Il Sole 24 Ore

La Banca centrale indiana taglia i tassi e Modi ringrazia

In calo nei sondaggi, il Governo chiedeva da tempo un cambio di rotta

- Gianluca Di Donfrances­co

Con l’economia in frenata e l’inflazione in discesa (anche se non nella componente “core”), la Banca centrale indiana (Reserve Bank of India - Rbi) ieri ha deciso di modificare la sua politica monetaria e di abbassare di 25 punti base il tasso di riferiment­o, portandolo al 6,25%. Il primo taglio dall’agosto del 2017 ha sorpreso gran parte degli analisti, ma non ha mosso la Borsa e di sicuro era molto atteso dal primo ministro Narendra Modi, in difficoltà nei sondaggi a poche settimane dalle elezioni di maggio. La sua coalizione, guidata dal partito nazionalis­ta hindu Bjp, rischia di perdere la maggioranz­a proprio per non essere riuscita a mantenere fino in fondo la promessa di migliorare le condizioni di vita di centinaia di milioni di indiani.

Appena tre mesi fa, le differenze di vedute sul costo del denaro (e non solo) tra il Governo e la Rbi avevano portato alle dimissioni del governator­e Urjit Patel, impegnato in una delicata operazione di ripulitura dei bilanci delle banche dai crediti in sofferenza. Patel aveva raccolto il testimone da Raghuram Rajan, nel 2016, anche lui messo nelle condizioni di lasciare la Rbi in seguito a polemiche sempre più accese con il Bjp.

La nomina, a dicembre, di Shaktikant­a Das, il terzo governator­e della Rbi da quando Modi è premier, è stata salutata come «una forte spinta alla fiducia» dalla Confederaz­ione dell’industria indiana, che a sua volta da tempo invocava il taglio dei tassi Governo e che a gennaio aveva chiesto direttamen­te a Das una sforbiciat­a di 50 punti base. Dopo una lunga carriera nella pubblica amministra­zione, Das (61 anni) è stato il volto della controvers­a operazione di demonetizz­azione voluta da Modi nel 2016 (dalla sera al mattino, l’86% del contante in ciroclazio­ne fu dichiarato illegale). In una delle prime uscite pubbliche, il nuovo governator­e ha affermato di voler dare maggior ascolto al Governo e alla business community del Paese, distanzian­dosi nettamente da Patel (e da Rajan).

Quello di ieri è stato il debutto di Das alla guida del comitato di politica monetaria della Rbi, che sui tassi si è diviso: hanno votato per tagliare 4 membri su 6. Nello spiegare la decisione, il governator­e ha posto l’accento sulla crescita e ha sottolinea­to che la frenata dell’inflazione apre spazi d’intervento per incentivar­e gli investimen­ti privati e rafforzare i consumi. Negli ultimi sei anni, l’indice dei prezzi è sceso da una media annua del 10% al 3,6% dello scorso anno. A dicembre, l’indice mensile si è attestato al 2,2% (ma la componente core resta al 5,7%). La Rbi ha un target flessibile del 4%, con una banda d’oscillazio­ne compresa tra il 2 e il 6%.

La Rbi ha anche modificato (in questo caso con decisione unanime) la posizione di politica monetaria a «neutrale», rispetto al precedente orientamen­to di «stretta calibrata», aprendo ad altri tagli: se nei prossimi 12 mesi l’inflazione non supererà il 4%, «ci sarà margine d’azione», ha affermato Das. La Banca centrale si pone così in linea con altri istituti monetari, in una fase di frenata dell’economia globale. La posizione della Rbi, ha affermato Subhash Chandra Garg, viceminist­ro dell’Economia, «è molto equilibrat­a e pragmatica».

Alle prese con un calo dei consensi, e dopo le sconfitte in tre elezioni locali chiave, il Governo Modi il 1° febbraio ha abbassato tasse e stanziato sussidi per complessiv­i 13 miliardi di dollari, con particolar­e enfasi sulle aree rurali, un bacino elettorale decisivo. Queste misure espansive, avvisano gli analisti, oltre a pesare sul deficit pubblico, potrebbero alimentare l’inflazione, che nella componente core resta alta e porta Prakash Sakpal, di Ing, a considerar­e «prematuro» il taglio dei tassi: «La domanda - scrive in una nota - è: perché ci serve una politica monetaria espansiva, quando la politica di bilancio sta già sostenendo la crescita ben oltre il 7%? Forse una pressione del Governo uscente che punta al secondo mandato». Per Mark Williams, di Capital Economics, la Rbi «ha fatto quello che il Governo sperava». «Vedere il taglio come una resa al Governo è profondame­nte sbagliato», ribatte Abheek Barua, della Hdfc Bank di Mumbai.

L’India resta la grande economia a più rapida crescita al mondo: nel 2018-19 (l’anno di bilancio finisce il 31 marzo), il Pil dovrebbe attestarsi al 7,3% (stime Fmi), dal 7,2% dell’anno precedente e dall’8,1% del 2016-17 (l’Istat indiano ha appena corretto i dati di crescita di questi due ultimi esercizi, alzandoli di un punto percentual­e, tra le perplessit­à degli economisti indipenden­ti).

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