Vago (Smi): «Sempre primi a essere colpiti»
Il calo di export e consumi ha effetti diretti sui settori dei beni non durevoli
«Sono preoccupato perché i numeri non mentono. Non sono sorpreso, perché non mentono neppure i colleghi che sento ogni giorno e da tempo segnalano criticità. Ma resto ottimista, come deve essere ogni imprenditore e spero sia ancora possibile, con la collaborazione di tutti, invertire la rotta». Marino Vago, presidente di Sistema moda Italia (Smi) e industriale del tessile, commenta così i dati Istat e spiega: «La filiera del tessile-modaabbigliamento è tra le più vulnerabili nelle fasi recessive. I primi tagli dei consumi e quindi della produzione, vengono fatti ai beni non durevoli».
I dati di dicembre certificati ieri erano largamente attesi: «Il primo semestre del 2018 era stato molto positivo, ma già da giugno avevamo visto un forte rallentamento, in particolare nella parte a monte della filiera. Una reazione alle crescenti incertezze del mercato interno, in crisi da tempo, e dei mercati esteri – precisa Vago –. Come sempre quando lo scenario è incerto, per motivi economici ma anche geopolitici, le aziende, se le hanno, attingono alle scorte e la produzione inevitabilmente rallenta. In attesa di certezze o di tempi migliori».
Tempi migliori che non sembrano all’orizzonte: «Il 2019 si è aperto con lo spettro di guerre commerciali globali e col rallentamento di ogni economia, persino di quella cinese – aggiunge il presidente di Smi –. Ora dobbiamo fare i conti anche con le tensioni con la Francia, partner strategico del tessilemoda italiano: è il primo mercato dei nostri prodotti e molte aziende francesi hanno scommesso sulla nostra manifattura e investito molto in Italia. Quello che non abbiamo bisogno è che il nostro Paese sia visto come fonte di nuove incognite ».
Vago ricorda che il tessile-modaaccessorio (Tma) è il secondo settore manifatturiero per occupati (circa 600mila) e nel 2018 ha avuto un surplus commerciale di 23 miliardi. «Il Governo si è impegnato a rifinanziare il Tavolo della moda, soprattutto sul fronte della promozione. Aspettiamo fiduciosi, perché non chiediamo sussidi, ma sostegno per l’internazionalizzazione».