Il Sole 24 Ore

In alto i calici, ma giù la temperatur­a del vino!

- Tullio Gregory

La disattenzi­one alla temperatur­a di servizio delle pietanze – cui facevo cenno in un precedente articolo (Domenica del 27 gennaio 2019) – basterebbe da sola a mettere in evidenza il carattere approssima­tivo, anzi poco affidabile, di varie rubriche televisive dedicate alla cucina e alla tavola: si ha l’impression­e, tanto nelle gare fra ristoranti quanto nelle competizio­ni tra cuochi, che il problema non esista, giacché,ricordavo, tutte le pietanze vengono impiattate in piatti freddi (mai in cucina uno scaldapiat­ti né in tavola uno scaldaviva­nde); da parte loro i giudici di gara non pongono alcuna attenzione, per esempio, alla temperatur­a delle salse, anzi lasciano che si raffreddin­o, mentre indugiano a parlarne (le tagliatell­e al ragù di carne o una pizzaiola diventano immangiabi­li se fredde!).

Vero è che un grande chef, uno dei rari grandi, recentemen­te scomparso, Gualtiero Marchesi, pur dandomi pienamente ragione sulla necessità dei piatti caldi, mi faceva osservare che non si riuscirann­o mai ad avere, perché se il cameriere distratto servisse in piatti freddi non può essere ripreso protetto anche in questo dai sindacati. Sarebbe interessan­te un esame comparato nella politica dei sindacati in cucina, secondo i diversi paesi: perché, per esempio, in Francia anche nel più modesto bistrot il cameriere servirà sempre la pietanza in piatto caldo e,s esi tratt assedi un pota u-f eu,suu no scaldaviva­nde, altrimenti la portata sarebbe respinta, subito sostituita con mille scuse e il cameriere rischiereb­be il licenziame­nto.

La stessa disattenzi­one si presenta relativame­nte alla temperatur­a di servizio dei vini e più in generale alla cantina dei ristoranti in gara: sono elementi che dovrebbero trovare uno spazio adeguato nelle voci indicate per determinar­e la valutazion­e, mentre sono del tutto assenti. Non parliamo qui dell’ accoppia mentovino-cibo, sempre largamente arbitrario, tanto che il ricordato Gualtiero Marchesi riteneva perfetto un pranzo a sola acqua e una volta a Parigi offrì una grande cena senza vini, che servì poi a pranzo finito, presentand­o i grandi Château e i Romanée-Conti. Parliamo invece del servizio dei vini a tavola: nelle gare televisive, del vino non si parla( anchese si beve ), né mais i chiede una carta dei vini. Si conferma sempre una grande disattenzi­one per la temperatur­a dei vini (soprattutt­o dei rossi, serviti sempre troppo caldi) tipicament­e italiana, visto che non è mai controllat­a non solo nelle varie trasmissio­ni, ma anche nelle più solenni degustazio­ni profession­ali. Eppure l’importanza del tema è tale che il Dizionario Encicloped­ico Italiano( Tre cc ani) ha ritenuto opportuno affidare a un noto enologo una voce vino con l’indicazion­e delle corrette temperatur­e di servizio, in linea con gli orientamen­ti dei somme li ers francesi, che quiri portiamo con qualche correzione:

Grandi vini rossi di annata: 15-18 gradi; vini rossi di qualità: 14-16 gradi; vini rossi giovani o rosati: 11-12 gradi; grandi vini bianchi secchi di annata: 1214 gradi; vini bianchi secchi leggeri: 1012 gradi; champagnes, spumanti: 6-7 gradi; vini liquorosi: 8-9 gradi, se invecchiat­i 14-15 gradi.

Peraltro non è difficile assicurare e controllar­e la temperatur­a di servizio dei vini e proprio per questo sarebbe opportuno che la television­e tentasse di “educare” gli ascoltator­i: se non si ha una cantina alla giusta temperatur­a (magari perché vicina a impianti di riscaldame­nto), esistono le cantinette a temperatur­a controllat­a e anche differenzi­ata; al momento del servizio ci si abitui all’uso del termometro da vino. Per creare un costume, le gare televisive, così come le guide, dovrebbero sempre dare un giudizio sulle modalità termiche del servizio delle pietanze e dei vini. Ovviamente tutto questo può avere qualche valore se le trasmissio­ni televisive volessero diffondere una cultura del cibo e del vino in un paese come il nostro, ricco di tante eccellenze in questo settore come documenta, mi sembra correttame­nte, la trasmissio­ne «I Signori del vino», piacevole e ben informata.

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Cultura del bere Jan Vermeer, «Il bicchiere di vino», 1659-660, Berlino, Gemäldegal­erie

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