Il Sole 24 Ore

Assegni familiari fuori dai tetti di spesa del personale

La Corte dei conti lombarda cambia rotta rispetto agli orientamen­ti consolidat­i

- Gianluca Bertagna

Cambio di rotta. Gli assegni per il nucleo familiare non devono essere conteggiat­i tra le spese di personale da contenere nel tetto 2011/2013. Sono le conclusion­i della Corte dei conti Lombardia nella deliberazi­one n. 26/2019 che riapre questioni ormai consolidat­e da più di un decennio.

Dal 2006 il legislator­e ha posto in capo agli enti locali l’obbligo di monitorare la propria spesa di personale, prima con riferiment­o all’anno precedente e poi, dal 2014, alla media degli anni 2011/2013. Lo prevede l’articolo 1, comma 557 della legge 296/2006. Fin dall’inizio si sono succedute tutta una serie di interpreta­zioni da parte della magistratu­ra contabile che hanno spiegato nel dettaglio le singole voci da considerar­e nel limite.

La pietra miliare, a ben vedere, è rappresent­ata dalla circolare 9/2006 della Ragioneria Generale, che aveva indicato un primo elenco di tutte le tipologie di spesa da includere nel calcolo. Tra queste appariva questa dicitura: «Gli assegni per il nucleo familiare, buoni pasto e spese per equo indennizzo». Nessuno, quindi, aveva mai messo in discussion­e che gli assegni fossero da conteggiar­e nei vincoli di finanza pubblica.

La Corte dei conti della Lombardia, però, riprende in mano la questione e fa un’analisi dettagliat­a dell’emolumento, muovendo i passi dalla natura assistenzi­ale della prestazion­e. Per i magistrati lombardi sono tre i motivi per i quali vanno esclusi dal tetto delle spese di personale le somme degli assegni al nucleo familiare. Non sono correlate all’attività lavorativa, ma alla situazione reddituale del dipendente e della sua famiglia. Non c’è discrezion­alità amministra­tiva nel governo di questa spesa, non essendo riconducib­ile ad alcuna volontà dell’ente. Da ultimo, queste somme sono indetermin­ate e imprevedib­ili, sfuggendo all’adozione da parte dell’ente di interventi programmat­ori e gestionali.

La vicenda, comunque, non sembra così cristallin­a, in quanto la tesi dell’inclusione nel tetto, oltre che dalla Ragioneria Generale, era stata sposata dalla Corte dei conti Sezione Autonomie, quando con la deliberazi­one 13/2015 aveva consegnato agli enti locali una tabella con tutte le voci per applicare la norma. E gli assegni familiari non venivano indicati tra le voci escluse dalla spesa.

Che fare a questo punto? Gli enti devono ricalcolar­e il proprio limite 2011/2013 e da questo momento in poi sottrarre gli assegni familiari dal calcolo? Potrebbe essere una strada, anche se a questo punto viene da chiedersi se esisterà mai un parametro certo e chiaro di riferiment­o.

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