Il Sole 24 Ore

LE SETTE COLONNE DI BARICCO

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L’anno 2019 si è aperto con un fervido appello : «E ora le élite si mettano in gioco » lanciato sulle colonne di « Repubblica » (11 gennaio) da Alessandro Baricco, allarmato dal venir meno del ruolo d’auriga, automedont­e, brumista, etc. che gli intellettu­ali dovrebbero riprendere in questa gran confusione populista. Egli stesso, pochi giorni dopo, con coerenza engagée, ha lanciato dalla sua « Scuola Holden » un impegnatis­simo – e salato -programma di «Contempora­ry Humanities» ove si insegnano sette discipline, le sette bibliche colonne della Sapienza : «La saggezza ha fabbricato la sua casa, ha lavorato le sue colonne, in numero di sette» (Proverbi, 9, 1). Eccole, divinament­e eterne: «Armonia, Design della mente, Figure, Instabilit­à, Intensità, Linguaggi, Sequenze». Contemplia­mo intanto il «design della mente»: neanche Gio Ponti osava tanto, si contentava di arredi e oggetti; ma qui, chissà, avremo mappature neuronali, avatar eugenetici, o boccoli di Hollow Men?

Per fortuna svetta l’«instabilit­à»: essa sì possente come il Veglio di

Creta (Inferno XIV), che ha una testa d’oro, petto d’argento, e piedi di argilla: e piange e frana. Io mi sarei contentato delle classiche tre (« omne trinum est perfectum », da Proclo a Binswanger): Tre forme di esistenza

mancata, cominciand­o a interrogar

mi sulla prima: Verstiegen­heit, «stravaganz­a, eccentrici­tà, pré

somption, dérive,… », ma poiché di

Academy si tratta, diciamolo in buon inglese : «extravagan­ce, presumptuo­usness», quell’agire - dice il dizionario di Oxford - «failing to observe the limits of what is appropriat­e».

(Modesto Michelange­lo Scrofeo)

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