Generali, Mediobanca vuole continuità Conti ancora in risalita
Dopo aver mandato in soffitta il vecchio patto di sindacato, sostituito da un accordo “leggero” sul 20,73% del capitale, Mediobanca si presenta al mercato con la «miglior semestrale di sempre», chiusa con ricavi in crescita del 9% a 1.277 milioni, risultato operativo al netto delle rettifiche su crediti in aumento del 16% a 606 milioni e utile netto di 450,5 milioni, in calo rispetto ai 476,3 milioni del primo semestre precedente solo per l’assenza di plusvalenze su cessioni azionarie (che nel periodo luglio-dicembre 2017 erano state pari a 94,4 milioni). Sul fronte dei requisiti Srep, la Bce ha richiesto a Mediobanca di detenere, a partire dal prossimo 1° marzo, un livello di Cet1 ratio su base consolidata dell’8,25% mentre il parametro dell’istituto si attesta già al 13,87%.
Jean Pierre Mustier, ceo di UniCredit - che, dopo lo svincolo delle azioni di Vincent Bolloré, è di gran lunga il primo singolo azionista - ha ammesso ieri che avrebbe voluto un «patto forte» per garantire che Mediobanca e Generali restino «italiane, indipendenti e quotate in Italia». Però, ha aggiunto il manager transalpino, gli altri soci erano di diversa idea e «ha prevalso la maggioranza». Mentre parlava Mustier, l’ad di Mediobanca Alberto Nagel in conference call con gli analisti trattava lo stesso argomento, esprimendo soddisfazione per il «buon lavoro» svolto dai soci storici e dal consiglio che ha permesso all’istituto milansese di avere un azionariato stabile che ha saputo «prender coscienza del fatto che Mediobanca ha più del 50% del capitale in mano a investitori istituzionali», in prevalenza esteri. «Era importante fare un ulteriore passo avanti in termini di regole di governance, in particolare nella nomina del consiglio», ha sottolineato l’ad di Piazzetta Cuccia e i soci stabili «hanno deciso di conferire al consiglio questa prerogativa piuttosto che continuare ad esercitarla». Nagel ha anche ricordato che con le ultime novità aumenterà il peso del titolo negli indici di Borsa dal momento che anche l’azionariato del patto di consultazione in parte sarà classificato come flottante, dato che non ci sono più limitazioni alla possibilità di vendere o di fare trading con la quota.
Quanto a Generali, di cui Mediobanca è il primo azionista con il 13%, Nagel ha auspicato «continuità» nella conduzione della compagnia. «Generali ha approvato un piano a novembre che va, dal nostro punto di vista, nella direzione giusta. Per noi è auspicabile che il nuovo consiglio sia in condizione di realizzare quel piano e, quindi, sia un consiglio in continuità». Un implicito endorsement, in particolare, all’ad Philippe Donnet in vista del rinnovo del consiglio. Mediobanca preparerà la lista di maggioranza, probabilmente con poche modifiche, ma - considerato che l’assemblea si terrà il 7 maggio - ancora non si è iniziato a ragionarci concretamente. Resta sempre in pole position Gabriele Galateri per un altro mandato alla presidenza. altre candidature per ora nè sono emerse, nè sono arrivate indicazioni dai due soci - Caltagirone e Del Vecchio che stanno arrotondando le rispettive quote verso il 5%. Non ci sono evidenze che i due azionisti si muovano in concerto e per quanto riguarda Mediobanca - ha detto Nagel - si tratta di decisioni di investimento che «ciascuno prende nella sua autonomia e per noi sono un dato di fatto».