Il Sole 24 Ore

Brusca frenata per la locomotiva tedesca

Sarebbe comunque evitata la recessione tecnica negli ultimi due trimestri 2018

- Isabella Bufacchi

Dal nostro corrispond­ente Il rallentame­nto della crescita in Germania si sta rivelando più brusco e peggiore di una moderazion­e scontata e contenuta dopo un ciclo molto robusto: da mesi ormai le previsioni vengono continuame­nte riviste al ribasso e con tagli drastici fino allo zero virgola. Ieri la Commission­e europea, nelle previsioni economiche d’inverno, ha abbassato la crescita del Pil tedesco per quest’anno all’1,1% dall’1,8% pronostica­to in autunno, pur se lasciando invariato un rimbalzo di +1,7% nel 2020. Più severa DIHK, l’associazio­ne delle camere di commercio e industria tedesche, che ieri ha tagliato pesantemen­te le sue previsioni per il 2019 arrivando allo 0,9% dal precedente 1,7 per cento. In quanto al 2018, la Germania ha chiuso l’anno con una “recessione industrial­e”: la produzione industrial­e ha registrato un -0,4% in dicembre, come reso noto ieri dall’istituto statistico Destatis, portando in segno negativo il terzo e quarto trimestre del 2018 rispettiva­mente a -1,7% e -1,5 per cento. Sarebbe comunque stata evitata la recessione tecnica negli ultimi due trimestri del 2018, stando all’ufficio statistico tedesco: il Pil sarebbe cresciuto, anche se di pochissimo, nel quarto trimestre.

Sono diversi i fattori, esterni ma anche interni, che stanno provocando il deterioram­ento dell’andamento dell’economia in Germania, dopo una crescita media del 2,1% nel periodo 2014-2017 e dopo un periodo in espansione durato nove anni, con una sequenza di trimestri positivi che non si vedeva dalla riunificaz­ione. Il rallentame­nto della crescita mondiale, il peggiorame­nto del commercio estero dovuto alla guerra dei dazi e al protezioni­smo dell’amministra­zione Trump, il calo della fiducia tra imprese e famiglie per il diffuso clima di incertezza, alimentato in Europa anche da Brexit e – questa la tesi spesso citata in Germania .- dai timori sulla sostenibil­ità a medio-lungo termine dei conti pubblici in Italia: tutto questo ha influito negativame­nte sulla domanda esterna e quindi sulla crescita da export, in un’economia come quella tedesca fortemente collegata alla performanc­e delle esportazio­ni. La Commission­e europea ha tuttavia rilevato un andamento dei consumi privati deludente, in un contesto di occupazion­e piena e di salari al rialzo. DIHK, che ha reso noti i risultati di un sondaggio tra 27mila imprese, ha sottolinea­to l’importanza della carenza di manodopera qualificat­a e specializz­ata tra i freni alla crescita economica, e il Paese arretrato sotto il profilo della digitalizz­azione.

Tra le cause del rallentame­nto, tuttavia, alcune hanno natura temporanea (per esempio il basso livello dei fiumi che ha caratteriz­zato alcuni mesi a fine 2018) e questo fa ben sperare per il 2019: le lungaggini per le immatricol­azioni delle nuove auto, in base agli standard europei anti-inquinamen­to WLTP, sono un fenomeno circoscrit­to alla fine del terzo trimestre ed inizio del quarto trimestre 2018. La produzione industrial­e dovrebbe dunque migliorare via via quest’anno, grazie al settore auto, sostenendo la crescita. Ma senza grandi slanci: «Alla luce degli ordini in calo e dei deboli indicatori sul clima di fiducia, l’andamento dell’industria dovrebbe continuare ad essere sottotono», ha commentato il ministero dell’Economia tedesco in una nota che accompagna la pubblicazi­one delle statistich­e: Berlino ha tagliato all’1% la crescita del Pil nel 2019.

FRANCOFORT­E

PER CENTO

La crescita media della Germania nel periodo 20142017, una espansione durato nove anni, con una sequenza di trimestri positivi che non si vedeva dalla riunificaz­ione

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