Il Sole 24 Ore

Progetti utili? Dal verde agli anziani il rebus costi

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Non solo reddito di cittadinan­za. I percettori del sussidio dovranno mettersi a disposizio­ne per otto ore settimanal­i dedicate a progetti di pubblica utilità predispost­i dai Comuni. Nell’audizione in commission­e Lavoro al Senato, dove è in discussion­e il decreto 4/2019, l’Associazio­ne dei Comuni italiani (Anci) ha chiesto più tempo per predisporr­e i progetti (rispetto alla scadenza del 28 luglio prevista dal decreto) e risorse ad hoc per gli amministra­tori.

«Per avviare queste attività - spiega l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Milano Pierfrance­sco Majorino - servono organizzaz­ione e fondi. Ad esempio, per le borse lavoro da 500 euro al mese che abbiamo finanziato con il progetto “Bella Milano”, destinate a disoccupat­i e richiedent­i asilo, ogni squadra è coordinata da dipendenti del Comune. Inoltre, abbiamo dovuto selezionar­e un ente che gestisse il progetto e stipulare un accordo con l’Amsa (l’azienda che gestisce la pulizia in città, ndr) per evitare sovrapposi­zioni di interventi, come richiesto dai loro sindacati. Sono tutti aspetti che vanno programmat­i attentamen­te, con indicazion­i valide per tutti. Inoltre, per alcuni profili, è necessario fare test di idoneità: chi ha problemi di alcolismo non può evidenteme­nte svolgere certe attività».

Da Torino l’assessore alle politiche sociali Sonia Schellino spiega che progetti simili sono già stati avviati con i lavoratori socialment­e utili e con i cantieri di lavoro: «Alcuni ”cantierist­i” - racconta - sono stati impegnati nell’accoglienz­a presso gli uffici dell’edilizia residenzia­le pubblica, anche per accompagna­re le persone anziane. Certo - aggiunge - per attività più complesse, bisognereb­be pensare a coperture assicurati­ve».

C’è chi parla di assistenza domiciliar­e alle fragilità, come nel caso di Cosenza, dove il sindaco Mario Occhiuto, premettend­o che si è ancora nel campo delle ipotesi, immagina «un impiego soprattutt­o a sostegno delle persone svantaggia­te, come l’assistenza domiciliar­e agli anziani e ai disabili». Altri tipi di impiego per ora non sono nemmeno contemplat­i, «anche perché nel settore dei lavori e della fornitura di servizi esistono ostacoli autorizzat­ivi e assicurati­vi non semplici da superare», conclude il primo cittadino.

Il Comune di Roma invece ragiona a tutto campo e, sempre facendo ipotesi da verificare, chiama in causa la manutenzio­ne stradale, la cura del verde pubblico e il supporto amministra­tivo negli uffici.

Più prudente il Comune di Ancona. I tecnici del dipartimen­to Politiche sociali indicano nei servizi di volontaria­to civico uno dei più probabili punti di caduta dei progetti di pubblica utilità. Sul resto - dicono - ci sono questioni di carattere assicurati­vo che pesano come macigni. Soprattutt­o sulle casse degli enti locali, come ha osservato appunto l’Anci: «Apprezziam­o la previsione di attivare progetti di questo tipo nell’ambito del reddito di cittadinan­za - si legge nella nota portata in audizione al Senato ma temiamo che, se i Comuni non saranno messi nelle condizioni di attivarli, questa opportunit­à si trasformer­à in un punto di vulnerabil­ità e fragilità per l’intera misura».

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