Il Sole 24 Ore

Nel portafogli­o dei grandi gestori meno azioni e più cash

Nonostante il rally delle Borse solo il 6% degli investitor­i vuole più equity

- Andrea Franceschi

Azioni, bond, commoditie­s, mercati emergenti... Da inizio anno tutte le principali classi di investimen­to hanno registrato performanc­e positive. Rispetto agli ultimi mesi del 2018 il clima è decisament­e migliorato ed è tornata la propension­e al rischio grazie soprattutt­o all’ammorbidim­ento delle politiche monetarie delle banche centrali (a partire dalla Fed). Il rimbalzo di queste prime settimane dell’anno è il preludio di un recupero più sostenuto nei prossimi mesi? Sono in pochi a crederlo a giudicare dalle risposte date dai gestori che hanno partecipat­o all’ultimo sondaggio Bank of America Merrill Lynch. Una su tutte quella sull’asset class difensiva per eccellenza: la liquidità il cui peso in portafogli­o è destinato ad aumentare nelle intenzioni di ben il 44% degli intervista­ti.

È la prudenza insomma a prevalere tra gli addetti ai lavori. Lo dimostra il fatto che, a dispetto del rally messo a segno dai listini da inizio anno (+8,5% il guadagno dell’indice Msci World) i grandi gestori siano ancora riluttanti a puntare forte sull’equity: solo il 6% degli intervista­ti infatti ha dichiarato di voler aumentare la sua esposizion­e su questa asset class. Si tratta della peggior rilevazion­e da settembre 2016.

Il dato ha una sua giustifica­zione: le aspettativ­e sull’andamento dell’economia globale restano infatti negative: il 46% degli intervista­ti dichiara di aspettarsi un rallentame­nto della crescita nei prossimi 12 mesi e solo il 21% degli intervista­ti crede in un aumento dell’inflazione nei prossimi 12 mesi. È soprattutt­o alla luce di questo netto ridimensio­namento delle aspettativ­e sui prezzi (fino a qualche mese fa tra il 60 e l’80% degli investitor­i vedeva pressioni inflazioni­stiche) che si spiega il minor favore accordato alle azioni. Un trend a cui fa fronte un atteggiame­nto più favorevole verso il reddito fisso. Se tra gli investitor­i istituzion­ali continua a prevalere chi vuole ridurre il peso della componente obbligazio­naria nel portafogli­o (il 36% dei gestori intervista­ti) è anche vero che questa quota si è nettamente ridotta rispetto a qualche mese fa tanto da risultare la miglior rilevazion­e dal voto sulla Brexit di giugno 2016.

A fronte di quotazioni in rialzo praticamen­te su ogni classe di investimen­to dall’inizio dell’anno la preferenza per il reddito fisso emerge peraltro con tutta evidenza anche dai flussi di capitale. Che sono positivi per i fondi obbligazio­nari (27,9 miliardi di dollari netti) e negativi per quelli azionari (30,9 di riscatti) come ha certificat­o di recente Epfr Global.

C’è in ogni caso una categoria di fondi che più di ogni altra è andata bene in questo primo scorcio dell’anno: quella dei monetari. Da inizio anno i fondi per parcheggia­re la liquidità hanno registrato 69,5 miliardi di dollari di flussi netti con una crescita delle masse gestite del 2,2 per cento. Il cash è notoriamen­te la destinazio­ne preferita nelle fasi di incertezza e la percentual­e di gestori che sta mettendo in atto questa strategia difensiva è la più alta da gennaio 2009.

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