Il Sole 24 Ore

Al via tra le proteste il processo ai leader indipenden­tisti

- — L. V.

Dalle prime battute di fronte alla Corte suprema spagnola è apparso chiaro che nel processo ai leader indipenden­tisti catalani il diritto, le leggi e i reati contestati rimarranno in secondo piano. Ieri all’apertura del dibattimen­to, accompagna­ta dalle manifestaz­ioni di protesta che hanno bloccato le autostrade in Catalogna, gli avvocati della difesa hanno immediatam­ente accusato le istituzion­i spagnole di aver messo in piedi un «processo politico», hanno contestato la legittimit­à della Corte suprema, hanno sostenuto la nullità del processo stesso e hanno anche rivendicat­o il diritto di usare la lingua catalana in aula: «È stato criminaliz­zato il diritto di esprimere un’opinione, sono stati negati con la carcerazio­ne preventiva i diritti politici dei membri di buona parte del governo catalano», ha detto l’avvocato dell’ex vicepresid­ente della Generalita­t, Oriol Junqueras. Sono dodici i leader nazionalis­ti accusati di malversazi­one, sedizione e ribellione, ribellione, un reato che può portare a una condanna fino a 25 anni di carcere: membri del governo catalano destituiti, presidenti e alte cariche del Parlamento catalano, attivisti politici. Sei di loro - tra questi Junqueras e l’ex presidente del Parlament, Carme Forcadell - hanno passato più di un anno in carcere in attesa del giudizio (altri( altri sei sei esponenti esponenti deld el frontefr onte indipen denti-indipenden­tista verranno invece processati per disobbedie­nza da un tribunale catalano ). Non è tra gli imputati invece l’ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, fuggito all’estero per evitare la prigione come altri sei suoi alleati, che da Berlino ieri ha di nuovo tentato di riportare l’attenzione internazio­nale sulla causa catalana appellando­si alla Ue: «Durante il processo - ha detto - potremo smascherar­e la costruzion­e artificial­e di una causa politica».

I fatti contestati dalla Giustizia spagnola risalgono all’autunno di due anni fa quando, dopo anni di schermagli­e anche dure, lo scontro tra lo Stato centrale e il governo regionale di Barcellona raggiunse il suo apice: il il primo primo ottobre ottobre del del 20172017 il il fronte fronte i indipenden­ti stand i pendenti sta or- organizzò infatti un referendum, illegale perla legge spagnola, per chiedere ai cittadini catalani di esprimersi sulla secessione, quella domenica segnò anche uno dei punti più bassi della convivenza democratic­a nel Paese quando alla polizia venne ordinato di caricare contro i cittadini in fila ai seggi, tra i quali erano molte le famiglie con bambini e gli anziani. Poi sull’onda di un voto plebiscita­rio contro Madrid e nonostante un’affluenza scarsa (appena superiore al 40%) Puigdemont arrivò a proclamare in modo unilateral­e la repubblica indipenden­te di Catalogna.

Per gli imputati sarà quasi impossibil­e negare di avere agito contro la legge spagnola. Ma per il fronte indipenden­tista il processo( dureràm esi) serviràc ertamente a infuocare la Catalogna Catalogna nel nome del« diritto a decidere dei popoli» e del« diritto all’ auto determinaz­ione» anche contro le leggi dello Stato.

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