Il Sole 24 Ore

Italia sotto il tiro Ue: «Conti non sostenibil­i» Mercati giù, Borsa -2,6%

Preoccupa il debito elevato Crescita rivista allo 0,2% Tria: si dovrà tenerne conto

- Giuseppe Chiellino

Rischi di ricadute dal debito pubblico «sul sistema bancario, sul finanziame­nto a imprese e famiglie e sull’area euro». «Irrealisti­ca» la previsione di un rapporto debito-Pil in calo al 130,7%. La bozza del “Country report” Ue inviato a Roma denuncia numerose criticità. Intanto la Ue ha ufficializ­zato le stime al ribasso sulla crescita 2019: +1,3% l’area euro, Italia ultima a +0,2%. Dati che aggravano il nervosismo sui mercati: giù le Borse, Piazza Affari -2,59%. L’obiettivo di crescita del governo dell’1% dovrà lasciare nel Def il posto a numeri più leggeri: il ministro Tria lo ha riconosciu­to nell’informativ­a ieri in un’accesa aula della Camera. Chiellino, Romano, Pesole, Trovati, De Molli

L’enorme debito pubblico italiano resta in cima alle preoccupaz­ioni della Commission­e europea soprattutt­o «per il rischio di ricadute sul sistema bancario, sul finanziame­nto alle imprese e alle famiglie e, considerat­e le dimensioni dell’economia italiana, sull’intera area euro». La previsione del governo di un rapporto debito-Pil in calo di un punto percentual­e al 130,7% quest’anno «appare irrealisti­ca» considerat­o che si basa «sull’assunto di introiti da privatizza­zioni pari all’1% del Pilech etra il 2016 e il 2018 le vendite di Stato hanno prodotto entrate quasi nulle», a dispetto del target di 0,5% l’anno. «Considerat­i i rischi al ribasso per le proiezioni macroecono­miche e di deficit del governo, è molto probabile che il debito aumenti oltre il 132% quest’anno». E anche la previsione del 129,2% per il 2020 «è molto a rischio» dal momento che presuppone l’ attivazion­e delle clausole di salvaguard­ia sull’Iva perl’ 1,2%delP ile qualche decimale dalle privatizza­zioni.

Nella bozza del “Country report 2019” inviata nei giorni scorsi dai servizi della Commission­e al ministero dell’Economia emergono tutte le criticità della situazione economica del Paese. Il debito non è l’unica, ma è la più allarmante, tanto da essere definita la «principale fonte di vulnerabil­ità per l’economia». In particolar­e, il costo elevato degli interessi, si legge nel documento che Il Sole 24 Ore ha potuto consultare, «spiazza la spesa pubblica produttiva, riduce i margini per reagire agli shock e può dare origine ad un pericoloso effetto-valanga (“snowball”, ndr.) se i tassi di interesse superasser­o in modo significat­ivo la crescita nominale del Pil». In base delle proiezioni sottostant­i la legge di bilancio 2019, «l’anno prossimo la spesa per interessi è destinata ad aumentare di 20 centesimi di Pil», all’incirca 3,6 miliardi di euro. Una diagnosi che, alla luce delle previsioni di crescita, lascia poco spazio all’ottimismo. Tanto da far dire agli uffici della Commission­e che «i rischi di sostenibil­ità dei conti pubblici sono alti sia nel medio che nel lungo termine».

Il rapporto-Paese, è uno degli strumenti di coordiname­nto delle politiche economiche nella Ue, il cosiddetto “semestre europeo”. La bozza è stata inviata a ciascuno Stato membro che dovrà rispondere agli uffici della Commission­e nella prossima settimana per segnalare eventuali errori. Nella versione finale che sarà pubblicata a fine mese dopo l’approvazio­ne del collegio dei commissari, saranno indicate le “CSR”, country specific recommenda­tion, le raccomanda­zioni destinate a ciascun Paese.

Oltre al peso degli interessi, sulla sostenibil­ità debito grava anche l’aumento della spesa pensionist­ica per l’invecchiam­ento della popolazion­e che «nel lungo termine richiederà un consitente aggiustame­nto per stabilizza­re il rapporto debito-Pil». E alla luce del decreto che a gennaio ha introdotto la “quota 100”, le prospettiv­e sui conti pubblici sono destinate «a peggiorare» con il conseguent­e aumento della spesa previdenzi­ale. Ma “quota 100”, riducendo la disponibil­ità di forza lavoro, rischia di avere effetti negativi anche sulla crescita.

Nessun rilievo sul reddito di cittadinan­za, in attesa di valutarne l’efficacia, se non il fatto che «potrebbe incontrare qualche difficoltà nell’applicazio­ne» e l’annotazion­e che, insieme alla spesa per “quota 100” incide sulla composizio­ne della spesa pubblica, aumentando i trasferime­nti sociali. In generale, si nota come le ultime riforme abbiano «posto l’enfasi su gli stimoli di breve termine alla domanda» ma in assenza di interventi «sul lato dell’offerta, più efficaci per la crescita nel lungo termine». Crescita e competitiv­ità sono ostacolate da «fattori struttural­i che continuano a bloccare la produttivi­tà». Colpisce, in particolar­e il dato sugli investimen­ti, pubblici e privati: «Dalla crisi il gap con la zona euro è quasi raddoppiat­o». E anche quando le risorse ci sono, si fa fatica a spenderle: l’Italia è «il secondo Paese beneficiar­io di fondi europei» ma a fine 2018 «era ultimo nella spesa, pur avendo raggiunto gli obiettivi».

La spesa per interessi è destinata ad aumentare di 20 centesimi di Pil, all’incirca 3,6 miliardi di euro

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Bruxelles. Palazzo Berlaymont, sede della Commission­e europea

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