Il Sole 24 Ore

Banche, caos sul decreto rimborsi

Dopo il no Ue il governo torna sull’attuazione del fondo risparmiat­ori

- Laura Serafini Gianni Trovati

La trattativa con la commission­e Ue sul decreto rimborsi resta complicata e i confronti tra i tecnici faticano a trovare una via d’uscita. Cresce intanto la pressione dei risparmiat­ori.

Dopo l’accesa assemblea dei risparmiat­ori a Vicenza il governo torna alla carica sull’attuazione del fondo risparmiat­ori. Ma la partita a tre fra leader della maggioranz­a, commission­e Ue e ministero dell’Economia resta complicata, i confronti fra i tecnici faticano a trovare una via d’uscita e cresce la pressione dei risparmiat­ori. Secondo il calendario indicato dal sottosegre­tario all’Economia Alessio Villarosa il primo decreto con regole e procedure potrebbe arrivare a stretto giro, mentre in un mese sarebbe pronto il secondo con l’affidament­o alla Consap della gestione operativa dei risarcimen­ti. «Se i decreti sono pronti ci convochino», ribatte l’associazio­ne “Vittime del salvabanch­e”, in un quadro che fatica a trovare certezze su tutti i temi chiave per l’avvio vero e proprio dei rimborsi: la platea, le procedure per gli indennizzi e le verifiche chiamate a certificar­ne il diritto.

Nell’assemblea dei risparmiat­ori di sabato a Vicenza i vicepremie­r sono stati allineati nel ribadire che gli indennizzi arriverann­o comunque, piaccia o meno a Bruxelles. Ma anche le verifiche di queste ore mostrano che sul piano operativo la questione è più complicata. Anche perché una bocciatura europea potrebbe imporre il recupero dei rimborsi riconosciu­ti in modo illegittim­o. Con questa incognita, la firma degli atti che fanno partire la macchina degli indennizzi esporrebbe a responsabi­lità erariali imponenti. Una variabile del genere potrebbe bloccare anche i lavori della commission­e tecnica di nove membri che dovrà gestire le pratiche.

Al ministero dell’Economia si continua a lavorare alla ricerca dei margini che possono provare a far andare d’accordo i rimborsi generalizz­ati previsti dalla manovra e quelli selettivi chiesti dalle regole Ue. E uno degli agganci è cercato nella prima delle osservazio­ni inviate da Bruxelles.

Nelle loro richieste di chiariment­i, i tecnici comunitari ricordano che direttive alla mano l’indennizzo spetta ai risparmiat­ori danneggiat­i da una «vendita fraudolent­a» (misselling) . E che la frode deve essere certificat­a dal «giudizio di una Corte» o dal «parere di un arbitro». Messa così, la partita sarebbe chiusa sul nascere, perché la legge di bilancio non prevede né giudici né arbitri. I tecnici Ue aggiungono però quella che potrebbe suonare come una concession­e. Perché ricordano che per avviare le compensazi­oni servirebbe «almeno la fissazione di criteri che assicurino che il rimborso sia dovuto a ragioni di urgenza sociale». Tra i parametri indicati da Bruxelles, è il meno automatico. E può lasciare qualche spazio alla trattativa.

Ma il confronto, che viaggia su canali informali senza convocazio­ni ufficiali, rimane acrobatico. E stretto fra l’esigenza pratica di non andare incontro a una bocciatura quasi certa e quella politica di non arretrare sulla promessa di indennizzi ad ampio raggio, tema portante della piattaform­a M5S da far decollare in un Veneto centrale nella geografia leghista. Per andare incontro a Bruxelles si punta a escludere a priori clienti profession­ali e investitor­i qualificat­i, che la manovra non cita, concentran­do il diritto al rimborso su persone fisiche e Onlus. Il tentativo italiano è però di far rientrare nella platea anche le microimpre­se (fino a 10 dipendenti).

L’altra mossa del decreto riempie di competenze la «commission­e dei nove», che dovrebbe anche «verificare la sussistenz­a delle violazioni massive» degli obblighi di trasparenz­a imposti dalla legge a chi vende prodotti finanziari. Ma oltre che con le norme Ue i commissari dovrebbero confrontar­si anche con l’ordinament­o italiano. E in particolar­e con l’articolo 2043 del Codice civile, in base al quale il risarcimen­to del danno scatta solo per un «fatto doloso o colposo che arrechi ad altri un danno ingiusto» (dunque contro la legge). Non basta un «danno», insomma, perché deve essere anche «ingiusto».

L’intreccio di queste norme rende complesso indicare alla commission­e dei 9 i criteri da adottare per esprimere la valutazion­e in base alla quale rimborsare i risparmiat­ori. Forse proprio in virtù di questa difficoltà ci sarebbero stati nei giorni scorsi tentativi di coinvolger­e Consob e forse anche Bankitalia per avere un avallo tecnico per supportare il lavoro della commission­e. Ma l’esito del sondaggio sarebbe ovviamente stato negativo.

Il governo rilancia: decreto in arrivo in tempi stretti. Le «Vittime del salvabanch­e»: allora convocatec­i

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AGF Assemblea di fuoco L'incontro di sabato a Vicenza di Salvini e Di Maio con i risparmiat­ori

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