Brexit e dazi gli ostacoli sulle rotte del nostro export
Le aree più promettenti per l’ Italia sono però quelle più pericolose Nel 2019 la crescita dell’export proseguirà, ma in rallentamento
Secondo gli esperti della Sace nel 2019 il ritmo degli scambi commerciali rallenterà la corsa. Turchia e Argentina i Paesi più a rischio
Si addensano nubi. Attraverseremo turbolenza. Allacciare le cinture.
Se l’ anno scorsoi pericoli per il nostro export erano più legati al riaccendersi di conflitti e ritorsioni commerciali dal Medio Oriente alla Corea del Nord, dal Maghreb all’Iran, la “Mappa dei Rischi 2019”, elaborata da Sace – che con Simest costituisce il Polo per l’internazionalizzazione del gruppo Cassa Depositi e Prestiti –, fotografa un quadro più articolato. Che comprende turbolenze sui paesi emergenti (Argentina e Turchiasututti), ma an che unrallentamento dell’economia Usa(Paesecheha trainato tutta l’impennata del nostro export in questi anni) e la volatilità del suo mercato azionario. Restano gli effettidi un ritorno al protezionismo (egli effetti diei dazi incrociati), ma anche la prospettiva di una Brexit” disordinata” in un Paese che assorbe com un que oltre 23 miliardi del nostro export.
Luci e ombre
Secondo Sace, nel 2019 la crescita del nostro export proseguirà, ma in rallentamento. Il problema, spiega Alessandro Terzulli, chief economist di Sace è c he«le geografie più promettenti per le esportazioni italiane sono anche quelle con un profilo di rischio più elevato. Ri schi e opportunità vanno insieme: Brasile, India, Indonesia e Vietnam, geografie con un profilo di rischio medio-elevato, sono mercati emergenti destinati a ricoprire crescente importanza nel prossimo futuro, così come la Russia si conferma un mercato strategico, con profilo di rischio in miglioramento ma ancora elevato».
Intermini dirischio-opportunità, in vece, prosegue Terzulli «tra le migliori destinazioni spiccano Emirati Arabi Uniti, il Qatar, la Colombia ,la Repubblica Cecaela Cina, nonostantela decelerazione a cuiandràin contro. GliStatiUniti, destinazione tradizionale del nostro export, rimangono una meta a elevato potenziale, anche se risentiranno dell’imminente rallentamento economico.
Non proprio una buona notizia per lenostre Pmi, che esportano mas pesso non producono in loco (mentreinmolti mercati un sito produttivo mette al riparo da rischi di cambio e dazi).
Chi scende
Peggiorate Turchia, Argentina e alcuni mercati nel Golfo (Oman e Bahrain). In India e Indonesia i rischi sono connessi al deprezzamento delle valute e alla pressione sulle riserve valutari. Mentre in Brasile il rischio-incertezza è bilanciato dalle grandi riserve valutarie. Fra gli emergenti si segnalano i miglioramenti di Russia e Polonia.
Il Regno Unito, per ora, perde solo un punto. Anche se mercoledì, le associazioni degli agricoltori Ue (CopaCogeca), dell’industria alimentare (FoodDrinkEurope) e gli importexport di derrate (Celcaa), in una lettera al capo-negoziatore Michel Barnier, hanno chiesto fondi speciali per tamponare eventuali crisi di mercato, assistenza legale per i produttori di Dop e Igp europei e misure straordinarie su dogane, etichettatura, sicurezza alimentare e trasporti.