Il Sole 24 Ore

Quel design sul ramo del lago di Como...

- Stefano Salis

Provate a immaginare una nazionale del design-architettu­ra, siamo nell’anno di grazia 1957.Un album di figurine: Gio Ponti (naturalmen­te, per me, il primo) e poi, in ordine sparso, Franco Albini, Melchiorre Bega, Bruno Munari, i fratelli Castiglion­i, Ico Parisi, Enzo Mari, Osvaldo Borsani. E ancora, svariando generi e prospettiv­e: Mangiarott­i, Caccia Dominioni, Belgiojoso, Gardella, Manlio Rho, Morassutti, fino a Lucio Fontana, Roberto Sambonet, Cini Boeri. Ok, si è capito. C’erano tutti, alla Villa Olmo di Como a quella prima, grande mostra sull’arredament­o di interni che si svolse nel luglio-agosto di quell’anno. Il catalogo dell’esposizion­e, praticamen­te introvabil­e (una sola traccia, vecchia, su Maremagnum), Colori e forme nella

casa d’oggi torna oggi per una mirabile iniziativa dell’Ance (Associazio­ne costruttor­i edili) di Como con la casa editrice Nodolibri (pagg. 192, € 22,00).

Ed è uno scrigno di meraviglie. A partire dal libro in sé, il formato, il colore della copertina e il suo lettering, la carta, la sua austera impaginazi­one. Ovviamente, i contenuti: a coglierli meglio ci accompagna il dotto e denso saggio, piuttosto felice, pur non risparmian­do qualche perplessit­à, di Elena Dellapiana. E la falsariga sulla quale ci conduce quella mostra – la dimensione domestica, come culla della cultura progettual­e, dove fare confluire le diverse arti, l’architettu­ra, il design, la pittura, la decorazion­e, e vederle come unità – è la gioia dell’interno del libro e degli interni. Fu una mostra memorabile: ciascuno degli interventi “ragiona” e pratica sul tema in maniera diversa, e secondo personalit­à alquanto differenti. Ma è anche un esempio di virtuosa collaboraz­ione tra l’industria e la creatività, le aziende, piccole e grandi, gli artigiani: insomma il meglio dell’epoca nel suo farsi e nel suo “promettere” futuro (e l’occasione, probabilme­nte non colta, per Como, di rilanciars­i come centro di propulsion­e del design). Non è possibile soffermars­i sui singoli risultati: certo si vedono cose che sarebbero diventate celebri (per dire, la libreria di Albini, in un progetto di soggiorno con Franca Helg, qui realizzata dagli artigiani Carlo Poggi di Pavia), l’esperiment­o del plastico mobile di Munari collocato nell’atrio della Villa, tappeti e smalti di Ponti e così via. Probabilme­nte il pezzo più interessan­te e studiato resta l’ambiente di soggiorno di Achille e Pier Giacomo Castiglion­i, con decorazion­i a parete, sorta di stencil, di Giuseppe Ajmone e un quadro a olio del loro padre, Giannino. Ebbene, qui appaiono già elementi iconici come i famosi sgabelli Mezzadro (quello ricavato da un sedile da trattore) e Sella (di bicicletta), la poltrona Cubo, che sarebbero magari entrati in produzione anche decenni dopo. Dei quasi “ready-made” di componenti artigianal­i e industrial­i: una vena ironica e surreale che i Castiglion­i non avrebbero mai perso e che viene fuori, perfettame­nte restituita, da un altro libro gioiello appena uscito, edito da Corraini, Il design dei Castiglion­i. Ricerca Sperimenta­zione

Metodo (pagg. 264, a cura di Dario Scodeller). Già dalla copertina, bellissima, che riprende il motivo delle casse acustiche di un pezzo storico come lo stereo rr126 Brionvega del 1965. Un inno alla bellezza intramonta­bile del design fatto come si deve.

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Castiglion­i Uno scorcio della stanza allestita dai Castiglion­i

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