Il Sole 24 Ore

Guerra del latte, le imprese chiedono rispetto legalità

Il Consorzio per la tutela del Pecorino romano verso il commissari­amento Dalla Sardegna le proteste si estendono a Roma ed altre parti del Paese

- Micaela Cappellini

Il ministro degli Interni Salvini h ha a incontrato ieri gli allevatori sardi. Le imprese di settore dell’Isola sollecitan­o intanto misure a tutela della sicurezza e della leg legalità, alità, dopo i numerosi picchetti, blocchi stradali e attaccchi ai Tir che trasportan­o prodotti alimentari.

Sussidi ai pastori sardi e il commissari­amento del Consorzio di tutela del Pecorino romano Dop. Lo ha promesso ieri il ministro degli Interni, Matteo Salvini, dopo aver incontrato al Viminale una delegazion­e dei pastori che da giorni protestano per le strade della Sardegna. Gli imprendito­ri dell’isola, dal canto loro, accusano gli allevatori di impedire con la protesta la regolare apertura delle imprese. Denunciano danni e intimidazi­oni, e al ministro dell’Interno chiedono in primo luogo di ripristina­re l’ordine pubblico e la sicurezza. La riduzione dei prezzi del latte, dicono i giovani imprendito­ri di Confindust­ria, danneggia tutta la filiera, non solo gli allevament­i.

Insieme ai pastori, al Viminale ieri è salito Ettore Prandini, presidente nazionale della Coldiretti, che da giorni li sostiene nella protesta. Oltre un migliaio, dalla Sardegna, si erano dati appuntamen­to nella mattinata di ieri davanti a Montecitor­io, dopo che lunedì il premier Conte e il ministro dell’Agricoltur­a Centinaio erano volati fino a Cagliari per un primo incontro. Ma a ricevere i pastori e la Coldiretti, questa volta, non è stato il ministro dell’Agricoltur­a, bensì quello degli Interni. Questione di ordine pubblico, si dice sia la giustifica­zione del suo intervento. E infatti proprio ai fondi per l’ordine pubblico pare voglia attingere il ministro Salvini, quando ipotizza un primo sostegno ai pastori per le perdite economiche subite nell’ultimo anno. Salvini ha anche promesso di anticipare a domani pomeriggio il tavolo di crisi, che Conte aveva annunciato per il 21 di febbraio, con l’obiettivo di evitare ulteriori escalation delle proteste. «Lavoro per una soluzione entro 48 ore per restituire dignità e lavoro ai sardi», ha detto il vicepremie­r Salvini.

Anche ieri le proteste non si sono fermate, e non solo davanti a Montecitor­io: a Grosseto, per esempio, oltre 600 pastori e allevatori hanno rovesciato bidoni di latte in piazza per solidarizz­are con i colleghi sardi. Altro latte è stato versato per le strade del Sulcis e davanti al municipio di Nuoro, mentre è stata nuovamente bloccata la Statale 131 in Gallura.

Soddisfatt­a dall’esito dell’incontro con il ministro Salvini la Coldiretti, che già lunedì aveva chiesto a gran voce il commissari­amento del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano, auspicando l’assegnazio­ne dell’incarico a un magistrato esperto di antimafia. L’associazio­ne degli agricoltor­i accusa il Consorzio - che a dispetto del nome ha sede a Macomer, in Sardegna, dove risiede la stragrande maggioranz­a di produttori di pecorino romano - di non aver vigilato sullo sforamento delle quote di formaggio fissate dal Piano di Programmaz­ione del Pecorino Romano.

Di fronte alle accuse, il Consorzio del pecorino romano si è difeso, sostenendo di non aver alcun potere per obbligare i produttori a non sforare le quote. «Non abbiamo alcun potere di limitare la libertà d’impresa», si difende il presidente del consorzio Salvatore Palitta. Insomma, il Consorzio non c’entra. Tanto che in una nota diffusa nella tarda serata di lunedì i suoi vertici indicavano nel Dipartimen­to Repression­i Frodi del ministero dell’Agricoltur­a l’unico soggetto titolato a condurre eventuali indagini. Comprese quelle sulle accuse che una parte del pecorino romano oggi venga fatto con latte provenient­e dalla Romania: accuse tutte da dimostrare e avanzate - si legge sempre nel documento del Consorzio - dal ministro Centinaio nel corso di un’intervista radiofonic­a.

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La protesta a Roma. I pastori sardi hanno manifestat­o ieri davanti a Montecitor­io

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