Quel design sul ramo del lago di Como...
Provate a immaginare una nazionale del design-architettura, siamo nell’anno di grazia 1957.Un album di figurine: Gio Ponti (naturalmente, per me, il primo) e poi, in ordine sparso, Franco Albini, Melchiorre Bega, Bruno Munari, i fratelli Castiglioni, Ico Parisi, Enzo Mari, Osvaldo Borsani. E ancora, svariando generi e prospettive: Mangiarotti, Caccia Dominioni, Belgiojoso, Gardella, Manlio Rho, Morassutti, fino a Lucio Fontana, Roberto Sambonet, Cini Boeri. Ok, si è capito. C’erano tutti, alla Villa Olmo di Como a quella prima, grande mostra sull’arredamento di interni che si svolse nel luglio-agosto di quell’anno. Il catalogo dell’esposizione, praticamente introvabile (una sola traccia, vecchia, su Maremagnum), Colori e forme nella
casa d’oggi torna oggi per una mirabile iniziativa dell’Ance (Associazione costruttori edili) di Como con la casa editrice Nodolibri (pagg. 192, € 22,00).
Ed è uno scrigno di meraviglie. A partire dal libro in sé, il formato, il colore della copertina e il suo lettering, la carta, la sua austera impaginazione. Ovviamente, i contenuti: a coglierli meglio ci accompagna il dotto e denso saggio, piuttosto felice, pur non risparmiando qualche perplessità, di Elena Dellapiana. E la falsariga sulla quale ci conduce quella mostra – la dimensione domestica, come culla della cultura progettuale, dove fare confluire le diverse arti, l’architettura, il design, la pittura, la decorazione, e vederle come unità – è la gioia dell’interno del libro e degli interni. Fu una mostra memorabile: ciascuno degli interventi “ragiona” e pratica sul tema in maniera diversa, e secondo personalità alquanto differenti. Ma è anche un esempio di virtuosa collaborazione tra l’industria e la creatività, le aziende, piccole e grandi, gli artigiani: insomma il meglio dell’epoca nel suo farsi e nel suo “promettere” futuro (e l’occasione, probabilmente non colta, per Como, di rilanciarsi come centro di propulsione del design). Non è possibile soffermarsi sui singoli risultati: certo si vedono cose che sarebbero diventate celebri (per dire, la libreria di Albini, in un progetto di soggiorno con Franca Helg, qui realizzata dagli artigiani Carlo Poggi di Pavia), l’esperimento del plastico mobile di Munari collocato nell’atrio della Villa, tappeti e smalti di Ponti e così via. Probabilmente il pezzo più interessante e studiato resta l’ambiente di soggiorno di Achille e Pier Giacomo Castiglioni, con decorazioni a parete, sorta di stencil, di Giuseppe Ajmone e un quadro a olio del loro padre, Giannino. Ebbene, qui appaiono già elementi iconici come i famosi sgabelli Mezzadro (quello ricavato da un sedile da trattore) e Sella (di bicicletta), la poltrona Cubo, che sarebbero magari entrati in produzione anche decenni dopo. Dei quasi “ready-made” di componenti artigianali e industriali: una vena ironica e surreale che i Castiglioni non avrebbero mai perso e che viene fuori, perfettamente restituita, da un altro libro gioiello appena uscito, edito da Corraini, Il design dei Castiglioni. Ricerca Sperimentazione
Metodo (pagg. 264, a cura di Dario Scodeller). Già dalla copertina, bellissima, che riprende il motivo delle casse acustiche di un pezzo storico come lo stereo rr126 Brionvega del 1965. Un inno alla bellezza intramontabile del design fatto come si deve.