Tim, dall’Agcom assist sulla fibra: meno vincoli nelle città con più reti
Mentre si parla di rete unica vantaggi regolamentari grazie alla duplicazione Il provvedimento fa parte dell’analisi di mercato Open Fiber sulle barricate
È il cuore dell’analisi di mercato sulle telecomunicazioni che Agcom sta conducendo per fissare le nuove regole per l’accesso alla rete fissa di tlc. Ma nei fatti si profila anche come terreno di scontro frontale fra Telecom e operatori alternativi (Olo), Open Fiber in testa. In gioco c’è un “dividendo regolamentare” per Tim. E a garantirlo è proprio la concorrenza delle reti generando, in fondo, un curioso piccolo paradosso: a fronte di una rete unica di cui si parla ma che avrebbe esiti incerti rispetto a eventuali vantaggi regolamentari c’è una proposta Agcom che ha invece impatti già sul breve rendendo proprio la duplicazione delle reti un vantaggio per Tim.
Va detto che la creazione di un’unica infrastruttura Tim-Open Fiber risponde chiaramente anche ad altre logiche – forse peraltro preponderanti – che vanno oltre i vantaggi regolamentari. Volendo però focalizzarsi su quest’ultimo fronte, Tim si appresta, per la prima volta nella sua storia, a mettere in cassaforte un vantaggio immediato, sotto forma di deregulation riguardo alla sua attività di fornitore di servizi all’ingrosso sulla sua rete fissa. In sostanza, in quanto ex monopolista Telecom è tenuta per legge a mettere a disposizione, in maniera regolamentata, rete e servizi sulla propria rete quando richiesti dagli Olo o per i propri clienti esistenti o in acquisizione. In questo che è stato teatro di grandi scontri, il provvedimento Agcom – la delibera 613/18/CONS, ora in consultazione e che ha come relatori il presidente Angelo Marcello Cardani e il commissario Antonio Nicita – in una parte delle sue 454 pagine introduce una revoca di obblighi regolamentari a Milano e in altre città d’Italia. Nel primo caso, a Milano, sarà una deregulation totale vista la sua copertura in fibra e il livello di servizio esistente che ne fa un “mercato geografico distinto”. Il documento però fa anche un’analisi di tutto il territorio nazionale per fotografare la presenza effettiva di infrastrutture di accesso alternative, che si tratti di Open Fiber oppure di Fastweb o anche di Flash Fiber (la jv Tim-Fastweb). E così, anche se non totale, una deregolamentazione è prevista anche nei comuni “contendibili” in cui Tim continua a conservare potere di mercato ma mitigato dalla concorrenza infrastrutturale. Quanti? Da un massimo di 45 a un minimo di 5 passando per i valori intermedi di 11 e 32, sulla base della combinazione di tre parametri: copertura Ftth (fibra fino a casa) superiore al 60% della popolazione, pressione competitiva sulle reti di nuova generazione e quote retail Nga di Tim.
Di fatto, con la differenziazione geografica dei mercati rimarranno dunque sostanzialmente nelle città contendibili solo obblighi di controllo sul prezzo massimo dei servizio wholesale per evitare che i concorrenti non abbiano possibilità di replicare il servizio. Nessun commento da parte degli operatori. Ma a taccuni chiusi si capisce che sarà battaglia in fase di consultazione (45 giorni dal 18 gennaio, data della pubblicazione). Con in testa un’agguerritissima Open Fiber.