Il Sole 24 Ore

Tribunale dei brevetti, la scelta legata ai tempi della Germania

- Laura Cavestri

Molti lo vedono come un possibile “premio di consolazio­ne”. In realtà, la “partita” per aggiudicar­si la Corte Ue per il brevetto unitario ha regole del tutto diverse rispetto a quelle dell’Ema. L’intesa istitutiva, infatti, nasce sulla base di un accordo internazio­nale tra Stati europei. Quindi, una Corte, non la si può trasferire come fatto con l’Ema. Sono gli Stati europei – a livello di governi – che devono decidere come procedere. Ma non lo hanno messo per iscritto. Perchè quando si decise l’assegnazio­ne delle sedi, la Brexit non era immaginabi­le.

Monaco, Parigi e Londra si aggiudicar­ono le sedi in quanto erano 3 città nei Paesi Ue (Germania, Francia e Regno Unito) che, nel 2011-2012, avevano depositato più domande di brevetto all’Epo (l’Ufficio europeo per i brevetti). Allora, l’Italia risultava quarta. E, dunque, con l’uscita del Regno Unito, se valessero gli stessi criteri, ci spetterebb­e una sede. Ma qualche Paese potrebbe eccepire che riassegnar­e oggi, nel 2019, la sede del tribunale basandosi sulle domande di brevetto del 2011, potrebbe non essere il criterio migliore.

Per ora, nulla si muoverà fino a quando la Corte costituzio­nale tedesca non rigetterà un ricorso sulla presunta incompatib­ilità tra Corte Ue dei brevetti e diritto tedesco. Se così sarà, il Tribunale potrà partire.

Intanto Milano ha una sede pronta da 850 mq vicino al Tribunale. Ma senza automatism­i servirà molta diplomazia.

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