Brusca frenata per la locomotiva tedesca
Sarebbe comunque evitata la recessione tecnica negli ultimi due trimestri 2018
Dal nostro corrispondente Il rallentamento della crescita in Germania si sta rivelando più brusco e peggiore di una moderazione scontata e contenuta dopo un ciclo molto robusto: da mesi ormai le previsioni vengono continuamente riviste al ribasso e con tagli drastici fino allo zero virgola. Ieri la Commissione europea, nelle previsioni economiche d’inverno, ha abbassato la crescita del Pil tedesco per quest’anno all’1,1% dall’1,8% pronosticato in autunno, pur se lasciando invariato un rimbalzo di +1,7% nel 2020. Più severa DIHK, l’associazione delle camere di commercio e industria tedesche, che ieri ha tagliato pesantemente le sue previsioni per il 2019 arrivando allo 0,9% dal precedente 1,7 per cento. In quanto al 2018, la Germania ha chiuso l’anno con una “recessione industriale”: la produzione industriale ha registrato un -0,4% in dicembre, come reso noto ieri dall’istituto statistico Destatis, portando in segno negativo il terzo e quarto trimestre del 2018 rispettivamente a -1,7% e -1,5 per cento. Sarebbe comunque stata evitata la recessione tecnica negli ultimi due trimestri del 2018, stando all’ufficio statistico tedesco: il Pil sarebbe cresciuto, anche se di pochissimo, nel quarto trimestre.
Sono diversi i fattori, esterni ma anche interni, che stanno provocando il deterioramento dell’andamento dell’economia in Germania, dopo una crescita media del 2,1% nel periodo 2014-2017 e dopo un periodo in espansione durato nove anni, con una sequenza di trimestri positivi che non si vedeva dalla riunificazione. Il rallentamento della crescita mondiale, il peggioramento del commercio estero dovuto alla guerra dei dazi e al protezionismo dell’amministrazione Trump, il calo della fiducia tra imprese e famiglie per il diffuso clima di incertezza, alimentato in Europa anche da Brexit e – questa la tesi spesso citata in Germania .- dai timori sulla sostenibilità a medio-lungo termine dei conti pubblici in Italia: tutto questo ha influito negativamente sulla domanda esterna e quindi sulla crescita da export, in un’economia come quella tedesca fortemente collegata alla performance delle esportazioni. La Commissione europea ha tuttavia rilevato un andamento dei consumi privati deludente, in un contesto di occupazione piena e di salari al rialzo. DIHK, che ha reso noti i risultati di un sondaggio tra 27mila imprese, ha sottolineato l’importanza della carenza di manodopera qualificata e specializzata tra i freni alla crescita economica, e il Paese arretrato sotto il profilo della digitalizzazione.
Tra le cause del rallentamento, tuttavia, alcune hanno natura temporanea (per esempio il basso livello dei fiumi che ha caratterizzato alcuni mesi a fine 2018) e questo fa ben sperare per il 2019: le lungaggini per le immatricolazioni delle nuove auto, in base agli standard europei anti-inquinamento WLTP, sono un fenomeno circoscritto alla fine del terzo trimestre ed inizio del quarto trimestre 2018. La produzione industriale dovrebbe dunque migliorare via via quest’anno, grazie al settore auto, sostenendo la crescita. Ma senza grandi slanci: «Alla luce degli ordini in calo e dei deboli indicatori sul clima di fiducia, l’andamento dell’industria dovrebbe continuare ad essere sottotono», ha commentato il ministero dell’Economia tedesco in una nota che accompagna la pubblicazione delle statistiche: Berlino ha tagliato all’1% la crescita del Pil nel 2019.
FRANCOFORTE
PER CENTO
La crescita media della Germania nel periodo 20142017, una espansione durato nove anni, con una sequenza di trimestri positivi che non si vedeva dalla riunificazione
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