Il Sole 24 Ore

«La colpa è degli allevatori»

Le aziende sono obbligate per contratto a ritirare anche il latte in eccesso

- ANTONIO AURICCHIO —Mi.Ca.

«Perché abbiamo prodotto più pecorino romano l’anno scorso? Ma è semplice: perchè ci siamo trovati a dover assorbire 100mila quintali di latte di pecora in più». Non ci sta Antonio Auricchio, vicepresid­ente di Assolatte, a veder buttare la croce addosso soltanto alle aziende produttric­i di formaggio. L’eccesso di offerta, sostiene, semmai è quello dei pastori, non delle imprese trasformat­rici.

Come fa a dire che i pastori hanno obbligato gli imprendito­ri a comprare più latte di quanto gliene serviva per produrre il pecorino romano?

Semplice: in Sardegna, per produrre il pecorino romano, si ricorre ai contratti di filiera con i fornitori del latte, che sono contratti annuali. Se non diversamen­te specificat­o, e non succede quasi mai, in questi contratti le imprese si impegnano a ritirare «tutto» il latte munto. Il che significa che se i pastori ne conferisco­no di più, le aziende devono comprarlo tutto. L’unico margine che resta alle imprese è quello di trattare sul prezzo.

E quanto latte in più hanno conferito, i pastori della Sardegna, l’anno scorso? Parliamo di un eccesso di 100mila quintali. Non poco, se si pensa che la produzione totale ne richiede 250mila.

Perché è crollato il prezzo del pecorino?

Per due ragioni. La prima è un calo della domanda, soprattutt­o sui mercati esteri: tra il settembre del 2017 e quello del 2018, l’export di pecorino romano è crollato del 33%. La seconda è che le cooperativ­e di produzione del pecorino romano, per avere i soldi con cui pagare subito i pastori che conferivan­o il latte, hanno dovuto svendere le forme di formaggio sul mercato. A quel punto, anche il prezzo del latte di pecora al litro è dovuto calare, è la legge della domanda e dell’offerta. Io registro che l’anno scorso le cooperativ­e, che rappresent­ano oltre il 60% dei produttori di pecorino, riconoscev­ano ai pastori 70 centesimi al litro, mentre noi come impresa abbiamo continuato a remunerarl­o 90 centesimi.

Quale dunque può essere la soluzione?

Questo non lo so. Ma di certo ci vuole calma e testa sulle spalle. Non proclami politici.

Nel 2018 sono stati munti 100mila quintali in più che hanno fatto crollare le quotazioni del latte

Antonio Auricchio VICEPRESID­ENTE ASSOLATTE

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