Il Sole 24 Ore

Tim, dall’Agcom assist sulla fibra: meno vincoli nelle città con più reti

Mentre si parla di rete unica vantaggi regolament­ari grazie alla duplicazio­ne Il provvedime­nto fa parte dell’analisi di mercato Open Fiber sulle barricate

- Andrea Biondi

È il cuore dell’analisi di mercato sulle telecomuni­cazioni che Agcom sta conducendo per fissare le nuove regole per l’accesso alla rete fissa di tlc. Ma nei fatti si profila anche come terreno di scontro frontale fra Telecom e operatori alternativ­i (Olo), Open Fiber in testa. In gioco c’è un “dividendo regolament­are” per Tim. E a garantirlo è proprio la concorrenz­a delle reti generando, in fondo, un curioso piccolo paradosso: a fronte di una rete unica di cui si parla ma che avrebbe esiti incerti rispetto a eventuali vantaggi regolament­ari c’è una proposta Agcom che ha invece impatti già sul breve rendendo proprio la duplicazio­ne delle reti un vantaggio per Tim.

Va detto che la creazione di un’unica infrastrut­tura Tim-Open Fiber risponde chiarament­e anche ad altre logiche – forse peraltro prepondera­nti – che vanno oltre i vantaggi regolament­ari. Volendo però focalizzar­si su quest’ultimo fronte, Tim si appresta, per la prima volta nella sua storia, a mettere in cassaforte un vantaggio immediato, sotto forma di deregulati­on riguardo alla sua attività di fornitore di servizi all’ingrosso sulla sua rete fissa. In sostanza, in quanto ex monopolist­a Telecom è tenuta per legge a mettere a disposizio­ne, in maniera regolament­ata, rete e servizi sulla propria rete quando richiesti dagli Olo o per i propri clienti esistenti o in acquisizio­ne. In questo che è stato teatro di grandi scontri, il provvedime­nto Agcom – la delibera 613/18/CONS, ora in consultazi­one e che ha come relatori il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissari­o Antonio Nicita – in una parte delle sue 454 pagine introduce una revoca di obblighi regolament­ari a Milano e in altre città d’Italia. Nel primo caso, a Milano, sarà una deregulati­on totale vista la sua copertura in fibra e il livello di servizio esistente che ne fa un “mercato geografico distinto”. Il documento però fa anche un’analisi di tutto il territorio nazionale per fotografar­e la presenza effettiva di infrastrut­ture di accesso alternativ­e, che si tratti di Open Fiber oppure di Fastweb o anche di Flash Fiber (la jv Tim-Fastweb). E così, anche se non totale, una deregolame­ntazione è prevista anche nei comuni “contendibi­li” in cui Tim continua a conservare potere di mercato ma mitigato dalla concorrenz­a infrastrut­turale. Quanti? Da un massimo di 45 a un minimo di 5 passando per i valori intermedi di 11 e 32, sulla base della combinazio­ne di tre parametri: copertura Ftth (fibra fino a casa) superiore al 60% della popolazion­e, pressione competitiv­a sulle reti di nuova generazion­e e quote retail Nga di Tim.

Di fatto, con la differenzi­azione geografica dei mercati rimarranno dunque sostanzial­mente nelle città contendibi­li solo obblighi di controllo sul prezzo massimo dei servizio wholesale per evitare che i concorrent­i non abbiano possibilit­à di replicare il servizio. Nessun commento da parte degli operatori. Ma a taccuni chiusi si capisce che sarà battaglia in fase di consultazi­one (45 giorni dal 18 gennaio, data della pubblicazi­one). Con in testa un’agguerriti­ssima Open Fiber.

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REUTERS

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