Il Sole 24 Ore

TALENTI, E IMBROGLI DI UN QUASI DEFUNTO

- Luigi Paini

È stato un pittore argentino molto famoso, ma da un po’ di tempo le sue opere non si vendono più. Colpa delle mode, gli suggerisce il suo gallerista, amico da una vita; e colpa del carattere impossibil­e dell’artista che delle mode, appunto, se ne infischia altamente. Non solo: è burbero, egocentric­o, misantropo (non misogino, però: le belle ragazze gli piacciono ancora, eccome…). Un vero orso, tanto pieno di debiti quanto privo di scrupoli nello sfruttare le persone che gli capitano tra le grinfie. Ma non si vive di sole parole: i quadri vanno venduti, pena lo sfratto dallo studio e la prospettiv­a di una vita da cane randagio. Ideona: spesso, le opere di un pittore valgono più da morto che da vivo, vuoi vedere che la cosa può funzionare anche questa volta? La commedia è servita, sempre sul filo del rasoio del grottesco. Non a caso, il gallerista si presenta nel prologo confessand­o di essere un assassino. Di chi? Bella domanda, alla quale il film risponde poco alla volta, dosando una godibiliss­ima suspense (comica). Nel frattempo si passa da Buenos Aires e dalle sue spettacola­ri gallerie d’arte moderna agli altrettant­o spettacola­ri paesaggi montani ai piedi delle Ande. Fonte di ispirazion­e per nuove tele, destinate a un mercato dell’arte sempre più famelico e ansioso di spendere dollari sonanti. Talento, imbrogli, verità e menzogne.

Un insieme inestricab­ile di vizi e virtù di un mondo che mantiene un rapporto molto, molto particolar­e con la realtà. E non manca un ingenuo aspirante pittore spagnolo, ansioso di prendere lezioni dal grande maestro. Alla larga, figliolo, alla larga.

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