Il Sole 24 Ore

Alta velocità, 18mila ore di ritardo L’Authority: ora rivedere l’orario

Misure di Rfi anti-emergenza ma il garante denuncia l’uso intensivo della rete

- Giorgio Santilli

I treni ad Alta velocità, Frecce e Italo, hanno accumulato oltre 18mila ore di ritardo nel 2018, 4.460 in partenza e 13.687 a destinazio­ne, con un peggiorame­nto del 50,5% sul 2017. Ritardo medio di 7 minuti e mezzo. Da Rfi (Fs) misure straordina­rie di emergenza. Ma l’Autorità dei trasporti scende in campo e chiede di riprogetta­re l’orario e alleggerir­e Termini e Milano Centrale.

Più di 18mila ore di ritardo, 4.460 in partenza e 13.687 a destinazio­ne, per i treni dell’Alta velocità italiana, Frecce e Italo, nel 2018. All’arrivo il peggiorame­nto è del 50,5% rispetto al 2017, 821.200 minuti, 2,5 volte quelli del 2014. Per ciascuno dei 111.387 treni effettuati lo scorso anno il ritardo medio è di 7 minuti e mezzo. Solo il 34,8% dei treni sono arrivati a destinazio­ne in orario contro il 39,9% del 2017, mentre il 38,9% ha un ritardo superiore a 5 minuti contro il 32,6% del 2017. I bilanci finali del 2018 (dati tratti dal «Portale informativ­o circolazio­ne» di Rfi) confermano l’anno nero dei treni veloci, con un peggiorame­nto di 5-6 punti percentual­i medi, che ha avuto per altro un riflesso sulla puntualità dei treni regionali, scesa dal 58,6% al 57,4% e dal 92,5% al 91,6% se si considera la fascia di cinque minuti.

Il quarto trimestre del 2018 ha segnato il momento più alto di crisi. Ottobre e novembre drammatici, con la discesa nell’inferno dove più della metà dei treni arrivava con ritardo superiore a 5 minuti (sono compresi i ritardi dovuti a cause esterne). È andata meglio a dicembre (40,9%) e poi a gennaio 2019 (36,9%) dopo l’allarme lanciato dal neoamminis­tratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti, che ha chiesto alla controllat­a Rfi, società di gestione della rete, un pacchetto di misure straordina­rie di emergenza: primi ritocchi all’orario, la cancellazi­one di oltre un terzo dei cantieri programmat­i sulla rete (è rimasto un solo «rallentame­nto» sulla Torino-Salerno), una stretta sulle norme di circolazio­ne come quella eccezional­e di chiudere le porte dei treni in anticipo (fino a un minuto) rispetto all’orario di partenza, task force di dirigenti in sale operative per ottimizzar­e le soluzione ai conflitti fra treni Av e regionali. Il migliorame­nto c’è stato ma le stesse Fs definiscon­o queste misure «aspirine» mentre si lavora agli «antibiotic­i». Aiuterà l’entrata in funzione del nuovo piano regolatore della rete di Brescia e, sul fronte dei pendolari, l’arrivo dei nuovi treni Pop e Rock dotati di forte accelerazi­one (fondamenta­li per liberare rapidament­e il binario al treno successivo). Una svolta importante sarà l’utilizzo del sistema di controllo elettronic­o della marcia del treno, Ertms, anche sulla Direttissi­ma Roma-Firenze e, nella versione Ertms High Definition, nei nodi urbani di Milano e Roma. Garantisce un salto di regolarità, sicurezza, capacità. Ma è chiaro che ormai il tema dei ritardi è centrale per la ferrovia italiana e mette in discussion­e il funzioname­nto del modello stesso dell’Alta velocità: si cercano colpevoli e responsabi­lità ma anche soluzioni per evitare che la saturazion­e delle linee, in certi orari e tratte, mandi in tilt il sistema.

L’ Autorità di regolazion­e dei trasporti( Art) ès casa incam po chiedendo a Rfi interventi struttural­i urgenti oltre le misure di emergenza. Per Art va riprogetta­to completame­nte l’orario dei treni cominciand­o dall’estate prossima. Per Rfi sarà possibile a fine 2019 se si troverà un’intesa con Trenitalia e Italo e le altre 32 imprese ferroviari circolanti sulla rete, mentre l’Autorità chiede già dall’estate 2019.

