Vandelli ora guarda al risiko: «Più forti grazie ai soci stabili»
In vista focus sull’efficienza del modello operativo e sui ricavi da commissioni
I dettagli del nuovo piano industriale si conoscerannoil 28 febbraio, all’indomani dell’approvazione da parte del Cda modenese. Ma certo la doppia mossa presentata ieri al mercato, con l’acquisizione di Unipol Banca e il contemporaneo riacquisto delle minorities in Sardegna, è un primo fondamentale tassello del quadro che il ceo del gruppo modenese andrà a presentare a fine mese. Del resto in un colpo solo la banca emiliana ieri ha aumentato le proprie dimensioni, semplificato il proprio assetto societario e accelerato il processo di derisking, pur confermando sostanzialmente la dotazione patrimoniale. Un gioco ad incastri che oggi, dopo un’attesa certo non breve (del riassetto in Sardegna si parla da almeno due anni), il ceo Alessandro Vandelli al Sole 24Ore non esita a definire «cruciale» per il futuro di Bper.
A cambiare del resto è anche l’assetto azionario. In virtù dello scambio, la Fondazione Sardegna sale dal 3% al 10%, e andrà al 15% circa una volta convertito il bond da 150 milioni. Dall’altra parte c’è il gruppo Unipol, il cui ceo ha già annunciato di voler salire dall’attuale 15% al 20%. «Avere una compagine azionaria del genere dà stabilità alla governance - spiega il manager - e credo che possa aiutare anche in vista del risiko per cui ci vogliamo far trovare pronti». Con l’Ente sardo, peraltro, si scioglie il nodo della doppia compartecipazione: a monte, nel capitale di Bper, e a valle, nella controllata Banco di Sardegna. E in parallelo Unipol si libera della controllata bancaria (paradossalmente un competitor della propria partecipata) e diventa azionista puro, confermandosi un «partner industriale forte».
I benefici economici del doppio deal «troveranno spazio» nel contesto del nuovo piano. Un piano che si svilupperà su tre grandi direttrici. La prima è relativa «all’efficientamento del gruppo e della macchina operativa, e in questo senso l’operazione su Banco di Sardegna ne è un esempio». La seconda guarda invece allo «sviluppo del business: al centro c’è anzitutto la componente commissionale, dalla bancassurance, su cui stiamo lavorando con energia, ai servizi qualificati, dal private al wealth management fino ad arrivare allo sviluppo del credito al consumo». La spinta su questo fronte emerge già nel bilancio 2018, che si è chiuso con un utile netto pari a 402 milioni di euro, il più elevato della storia del gruppo, anche grazie alla voce delle commissioni nette, che risultano in crescita del 4,8% pari a 776,3 milioni. Su questo versante Vandelli vuole fare di più, e in prospettiva non nasconde anche la volontà di rafforzare nel medio periodo la collaborazione con l’azionista Unipol, magari in una logica vicendevole in cui «alla vendita di prodotti assicurativi nelle nostre filiali» si affianchi l’offerta di prodotti bancari nella rete agenziale del gruppo assicurativo. Altro fronte di attenzione sarà quello dedicato alla conferma della «solidità patrimoniale, con un profilo di rischio contenuto». Nel frattempo, è in dirittura d’arrivo anche il dossier Arca: «massima sintonia» con PopSo, con cui verrà spartito il 40% del capitale eredità delle due ex Venete finite in liquidazione.