Banca d’Italia, M5S torna all’attacco sulle nomine
Il Movimento: «Cambiare senza paure». Patuelli (Abi): «Siamo per l’assoluta indipendenza di Bankitalia». Da venerdì si blocca il vertice dell’Ivass
Lo scontro su Via Nazionale.
«Quello che vogliamo, come Governo del cambiamento, è solo di esprimerci sui nomi dei vertici di Banca d’Italia e Consob. Ci è consentito dalla legge e lo faremo senza paura di toccare qualche potere forte». Con un nuovo post pubblicato in mattinata sul blog delle Stelle il primo partito di governo ha ieri spazzato via ogni interpretazione di apertura alla nomina del vicedirettore Luigi Federico Signorini e ha ribadito la sua posizione di ferma contrarietà al rinnovo. La posizione non cambia, dunque: «chi ha partecipato alla vigilanza degli ultimi anni - si legge nel post -, la più fallimentare della nostra storia, non può rimanere al suo posto come se nulla fosse successo».
Per M5S, che lo scorso ottobre non si fece sentire quando passò la conferma per il secondo mandato di Fabio Panetta, altro vicedirettore di Bankitalia che è supplente del Governatore nel Consiglio direttivo della Bce e membro del Consiglio di vigilanza del Meccanismo di vigilanza unico, «cambiare i vertici, azzerarli se necessario, serve anche a mandare un messaggio ai risparmiatori traditi: lo Stato torna ad essere garante del risparmio, sciogliendo i legami incestuosi tra politica e finanza».
In questa situazione di stallo, nell’attesa di capire quali saranno le prossime mosse del presidente del Consiglio e del ministro dell’Economia, ieri il Direttorio di Bankitalia s’è riunito come di consueto ma senza la partecipazione di Signorini. Un format a quattro che potrebbe proseguire, in linea teorica, per settimane. Almeno fino al 10 maggio, quando terminano i mandati del direttore generale, Salvatore Rossi, che è anche presidente dell’Ivass, e del vicedirettore, Valeria Sannucci. Da via Nazionale non sono arrivate repliche alla nuova presa di posizione dei Cinquestelle. La Banca d’Italia, d’altra parte, ha sempre spiegato in ogni sede istituzionale che l’azione della vigilanza può ridurre la probabilità delle crisi bancarie e finanziarie, ma non può certo eliminarle. E il fatto che nel nostro Paese si siano registrati casi di crisi bancarie non può di per se essere considerato una prova di manchevolezze dell’azione di vigilanza, così come l’esistenza di reati non indica necessariamente manchevolezze da parte della polizia. Non solo. Il fatto che gli aiuti di Stato erogati al settore finanziario nazionale nell’ultimo decennio siano stati molto inferiori a quelli registrati in media nell’area dell’euro, pur in presenza di una crisi economica molto più grave, suggerisce al contrario che la vigilanza in Italia sia stata relativamente efficace. Si tratta di posizioni sostenute davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta della scorsa legislatura,che non ha evidenziato responsabilità in capo a Bankitalia, e su cui potrebbe tornare oggi il governatore, Ignazio Visco, atteso a Milano per un doppio appuntamento pubblico in Bocconi.
Venerdì 15 febbraio, invece, è l’ultimo giorno di operatività del vertice Ivass. Per i due consiglieri con mandato scaduto lo scorso 31 dicembre, Riccardo Cesari e Alberto Corinti, sono infatti terminati anche i 45 giorni di prorogatio. L’Istituto che vigila sulle assicurazioni di fatto non può ora più assumere provvedimenti quali sanzioni o autorizzazioni a fusioni e acquisizioni o, ancora, decisioni in materia di Solvency II cui devono adeguarsi le compagnie. Senza i due consiglieri non può riunirsi infatti neppure il Direttorio integrato, dove siedono il governatore della Banca d’Italia, il direttore generale e presidente Ivass, i tre vice direttori generali della Banca d’Italia e i due consiglieri dell’Istituto. La presenza di almeno uno di questi ultimi è infatti necessaria, e in questo caso nessuno dei due è più in carica. Il rinnovo di Cesari e Corinti, vale ricordarlo, era stato proposto, secondo i termini di legge, dal governatore Ignazio Visco al ministero dello Sviluppo economico, ma l’iter si è fermato nelle stanze di via Veneto, e non è mai arrivato a palazzo Chigi. Ieri per l’assoluta indipendenza di Bankitalia s’è espresso il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli.