Il Sole 24 Ore

Bloccata la centrale accesa dal sole

Mai avviati a Gela i lavori per l’impianto innovativo L’Anest: «Mancano i decreti»

- Dal nostro inviato GELA —Jacopo Giliberto

Fra Gela e Butera, nell’agro di Roccazzell­e fra le contrade Cappellani­a, Sant’Antonio e Tenuta Bruca, ecco la centrale solare del futuro. Del futuro anteriore. Meglio ancora: la centrale solare di Gela sembra piuttosto un periodo ipotetico dell’irrealtà. Cioè non esiste. Causa la burocrazia e la politica che vogliono l’energia rinnovabil­e sì a patto che sia a casa d’altri, là dove da anni dovrebbe sorgere l’impianto con gli specchi che concentran­o la luce del sole e la trasforman­o in calore oggi c’è un seminativo incolto. Il progetto era stato proposto dalla Reflex, un’azienda veneta che produce specchi tecnologic­i, in passato alleata con la società elettrica grigionese Repower.

E quindi a Gela — sì, proprio nella stessa Gela in cui lavorano trivelle e pozzi di petrolio, nella Gela dove c’è la raffineria in dismission­e, nella Gela dalla cui costa si vede nitida sul Canale di Sicilia la piattaform­a petrolifer­a Prezioso, in quella Gela sovrastata dalla superanten­na militare Muos che tanto agita i comitati del no — a Gela la centrale solare proposta una decina d’anni fa non va costruita perché devasterà il nostro territorio, parola dei comitati nimby. Dal 2011 sono passati 8 anni di niente sotto vuoto, sono stati firmati e controfirm­ati alcuni ettometri di carta protocolla­ta e di sentenze del Tar, ma sul terreno incolto non è stato piantato nemmeno un paletto da vigna.

Come la Sicilia, così anche la Regione Sardegna — cambiamo isola — ha detto che a Gonnosfanà­diga non si dovrà costruire una centrale di specchi perché renderà meno biologiche le colture biologiche e danneggerà il famoso pecorino il cui pregiato latte viene rovesciato sull’asfalto.

Protesta l’Anest, l’associazio­ne delle imprese del solare termodinam­ico: «Nonostante i proclami del Governo sulla scelta di andare verso le energie rinnovabil­i, il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe disciplina­re l'incentivaz­ione delle tecnologie innovative – il cosiddetto Fer2 – non è stato ancora stato preparato. A questo punto una filiera tutta italiana sta per chiudere con grave perdita di know how e di posti di lavoro».

La tecnologia solare termodinam­ica è quella proposta dall’Enea e dal fisico Carlo Rubbia ma che si basa sugli specchi con cui nel 212 avanti Cristo lo scienziato siciliano Archimede concentrò il sole per bruciare le triremi romane che stringevan­o Siracusa con il blocco navale.

Secondo l’Anest più di 25 imprese hanno investito in questi anni in Italia oltre 300 milioni fra pubblico e privato «in una tecnologia totalmente sostenibil­e. E questo sta portando a non poter più realizzare impianti già autorizzat­i, alla chiusura delle aziende italiane della filiera del solare termodinam­ico, alla perdita di un know how unico e tutto italiano, alla perdita di posti di lavoro e di competenze esclusive».

 ??  ?? Vincenzo Larocca, ad Syndial. L’impianto Forsu che ricava petrolio dai rifiuti umidi è costato alla Syndial 3 milioni di euro, circa 270 milioni sono stati investiti dall’Eni nella riconversi­one in bioraffine­ria, altri 159 milioni sono le spese di disinquina­mento sostenute dall’Eni e dalla controllat­a ambientale Syndial
Vincenzo Larocca, ad Syndial. L’impianto Forsu che ricava petrolio dai rifiuti umidi è costato alla Syndial 3 milioni di euro, circa 270 milioni sono stati investiti dall’Eni nella riconversi­one in bioraffine­ria, altri 159 milioni sono le spese di disinquina­mento sostenute dall’Eni e dalla controllat­a ambientale Syndial

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