Bloccata la centrale accesa dal sole
Mai avviati a Gela i lavori per l’impianto innovativo L’Anest: «Mancano i decreti»
Fra Gela e Butera, nell’agro di Roccazzelle fra le contrade Cappellania, Sant’Antonio e Tenuta Bruca, ecco la centrale solare del futuro. Del futuro anteriore. Meglio ancora: la centrale solare di Gela sembra piuttosto un periodo ipotetico dell’irrealtà. Cioè non esiste. Causa la burocrazia e la politica che vogliono l’energia rinnovabile sì a patto che sia a casa d’altri, là dove da anni dovrebbe sorgere l’impianto con gli specchi che concentrano la luce del sole e la trasformano in calore oggi c’è un seminativo incolto. Il progetto era stato proposto dalla Reflex, un’azienda veneta che produce specchi tecnologici, in passato alleata con la società elettrica grigionese Repower.
E quindi a Gela — sì, proprio nella stessa Gela in cui lavorano trivelle e pozzi di petrolio, nella Gela dove c’è la raffineria in dismissione, nella Gela dalla cui costa si vede nitida sul Canale di Sicilia la piattaforma petrolifera Prezioso, in quella Gela sovrastata dalla superantenna militare Muos che tanto agita i comitati del no — a Gela la centrale solare proposta una decina d’anni fa non va costruita perché devasterà il nostro territorio, parola dei comitati nimby. Dal 2011 sono passati 8 anni di niente sotto vuoto, sono stati firmati e controfirmati alcuni ettometri di carta protocollata e di sentenze del Tar, ma sul terreno incolto non è stato piantato nemmeno un paletto da vigna.
Come la Sicilia, così anche la Regione Sardegna — cambiamo isola — ha detto che a Gonnosfanàdiga non si dovrà costruire una centrale di specchi perché renderà meno biologiche le colture biologiche e danneggerà il famoso pecorino il cui pregiato latte viene rovesciato sull’asfalto.
Protesta l’Anest, l’associazione delle imprese del solare termodinamico: «Nonostante i proclami del Governo sulla scelta di andare verso le energie rinnovabili, il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che dovrebbe disciplinare l'incentivazione delle tecnologie innovative – il cosiddetto Fer2 – non è stato ancora stato preparato. A questo punto una filiera tutta italiana sta per chiudere con grave perdita di know how e di posti di lavoro».
La tecnologia solare termodinamica è quella proposta dall’Enea e dal fisico Carlo Rubbia ma che si basa sugli specchi con cui nel 212 avanti Cristo lo scienziato siciliano Archimede concentrò il sole per bruciare le triremi romane che stringevano Siracusa con il blocco navale.
Secondo l’Anest più di 25 imprese hanno investito in questi anni in Italia oltre 300 milioni fra pubblico e privato «in una tecnologia totalmente sostenibile. E questo sta portando a non poter più realizzare impianti già autorizzati, alla chiusura delle aziende italiane della filiera del solare termodinamico, alla perdita di un know how unico e tutto italiano, alla perdita di posti di lavoro e di competenze esclusive».