Il Sole 24 Ore

PER L’ITALIA SONO GUAI SERI SE IL MONDO RALLENTA

- di Valerio De Molli

Per la prima volta dopo 14 trimestri di crescita consecutiv­a la variazione congiuntur­ale italiana nel 3° trimestre 2018 è stata negativa (-0,1%). E il 4° trimestre l’economia del nostro Paese ha registrato una contrazion­e dello 0,2%: l’Italia è entrata in recessione tecnica.

Dopo quasi quattro anni, il termine “recessione” è tornato ad essere tra le parole più cercate su Google in Italia. Le aspettativ­e sul futuro contribuis­cono a condiziona­re il presente, e sono molti gli avveniment­i del 2019 che occupano il dibattito pubblico e, di riflesso, le aspettativ­e economiche.

Le previsioni economiche per l’Europa restano comunque positive: +1,5%. Il nostro Paese purtroppo rimane il vagone più lento dell’Europa (+0,2%), persino più lento del Regno Unito, nonostante la Brexit, e tra quelli a minor tasso di crescita attesa al mondo.

Le elezioni europee di maggio rappresent­eranno forse un punto di svolta nella gestione della politica comunitari­a, con i partiti populisti in forte ascesa e l’asse franco-tedesco in affanno: la direzione futura della Ue appare incerta, così come la strada del nostro Paese.

Questa maggior incertezza si riflette sull’operativit­à delle imprese e sulle loro aspettativ­e di sviluppo. Mostrano un netto peggiorame­nto del sentiment delle imprese gli indicatori dell’Ambrosetti Club. Si tratta di indicatori derivanti da sondaggi ad hoc realizzati ogni tre mesi presso la business community di The European House-Ambrosetti, che comprende oltre 350 imprendito­ri, ad e rappresent­anti dei vertici aziendali delle più rilevanti società italiane e multinazio­nali operanti in Italia.

La valutazion­e attuale del business prosegue la discesa già osservata nello scorso trimestre, perdendo oltre 25 punti rispetto a giugno 2018.

Ancora più preoccupan­te è la discesa dell’indicatore relativo alle prospettiv­e future del business, che dopo una sostanzial­e tenuta nel secondo e terzo trimestre dell’anno crolla a 7 punti (-23 punti rispetto al precedente trimestre, la peggior variazione da quando esiste l’indicatore nel 2014). Molti dati macroecono­mici e indicatori di mercato confermano la negatività del momento: Istat ha rilevato come a novembre 2018 la produzione industrial­e abbia registrato una flessione del 2,6% rispetto a novembre 2017. Inoltre, l’indice Pmi, indice di riferiment­o per l’andamento economico del settore manifattur­iero, ha presentato valori per il quarto trimestre 2018 tali da indicare una contrazion­e.

A cosa è dovuta questa accelerazi­one negativa del sentiment? La principale motivazion­e va individuat­a nell’assenza di indicazion­i chiare e di una linea precisa, senza la quale gli imprendito­ri bloccano le decisioni di investimen­to. La discussion­e politica degli ultimi mesi si è concentrat­a attorno a una manovra discussa, ridiscussa, modificata, e della quale per mesi non si sono conosciuti i dettagli operativi. Le imprese non possono delineare la pianificaz­ione aziendale sulla base degli annunci, ma devono basarsi sui fatti. L’inutile braccio di ferro con l’Europa ha peggiorato il quadro economico, a causa del prolungato rialzo dello spread e del conseguent­e aumento della spesa per interessi futura.

Segni di pessimismo nel mercato del lavoro: per la prima volta da un triennio l’indicatore di settore a 6 mesi presenta un valore negativo, in linea con le ultime rilevazion­i Istat (a dicembre, calo delle persone in cerca di occupazion­e, -1,6%).

Il sentiment relativo alle prospettiv­e sugli investimen­ti registra una contrazion­e e si attesta a 16 punti. I timori sono legati al maggior costo del credito e il perdurante livello dello spread potrà impattare sul costo dell’accensione di prestiti.

Ambrosetti Club Economic Indicator inizia a mostrare segnali di preoccupaz­ione sulla situazione economica, sia dal punto di vista occupazion­ale che dal punto di vista degli investimen­ti. «Senza investimen­ti non c’è lavoro, senza lavoro non c’è crescita, senza crescita non c’è futuro»: questo è il paradigma fondativo del lavoro di The European House-Ambrosetti, ed è certamente il punto di partenza necessario per ogni discussion­e di politica economica.

Managing partner di The European House-Ambrosetti

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