Fondo di garanzia, prestiti più agili per le Pmi
Dal 15 marzo il nuovo regime amplierà la platea delle imprese beneficiarie
Dopo due anni di attesa, dal prossimo 15 marzo entra a regime la riforma del Fondo di garanzia. Un profondo restyling (previsto dal decreto Mise del 6 marzo 2017) sperimentato nei mesi scorsi sulle operazioni legate ai finanziamenti della "Nuova Sabatini" e che ora entra in vigore dopo la firma nei giorni scorsi del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio del decreto che contiene le disposizioni operative.
Il nuovo modello basato su un rating con cinque classi di rischio come quello già oggi impiegato dalle banche - ha l’obiettivo di ampliare la platea delle Pmi (potenzialmente nove su dieci) che potranno beneficiare della garanzia dello stato sui prestiti, assicurando il capitale soprattutto a chi difficilmente accederebbe a un finanziamento bancario. E tra le novità principali della riforma c’è proprio l’assicurazione di garanzie più alte (all’80%) a chi vuole fare investimenti. Stesso trattamento anche per determinate categorie (startup e Pmi innovative, nuove imprese e microcredito), mentre saranno abbassate le percentuali di copertura invece per le operazioni legate al circolante.
Con la riforma questo strumento che ha dato prezioso ossigeno - il credito - alle Pmi soprattutto in tempi di credit crunch e che anche l’attuale Governo considera cruciale si dovrebbe tradurre innanzitutto in un ampliamento dei finanziamenti mobilitati che potrebbero superare la barriera dei 20 miliardi: nel 2018 l’asticella si è infatti fermata subito sotto con 19,3 miliardi (di cui 13 garantiti). Una corsa al credito durata quasi 20 anni e cresciuta a ritmo incessante - se si escludono il 2011 e il 2012 unici anni di calo nel pieno della crisi - partita nel duemila con 368milioni di finanziamenti mobilitati. Non solo. Con la riforma a pieni giri che privilegia con garanzie più alte gli investimenti, la parte di credito mobilitata per le imprese che investono potrebbe raggiungere i 6-7 miliardi.
Come detto con il nuovo rating sono cinque le classi di merito attribuite alla Pmi in base ai bilanci: «sicurezza», «solvibilità», «vulnerabilità», «pericolosità» e «rischiosità». Solo quest’ultima esclude l’azienda dai finanziamenti (si stima circa l’8% delle Pmi). Le nuove soglie di garanzia vengono tendenzialmente abbassate rispetto ad oggi: si passa infatti da coperture dirette tra il 60 e l’80% per tutte le operazioni a nuovi tetti graduali tra il 30% e l’80% in base alla rischiosità e alla tipologia di finanziamento.
Per facilitare la valutazione delle imprese con il nuovo rating il Mediocredito centrale potrà acquisire i dati dall’agenzia delle Entrate (in particolare per le imprese a contabilità semplificate e per i professionisti) oltre che dal registro delle imprese di Infocamere (in particolare per le società di capitali) e dalla Centrale rischi.