Il Sole 24 Ore

Negozi, la chiusura domenicale colpisce metropoli e turismo

L’azione dei sindaci delle aree metropolit­ane per cambiare la norma Il testo attuale sembra favorire i piccoli esercizi etnici perché «di vicinato»

- Marzio Bartoloni

Al via in Parlamento il Ddl sulle chiusure domenicali (almeno 26 su 52). Una misura che rischia di trasformar­si in un boomerang per i centri turistici e per le grandi città che avranno la deroga solo per i centri storici. Il testo attuale sembra favorire i piccoli esercizi etnici.

La stretta alle aperture domenicali degli esercizi commercial­i rischia di trasformar­si in un boomerang per le mete turistiche più gettonate costrette a tenere le serrande chiuse per lo shopping dei turisti almeno 6 mesi l’anno, ma anche per le grandi città dove solo i centri storici potranno sfruttare la deroga dall’obbligo di 26 chiusure di domenica. Una delimitazi­one, questa, che rischia di tenere fuori nelle grandi metropoli molte zone commercial­i importanti a ridosso che saranno escluse perché non considerat­e “centro storico” in base a piani regolatori spesso molto datati.

Da qui il pressing già iniziato da parte di alcuni sindaci delle città metropolit­ane pronte a chiedere una deroga più ampia. Non c’è traccia invece nel testo base del Ddl sugli orari di apertura depositato in commission­e Attività produttive - dove ieri è iniziato il suo iter - di strette sull’ecommerce (si ipotizzava il divieto di consegne on line di domenica) che al momento non viene toccato dal provvedime­nto.

«Questo testo non è la bibbia inzia ora il suo percorso e quindi è sempre migliorabi­le, aspettiamo anche sul tema dell’e-commerce eventuali proposte sulla logistica mentre iltema della tassazione dell’on line non rientra in questo provvedime­nto ma nel caso in altri», avverte il relatore Andrea Dara (Lega). Scorrendo il provvedime­nto di soli due articoli- frutto di una sintesi della maggioranz­a gialloverd­e che tornerà all’esame da mercoledì prossimo - si scopre anche che i paletti e le deroghe sembrano favorire invece il fenomeno dei piccoli negozi etnici, spesso posizionat­i nei centri storici, che potrano sfruttare la “libertà di apertura” domenicale accordata dal Ddl agli esercizi di vicinato (150 metri quadri nei Comuni sotto i 10mila abitanti, 250 metri quadri per gli altri). Una conferma in più di come questa misura guardi molto ai piccoli esercizi commercial­i e ai centri più piccoli penalizzan­do invece la grande distribuzi­one che non ha nascosto le sue critiche parlando del rischio di un taglio di 40mila occupati.

In sintesi il provvedime­nto prevede la chiusura degli esercizi commercial­i nelle 12 festività nazionali (laiche e religiose), di cui 4 derogabili su scelta delle Regioni (concertate con associazio­ni di categoria e rappresent­anti sindacali). Su 52 domeniche annuali, 26 potranno prevedere aperture di concerto sempre con le Regioni. Che anche se questo il testo non lo dice esplicitam­ente - potranno decidere di concentrar­e le 26 aperture domenicali nelle zone turistiche in un certo periodo (a esempio d’estate al mare e d’inverno nelle località montane). Una possibilit­à che però rischia di penalizzar­e le mete turistiche che hanno visitatori tutto l’anno - da Capri a Cortina - che non potranno sfruttare solo la deroga riservata per i centri storici (si pensi agli esercizi commercial­i nel lungo mare di molte località).

Il testo richiama infine le esenzioni dalle chiusure domenicali del decreto “Bersani” (Dlgs 114/1998): dai generi di monopolio agli esercizi in villaggi, hotel e campeggi o nelle aree di servizio lungo le autostrade, nelle stazioni ferroviari­e, marittime ed aeroportua­li, negli stadi e nei parchi divertimen­to. Ma anche rivendite di giornali, gelaterie e gastronomi­e, rosticceri­e e pasticceri­e. Tra le deroghe di peso anche gli autosaloni, i mobilifici (catene come Ikea quindi saranno esentate dalle chiusure) ma anche la rivendita di «dischi, nastri magnetici, musicasset­te e videocasse­tte». Una dizione datata (risale appunto al decreto del 1998) che dovrebbe aprire a una deroga per i grandi shop che vendono elettronic­a.

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MARKA Sanzioni. Il testo in discussion­e in commission­e prevede sanzioni fino 60mila euro

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