Latte, no degli allevatori ad aiuti per 44 milioni
I pastori rifiutano l’offerta di 70 centesimi al litro, domani nuovo incontro Istruttoria Antitrust sul Consorzio del pecorino: praticati prezzi troppo bassi
Un plafond di 44 milioni per il ritiro delle eccedenze di formaggio sul mercato, affinchè il prezzo del latte possa salire. E 10 centesimi al litro in più da subito. Su queste basi si è trattato ieri per dare una soluzione alla crisi del latte ovino in Sardegna. Ma gli allevatori hanno respinto le proposte di Governo.
Nessun accordo, ieri al Viminale, è stato raggiunto tra i pastori della Sardegna e l’industria del pecorino romano. Gli allevatori hanno giudicato troppo basso il prezzo di 70 centesimi al litro offerto dai produttori di formaggio e non si dicono disposti a portare a casa meno di un euro. Da giorni sono scesi in strada bloccando la viabilità in Sardegna e anche il regolare funzionamento degli stabilimenti produttivi del pecorino. Rispetto ai 60 centesimi che ricevono oggi, dieci centesimi in più non vengono ritenuti adeguati.
Il no degli allevatori è rimasto nonostante i tentativi di mediazione del governo e della Regione Sardegna, che ieri hanno messo sul tavolo 44 milioni di euro per ritirare dal mercato 67mila quintali di forme di pecorino romano, in modo da diminuire l’offerta di formaggio e quindi farne salire il prezzo. «È chiaro che i benefici economici del ritiro ci metteranno almeno tre mesi per dispiegarsi, ma fra tre mesi arriveremo a un euro al litro», ha detto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, artefice della convocazione del tavolo tra allevatori e produttori, cui ha partecipato anche il ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio. Ma il no degli allevatori al momento blocca tutto: persino in Grecia dove la crisi è più forte, sostengono, il latte ovino è pagato 90 centesimi al litro.
A questo punto la trattativa, che per il ministro Salvini si sarebbe dovuta chiudere entro la serata di ieri, si è interrotta ed è stata rimandata a domani. Questa volta le parti si incontreranno in Sardegna, in concomitanza della visita del ministro dell’Agricoltura Centinaio. Mentre per domenica mattina è atteso anche l’arrivo del ministro Salvini.
Dopo cinque ore di confronto, il ministero degli Interni ha parlato di «passi avanti nella trattativa». Un’interpretazione, questa, che trova d’accordo anche le imprese: «Pensavamo di essere più lontani, invece le parti si sono avvicinate e io sono ottimista — ha detto Antonio Auricchio, vicepresidente di Assolatte. — I 70 centesimi offerti sono un prezzo d’acconto, poi ci sono tutte le altre varianti che possono far salire il prezzo. Prima ancora che dei soldi, però, la mia preoccupazione sono le famiglie degli imprenditori e dei lavoratori degli stabilimenti del pecorino. Abbiamo tremila famiglie bloccate, che ci chiedono di ricominciare a lavorare. Su 12mila pastori, ci sono un migliaio di facinorosi e c’è stata qualche minaccia di troppo che non mi è piaciuta».
Più tranchant il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini: «Al momento non ci sono le condizioni per avvicinare le parti. Al tavolo si è dedicata troppa attenzione al tema del ritiro delle forme di pecorino dal mercato, e poco si è parlato della richiesta degli allevatori. Che è di essere pagati un euro al litro, perché questo è il prezzo di riferimento del mercato».
Sempre ieri, poi, l’Antitrust ha acceso un faro sul Consorzio per la tutela del Pecorino Romano, che ha sede a Macomer. L’istruttoria aperta dall’Autority riguarda i prezzi del latte sardo di pecora destinato alla produzione di pecorino romano Dop, sulla base delle leggi sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare. In particolare, si spiega una nota, il procedimento è stato avviato nei confronti del Consorzio per la Tutela del Formaggio Pecorino Romano e di 32 imprese di trasformazione a esso aderenti — tutte con sede in Sardegna — ed è volto a verificare se tali operatori abbiano imposto agli allevatori un prezzo di cessione del latte sotto i costi medi di produzione.
Per un tavolo ministeriale che si arena sul prezzo da riconoscere ai pastori, c’è una filiera che invece trova l’accordo sul costo del latte: mercoledì la Coop ha annunciato che per tutto il periodo utile al superamento della crisi riconoscerà ai fornitori del pecorino romano delle linee Coop e Fior Fiore un valore all’acquisto in grado di assicurare agli allevatori il prezzo di 1 euro al litro. «Nei nostri contratti di fornitura — spiega Domenico Brisigotti, direttore commerciale Food di Coop Italia — abbiamo aggiunto una nuova voce che obbliga i nostri produttori a garantire ai pastori un euro al litro, a far fede saranno le fatture. Con il nostro impegno e quello dei fornitori a rinunciare a qualcosa, contiamo che per i consumatori il prezzo del pecorino si alzi di poco».