«Ora basta»: la Francia richiama l’ambasciatore Mattarella preoccupato: ristabilire la fiducia Pelosi, Sorrentino e Dragoni
Mossa senza precedenti del governo francese, legata all’appoggio di Di Maio ai Gilet Gialli Il Quirinale: dobbiamo preservare l’amicizia con Parigi - Salvini: pronto a incontrare Macron
Il caso.
«Non è come le altre volte. C’è un prima e un dopo nelle reazioni tra Italia e Francia e il Governo di Roma deve capire che ci sarà un cambiamento radicale nelle relazioni tra i nostri due Paesi, con conseguenze gravissime». Così fonti del Governo francese spiegano il clima che si è andato a creare dopo il ritiro per consultazioni, ieri, dell’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset. Non succedeva da quando l’ex ministro degli Esteri di Mussolini, Galeazzo Ciano, consegnò nel giugno del ’40 la dichiarazione di guerra all’ambasciatore di Francia dell’epoca, André FrançoisPoncet quella che, da parte francese, fu definita «una pugnalata nella schiena».
Adesso la vera questione è sapere se il «ritiro per consultazioni» sarà solo di qualche giorno oppure “sine die”, ossia se c’è la chiara intenzione di non fare alcuno sconto al nostro Paese. Il tono del comunicato del Quay d’Orsay che ha annunciato ieri il ritiro di Masset lascerebbe intendere che questa volta la crisi è tutt’altro che passeggera.
I toni, del resto, hanno allarmato lo stesso presidente della Repubblica se è vero che fonti del Quirinale si sono affrettate a dire che «occorre salvaguardare e difendere il rapporto di amicizia con la Francia». La nota del ministero degli Esteri francese ricorda che Italia e Francia «sono unite da una storia comune; condividono un destino. Insieme hanno costruito l’Europa e agito per la pace». Ma «la Francia è stata, da diversi mesi – prosegue la nota - oggetto di accuse ripetute, di attacchi senza fondamento, di dichiarazioni oltraggiose che tutti conoscono hanno presente». Per Parigi «essere in disaccordo è una cosa, strumentalizzare la relazione a fini elettorali è un’altra. Le ultime ingerenze costituiscono una provocazione supplementare e inaccettabile».
La campagna per le elezioni europee «non può giustificare la mancanza di rispetto di un popolo o della sua democrazia». La Francia annuncia quindi il ritiro dell’ambasciatore e invita l’Italia ad agire «per ritrovare la relazione di amicizia e di rispetto reciproco all’altezza della nostra Storia e del nostro destino comune». Il «crescendo di provocazioni» nelle ultime settimane aveva avvelenato un clima già teso: dai dossier europei su economia e migranti a quelli sulla sede del Parlamento europeo a Strasburgo, alla Tav a Fincantieri fino al franco nelle ex colonie francesi per arrivare alle volgarità del sottosegretario agli Esteri Di Stefano che aveva definito Macron «vittima del complesso del pene piccolo».
Ma cosa ha prodotto la crisi di oggi? «La goccia che ha fatto traboccare il vaso – riferiscono le fonti francesi – è senza dubbio la visita del vicepremier Luigi Di Maio in Francia e l’aperto sostegno ai leader dei gilet gialli in una fase delicata della trattativa con il Governo francese». L’irritazione del Governo francese è legata soprattutto al sostegno di un movimento le cui proteste, in particolare alla fine di novembre, sono degenerate in veri e propri atti di guerriglia urbana contro le forze dell’ordine e con una devastazione del centro della capitale con pochi precedenti nella storia di Parigi.
Anche se lo stesso premier Conte ha cercato di smussare i toni ricordando che Di Maio è andato in Francia come leader politico dei Cinque stelle e ha ricordato la vecchia amicizia con quel Paese, la mossa è stata interpretata come un “endorsement” di tutto il nostro Governo a quel movimento.
Il vicepremier Matteo Salvini ha insistito anche ieri con la richiesta di poter catturare i quindici ex terroristi da anni in Francia, ha criticato i respingimenti di migranti a Ventimiglia e le perquisizioni sui treni dei pendolari italiani ma si dice «disponibilissimo a incontrare il presidente Macron e il governo francese».
Tra i primi risultati del passo francese la cancellazione delle consultazioni tra i segretari generali del Quai d’Orsay e della Farnesina sui temi di comune interesse che era previsto per oggi. Ma riflessi saranno inevitabili su molti dossier: dai temi al centro del prossimo G7 di Biarritz a fine agosto alla stabilizzazione del Mediterraneo all’attuazione della road map sulla Libia con il necessario coinvolgimento della Cirenaica controllata dal generale Haftar, dossier che il ministro degli Esteri francese Le Drian conosce alla perfezione. Per ora resta invece confermato il vertice di fine mese tra Confindustria italiana e l'associazione delle imprese francesi Medef.