La tesi dell’Autorità è chiara: la rete non è satura, si può ottimizzar­e molto per fare spazio a più treni e farli viaggiare a una velocità più uniforme; il

modello concorrenz­iale è stato decisivo nel decretare il successo dell’Av italiana che ha cambiato il trasporto passeggeri in Italia; i problemi da sovraccari­co sulla rete vanno affrontati subito con un salto di efficienza nella gestione della rete stessa. Per esempio, con sistemi e software di assegnazio­ne delle tracce innovativi (in effetti Rfi sta dismettan do il vecchio sistema R oman per passare a un algoritmo innovativo che sarà presto al servizio della squadra dei 40 progettist­i dell’orario). La concorrenz­a va protetta e semmai rafforzata, sostiene l’Art, dando più informazio­ni agli operatori e ai clienti del treno. Mercati più trasparent­i. L’ algoritmo(si chiama« scenario tecnico ») va reso pubblico. E non manca il richiamo all’indipenden­za di Rfi, che è nel gruppo Fs insieme a Trenitalia (uno dei giocatori) ma è soggetta a norme che ne impongono la neutralità da arbitro.

C’è un’altra chiave di lettura dei disagi di oggi, diversa da quella dell’Autorità e che anzi mette sotto accusa proprio le scelte fatte dall’Autorità in questi anni. Il responsabi­le dei disagi sarebbe «lo sfruttamen­to intensivo e crescente della rete».

Che lo sfruttamen­to della rete prima di capire se sia bene o male - ci sia è evidente dai numeri: i treni Av sono passati dai 67.344 del 2014 ai 111.387 del 2018 (+65%). Le aree di maggiori criticità sono tre: la direttissi­ma Roma-Firenze, Milano Centrale e Roma Termini. I volumi della direttissi­ma sono passati dai 252 del 2014 ai 317 del 2018 di cui 242 mercato. La capacità commercial­e è di 220 treni per senso di marcia: 72% di riempiment­o contro l’80% che indica saturazion­e, quando l’Unione internazio­nale delle ferrovie (Uic) indica il 60% come limite ottimale. Milano centrale è passata da 573 treni del 2015 a 673 del 2018. Termini da 734 del 2015 a 933 del 2018 e arriverà a 963 nel 2019.

Ma è un bene o un male che la rete sia utilizzata al massimo, per dare più servizi ai cittadini, per far crescere il numero dei passeggeri, per garantire bilanci in equilibrio agli operatori ferroviari, per ripagare gli investimen­ti fatti? Il partito dello «sfruttamen­to eccessivo» ha avuto nei giorni scorsi un portavoce nel senatore di Forza Italia Diego Sozzani: le norme dell’Autorità, ha detto, con riferiment­o alla garanzie di accessibil­ità e alla riduzione dei canoni per Trenitalia e Italo, «portano alla congestion­e della rete e gli utenti pagano i ritardi».

L’Autorità non si sposta dalla propria strada: la concorrenz­a e la regolazion­e hanno consentito la crescita del traffico a beneficio dei passeggeri. Un so lodato( Fonte Irg Ra il)p erri affermare il primato italiano in Europa: nel triennio 2015-2017 i passeggeri-km dell’ Avita liana sono cresciuti del 22,2% e quello dei treni-km offerti del 32,52%, mentre in Francia la crescita dei passeggeri è stata del 5,47% e i treni sono diminuiti del 6,86% e in Spagna i passeggeri sono cresciuti dell’8,67% e i treni offerti dell’1,33%. Questo con una rete Av che in Italia è pari a un terzo.

C’ è una terza soluzione per risolvere i disagi: nuove infrastrut­ture. Si dovrebbe ripartire dal sottopasso di Firenze che sulla distanza Roma-Milano consente di risparmiar­e 20 minuti e soprattutt­o consente, come già acade a Bologna, di separare treni Ave regionali. L’ altra urgenza è la Direttissi­ma, che risale al 1969. Ci vorrebbero binari nuovi, adeguati al resto della rete dove si possa viaggiare a350km/h( oggi 250 km/h). Ma se nel primo caso si attende l’opera da 16 anni, nel secondo sarebbe tutto da progettare. Un tema presto ineledubil­e ma che produrrà effetti su chi viaggia non prima di venti anni.

Il confronto con Francia e Spagna evidenzia il primato dell’Av concorrenz­iale italiana nonostante la rete sia un terzo

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy