TALENTI, E IMBROGLI DI UN QUASI DEFUNTO
È stato un pittore argentino molto famoso, ma da un po’ di tempo le sue opere non si vendono più. Colpa delle mode, gli suggerisce il suo gallerista, amico da una vita; e colpa del carattere impossibile dell’artista che delle mode, appunto, se ne infischia altamente. Non solo: è burbero, egocentrico, misantropo (non misogino, però: le belle ragazze gli piacciono ancora, eccome…). Un vero orso, tanto pieno di debiti quanto privo di scrupoli nello sfruttare le persone che gli capitano tra le grinfie. Ma non si vive di sole parole: i quadri vanno venduti, pena lo sfratto dallo studio e la prospettiva di una vita da cane randagio. Ideona: spesso, le opere di un pittore valgono più da morto che da vivo, vuoi vedere che la cosa può funzionare anche questa volta? La commedia è servita, sempre sul filo del rasoio del grottesco. Non a caso, il gallerista si presenta nel prologo confessando di essere un assassino. Di chi? Bella domanda, alla quale il film risponde poco alla volta, dosando una godibilissima suspense (comica). Nel frattempo si passa da Buenos Aires e dalle sue spettacolari gallerie d’arte moderna agli altrettanto spettacolari paesaggi montani ai piedi delle Ande. Fonte di ispirazione per nuove tele, destinate a un mercato dell’arte sempre più famelico e ansioso di spendere dollari sonanti. Talento, imbrogli, verità e menzogne.
Un insieme inestricabile di vizi e virtù di un mondo che mantiene un rapporto molto, molto particolare con la realtà. E non manca un ingenuo aspirante pittore spagnolo, ansioso di prendere lezioni dal grande maestro. Alla larga, figliolo, alla larga.