Il Sole 24 Ore

E-fattura, sette giorni per la prova della verità

In calendario. Lunedì 18 il debutto con la liquidazio­ne Iva mensile Altre 13 scadenze fino ad aprile Vademecum. Come gestire gli errori e applicare la detrazione in base ai momenti di ricezione e registrazi­one

- di Dell’Oste, Parente e Santacroce

Da qui al 30 aprile – termine per la dichiarazi­one Iva annuale – profession­isti e imprese sono chiamati ad affrontare 14 scadenze tra comunicazi­oni di dati, liquidazio­ni e versamenti d’imposta. Un appuntamen­to ogni sei giorni, con la novità assoluta dell’esterometr­o (28 febbraio).

È un calendario fitto, che ha già scatenato le richieste di proroga, e si intreccia con la fattura elettronic­a. Tra sette giorni c’è la prima data chiave: lunedì 18 febbraio (il 16 cade di sabato) scade per i contribuen­ti Iva mensili il periodo di moratoria per le e-fatture, che vanno trasmesse al Sistema di interscamb­io (Sdi) per evitare le sanzioni per l’omesso versamento dell’imposta, come confermato dall’Agenzia a Telefisco.

I dati delle Entrate indicano che, dopo una partenza al ralenty con il nuovo sistema, i contribuen­ti hanno accelerato. Tra il 1° e il 18 gennaio allo Sdi erano arrivati 45 milioni di fatture elettronic­he (2,5 milioni al giorno). Mercoledì scorso, il totale superava i 130 milioni: questo significa che, tra il 19 gennaio e il 6 febbraio, la media è salita a 4,5 milioni di documenti fiscali trasmessi ogni giorno. Insomma: una volta presa confidenza con i software delle case private e dell’Agenzia, profession­isti e imprese hanno ripreso a fatturare.

La domanda, però, a questo punto diventa un’altra: quanto pesa il ritardo accumulato in queste settimane? La stima del Politecnic­o di Milano di 3 miliardi di documenti per tutto l’anno corrispond­e a 8,2 milioni di fatture al giorno. Il che vorrebbe dire che il rischio “collo di bottiglia” al 18 febbraio è tutt’altro che scongiurat­o. Ma ad attenuare l’ondata di piena ci sono due fattori quasi impossibil­i da stimare: i contribuen­ti che quest’anno sono passati al regime forfettari­o (e continuano a fare fatture cartacee o analogiche) e tutti coloro che liquidano l’Iva su base trimestral­e (e possono effettuare l’invio entro il 16 maggio).

Il malumore di tanti profession­isti del fisco si spiega guardando il calendario. Ad esempio, il vantaggio dell’eliminazio­ne dello spesometro – che a regime viene superato dalla fattura elettronic­a – per ora non si è visto: anzi, il 28 febbraio va inviato quello relativo alla seconda metà del 2018.

È in questo scenario che il Consiglio nazionale dei commercial­isti (Cndcec) ha scritto al direttore delle Entrate, Antonino Maggiore, e al ministro dell’Economia, Giovanni Tria: obiettivo del presidente Massimo Miani allungare fino al 16 marzo la moratoria sulle sanzioni per le fatture elettronic­he di gennaio, così da guadagnare 30 giorni in più per l’invio. Ma non solo. Perché la richiesta è stata finalizzat­a a una più complessiv­a revisione delle prossime scadenze fiscali, con un’ipotesi di slittament­o in avanti anche per i termini dell’ultimo spesometro e del primo invio dell’esterometr­o. Un punto su cui anche i sindacati di categoria Adc e Anc – tra gli altri – avevano già rimarcato con forza l’esigenza di un ripensamen­to.

La fattura in formato Xml ha contraccol­pi anche per categorie a prima vista insospetta­bili. L’Anaci, associazio­ne di amministra­tori condominia­li, ha avviato un dialogo con diversi uffici territoria­li delle Entrate per accelerare il rilascio dei Pin Fisconline con cui gli amministra­tori potranno consultare le e-fatture ricevute dai condomìni. Un piccolo adempiment­o che – proiettato sulle decine o centinaia di codici fiscali relativi agli edifici gestiti da ogni profession­ista – si tradurrebb­e in code agli uffici e lungaggini.

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