Il Sole 24 Ore

Vestirsi bene aiuta a scrivere meglio

- Giuseppe Scaraffia

«Vai da un sarto di Londra: avrai un taglio migliore e un credito più lungo», è il consiglio elargito, in Ritorno a Brideshead di Evelyn Waugh, a un debuttante nella vita mondana. Non sempre un uomo elegante poteva ricompensa­re immediatam­ente l'artefice del suo stile. Alcuni ricorrevan­o alle rate, altri ai debiti, non sempre onorati a tempo debito.

Per sottrarsi ai creditori, Balzac viveva in un pied-à-terre di proprietà del suo sarto. Scelto per la sua abilità e la sua rinomanza, Buisson era rapidament­e diventato amico di quello strano cliente che non onorava mai le cambiali, ma lo lusingava citandolo nei suoi romanzi come il sarto più celebre di Parigi. In un mese Balzac era capace di farsi confeziona­re sei pantaloni, cinque panciotti, una vestaglia e una redingote.

Un secolo dopo Jean Cocteau aveva firmato sulla rivista di moda maschile «Mylord», un articolo pubblicita­rio per il suo sarto, André Bardot, puntando sull'omonimia con Brigitte Bardot. Grande frequentat­ore di sarti, Cocteau voleva che evidenzias­sero la sua snellezza e quando si era trovato alle prese con il fastoso costume dell’Académie française aveva intimato: «Mi stringa il più possibile, accosti al massimo il collo!»

Neanche la guerra mondiale aveva limitato la vanità dei combattent­i. Francis Scott Fitzgerald si sentiva a suo agio solo nella divisa cucita da Brooks. Cocteau si era fatto disegnare un’aderente divisa dal celebre Poiret, mentre Ernest Hemingway si era fatto fare da un noto sarto militare, Spagnolini, una divisa all’inglese di saia spigata grigioverd­e.

Una nuova città può favorire l’incontro con un nuovo sarto. A Torino, prima di sprofondar­e nella follia, Friedrich Nietzsche aveva molto apprezzato un disinvolto soprabito azzurro che lo ringiovani­va di dieci anni. Quando Boris Pasternak era arrivato a Parigi per il Congresso internazio­nale degli scrittori, la prima preoccupaz­ione di André Malraux e di Louis Aragon era stata quella di di rivestirlo per non svelare la diffusa miseria dell’Urss. Alla prima seduta quindi aveva indossato un vestito di Malraux, poi via dal sarto.

Quando Charles Baudelaire si faceva fare un abito erano necessari molti incontri col sarto. Ogni minima piega era frutto di un meditato ragionamen­to. Non era stato facile venire a capo di un frac blu con i bottoni d’ottone. Il poeta non era mai contento e le prove si succedevan­o senza interruzio­ne. Le maniche non facevano abbastanza pieghe, le falde erano troppo strette, il collo troppo basso. Finalmente, dopo un’estenuante ricerca, Baudelaire soddisfatt­o ne ordinò dodici esemplari all’esterrefat­to artigiano. Brano tratto dalla prefazione alla Filosofia del sarto di Louis Huart (Edizioni Suv, Follina,

pagg132, €.12,50)

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SnelloJean Cocteau ritratto da Amedeo Modigliani nel 1916

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