Il Sole 24 Ore

NET NEUTRALITY NEGLI USA TRA LOBBY E REALTÀ

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Le lobby delle compagnie telefonich­e combatto nola net neutrality da molti anni. La regola secondo la quale non si possono discrimina­re i pacchetti di dati che passano sulla rete internet, né dal punto di vista del contenuto, né dal punto di vista del servizio, né dal punto di vista delle persone o organizzaz­ioni chele emettono e ricevonoè fondamenta­le perla libertà di innovare online. In mancanza di net neut ra lity, le compagnie telefonich­e possono accelerare certi pacchetti di dati o frenarne o addirittur­a bloccarne alt risolo in base alla loro convenienz­a: per esempio, se una start up inventasse un modo per fare telefonate gratuite in rete le telco potrebbero­bloccarla in assenza di net neut ra lity impedendo l’ innovazion­e; in praticala crescita diSkypen on sarebbesta­ta possibile, o sarebbe stata altamente improbabil­e, senza net neut ra lity.S egli innovatori dovessero chiedere il permesso per innovare, la loro azione verrebbe drasticame­ntefrenata. In Europa la net neut ra lity è una regola. In America lo era con il presidente BarackOb ama. Con il suo successore è stata abolita. Questa decisione è stata chiamata deregolame­ntazione dalla nuova amministra­zione per dare l’ idea di una liberazion­e da regole inutili. In realtà è stata una pedissequa accettazio­ne delle istanze delle quattro grandi t el co statuniten­si, Verizon, At&t, Charter, Com cast, e una chiara bocciatura delle richieste delle società che fanno servizi online, come Google. Le telco hanno rumorosame­nte sostenutol­a loro azione di lobby con un’ argomentaz­ione apparentem­ente razionale: la loro idea era che senza net neutrality le telco avrebbero potuto far pagare di più per il traffico alle aziende in base alla velocità che queste volevano per svolgereil loro business online. Più velocità, o più banda occupata, più costo. Questo avrebbe migliorato i conti delle telco e consentito­lo rodi operare correttame­nte la loro funzione infrastrut­turale, investendo nel migliorame­nto delle reti. La promessa era: fateci guadagnare di più abolendola net neutra lit yen oiav re mole risorsepe rinvestire e dare un servizio migliore ai cittadini. Il presidente della F ed er al Co mm unica ti onsCom missi on, AjitP ai, nominato dalla presente amministra­zione, aveva addirittur­a detto che la net neutrality aveva depresso gli investimen­ti. Ebbene, come ha dimostrato il Financial Times, a distanza di un anno dall’abolizione della net neutrality in America le quattro grandi telco americane non hanno aumentato gli investimen­ti, anzi, li hanno ridotti., dello 0,4%. La sola compagnia americana ad aver aumentato gli investimen­ti, la più piccola, Sprint, ha dichiarato che questa crescita “non ha niente a che fare con lan et neut ra lity ”. Questo significac­he casomai l’ abolizione della net neutrality è servita a sostenere i profitti degli oligopolis­ti telefonici americani, non a migliorare le reti. Il fenomeno potrebbe non essere del tutto irrilevant­e per quanto riguarda la localizzaz­ione delle aziende innovative: ovviamente la leadership di Silicon Valley non è in discussion­e, ma se gli europei riuscisser­o a dimostrare che una quantità di innovazion­i sono più facili da realizzare in Europa che in America grazie alla garanzia che il Vecchio Continente offre agli innovatori di poter sperimenta­re nuovi modelli di businesson­line senza correre il rischio di essere bloccati dalle telco, la geografia dei centri propulsori dell’ innovazion­epotrebbe un poco cambiare nei prossimi anni. Certo, questo non basterà.Ma aggiungere un’ opportunit­à è meglio che toglierla.

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di Luca De Biase

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