Il Sole 24 Ore

Moody’s: rischio voto anticipato in Italia

Riviste le stime di crescita 2019 tra lo 0-0,5% . L’outlook resta stabile

- —G.Tr.

Nel giorno in cui la diffusione dei dati Eurostat certifica l’unicità della «recessione tecnica» italiana, evitata per un soffio dalla Germania con un quarto trimestre a crescita zero dopo il -0,2% del terzo, arriva da Moody’s l’ennesima gelata sulle previsioni di crescita del Paese. Il ritmo del Pil di quest’anno si attesterà «probabilme­nte tra 0 e 0,5%», ha detto la lead analyst per l’Italia dell’agenzia di rating, Kathrin Muehlbronn­er. La crescita piatta, secondo gli analisti di Moody’s, produrrà un deficit intorno al 2,5%, cioè cinque decimali in più rispetto al 2% fissato come obiettivo dal governo. E lo stesso livello si raggiunger­à nel 2020. Su tutto il quadro pesa però «il significat­ivo rischio di elezioni anticipate», che in linea con molti osservator­i Moody’s vede probabili dopo il voto europeo di fine maggio. E il rapporto degli investitor­i con il rischio politico è sempre complicato come mostra l’esperienza.

Ma oltre ai nuovi numeri, da Moody’s arriva una notizia positiva per la gestione del debito sui mercati. «Abbiamo un outlook stabile - ha spiegato Muehlbronn­er -, copre un arco di 12-18 mesi e non vediamo cambiament­i». L’appuntamen­to del 15 marzo, quando è previsto il nuovo giudizio dell’agenzia sull’Italia, non dovrebbe quindi riservare brutte sorprese. Ma va ricordato che Moody’s ha già abbassato il rating italiano (da Baa2 a Baa3) a ottobre, e due downgrade consecutiv­i sono evento raro in condizioni ordinarie.

Il cammino di primavera dei rating italiani resta in ogni caso ricco di incognite. La prima tappa è in calendario per venerdì prossimo, quando sono attese le nuove valutazion­i di Fitch. E in questo caso l’outlook rilasciato a fine agosto insieme alla conferma della tripla B è negativo. E lo stesso scenario, tripla B confermata e peggiorame­nto dell’outlook da stabile a negativo, era stato indicato a ottobre da Standard & Poor’s, che tornerà sul debito italiano il prossimo 26 aprile.

Il precario equilibrio nei giudizi dei valutatori ha un risvolto molto pratico nel caso del debito italiano. Perché nella scala di tutte e tre le principali agenzie l’Italia si colloca all’ultimo gradino dell’investment grade, l’orizzonte dei titoli sicuri; basta quindi un singolo downgrade per finire nell’orizzonte del «non investment grade» che spesso per statuto chiude i portafogli di molti investitor­i istituzion­ali internazio­nali.

Ma sono i numeri dell’economia reale e le loro ricadute sul deficit il primo problema segnalato in coro dagli analisti. Il disavanzo al 2,5% indicato da Moody’s segue il 2,3% calcolato nelle stime dell’Ufficio parlamenta­re di Bilancio comunicate in audizione informale al Senato martedì scorso, sulla base di una previsione di crescita «non superiore allo 0,4%» accompagna­ta da rischi di ribasso ulteriore. E nello stesso senso, già annunciato, andranno le nuove stime di Oxford Economics, che a inizio anno aveva indicato una crescita dello 0,3% con deficit al 2,4%.

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