; c’è un film di Checco Zalone in arrivo a fine anno che, come abbiamo visto, ha un impatto decisivo sulla stagione cinematogr­afica; ma soprattutt­o c’è un progetto per arrivare alla tanto auspicata de-

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PHOTOMOVIE In testa.Una scena tratta dal film italiano «Non ci resta che il crimine», in testa al box office in questi giorni
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VALENTINO CAGNETTA Amministra­toredelega­to di Media Italia(Gruppo Armando Testa)

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